Samsung ha temporaneamente sospeso i rapporti commerciali con uno dei suoi fornitori, la Dongguan Shinyang Electronics, dopo che un’ispezione condotta dalla stessa azienda sud-coreana, innescata a sua volta da un report della China Labor Watch del 10 luglio, ha confermato l’impiego di bambini nel personale del fornitore.
Si tratta della prima volta che Samsung recide i rapporti di lavoro con un suo fornitore per questioni legate al lavoro minorile. L’azienda sud-coreana è nel mirino del China Labor Watch dal 2012 perché non eserciterebbe un controllo adeguato sui suoi fornitori e anche il nuovo report dell’osservatorio americano sul lavoro minorile aveva rilevato “almeno cinque bambini al lavoro” senza contratto nella fabbrica del fornitore cinese (ma di proprietà della sud-coreana Shinyang Engineering) e definito i processi con cui Samsung blocca tali comportamenti “inefficace”.
L’indagine condotta da Samsung ha portato alla luce prove che il suo fornitore ha inserito bambini nella sua forza lavoro il 29 giugno; il produttore sud-coreano ha immediatamente deciso di cessare ogni rapporto con la Dongguan Shinyang Electronics in base, ha detto, alla sua politica di tolleranza zero sullo sfruttamento minorile.
Samsung ha spiegato che è sua abitudine effettuare ispezioni dei suoi fornitori in Cina e di aver condotto dal 2013 tre audit presso la Dongguan Shinyang Electronics che però non avevano riscontrato l’impiego di bambini nel personale. L’ultima di queste verifiche era terminata lo scorso 25 giugno.
Samsung ha anche garantito che rafforzerà la severità delle procedure con cui assume personale nei suoi stabilimenti produttivi e in quelli dei fornitori per evitare che questi casi si ripetano.
Intanto, anche le autorità cinesi stanno indagando sulla Dongguan Shinyang Electronics e l’utilizzo di forza lavoro minorile (in Cina è proibito assumere personale sotto i 16 anni): se gli elementi emersi con le ispezioni saranno confermati, Samsung ha fatto sapere che reciderà “definitivamente” i rapporti col suo fornitore.