Assinform: le medie imprese italiane tornano a investire sull’IT

I dati preliminari del Rapporto Assinform evidenziano una ripresa degli investimenti nel primo trimestre 2010. Il presidente Angelucci: “Situazione completamente ribaltata rispetto al 2009. Ora però bisogna intervenire con iniziative di natura finanziaria. E serve una politica industriale”

Pubblicato il 13 Mag 2010

"Oltre la metà delle medie imprese italiane sta programmando
nuovi investimenti in IT". E' quanto annuncia Assinform
anticipando alcuni risultati dell’indagine congiunturale relativa
al primo trimestre di quest’anno, i cui dettagli saranno svelati
il 24 maggio a Milano in occasione del convegno di presentazione
del Rapporto Assinform 2010.

A fine marzo oltre il 55% dei budget delle imprese interpellate
risulta destinato allo sviluppo di nuovi progetti informatici.
“Rispetto al 2009, quando registravamo budget IT in peggioramento
per oltre il 70% delle aziende clienti, tanto da far chiudere a
fine anno i conti al nostro settore con un pesante – 8,1%, ci
troviamo in una prospettiva completamente ribaltata – commenta il
presidente di Assinform Paolo Angelucci -. Dall’indagine emerge
chiaramente la volontà da parte di molte imprese italiane di
riprendere a investire in IT. Si tratta di un segnale estremamente
positivo per l’economia italiana, che rafforza l’attuale fase
di ripresa indicata dalle rilevazioni sulla crescita del Pil nel
1° trimestre di quest’anno. Ora per consolidare il trend in
salita è fondamentale intervenire con iniziative di natura
finanziaria e di politica industriale a sostegno dei progetti di
innovazione delle imprese”.

Assinform ha ricordato l'accordo siglato con Intesa Sanpaolo e
Mediocredito Italiano, che mette a disposizione delle imprese
industriali e di servizi che vogliano adottare soluzioni
informatiche innovative, un plafond di 1 miliardo di euro tramite
specifiche linee di finanziamento a medio-lungo termine, con la
caratteristica di finanziare l’ intero progetto, comprese le
componenti immateriali.

“L’IT, con 26% di capitale umano per unità di prodotto, che lo
colloca al primo posto fra i settori industriali per intensità di
lavoro e con 30% di addetti laureati che lo rende brain intensive –
conclude Angelucci – è un settore fondamentale per lo sviluppo
del paese e per questo va fortemente sostenutom, per il duplice
valore di motore del cambiamento delle imprese e di crescita
dell’ occupazione in particolare qualificata. Da questo punto di
vista ci auguriamo che il Governo e le istituzioni non
sottovalutino i segnali che arrivano dall’economia reale e
intervengano con azioni strategiche per l’innovazione”.

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