Banda ultralarga, Fastweb: “Fttc soluzione ottimale”

Secondo l’operatore il fiber-to-the-cabinet consente ottime prestazioni a costi contenuti “fino al 70/80% in meno rispetto all’Ftth”. Lisa Di Feliciantonio, capo della Relazioni Istituzionali, in audizione alla Camera: “Lasciare alle telco la scelta tecnologica, il governo concentri investimenti in aree a fallimento di mercato”

Pubblicato il 03 Mar 2015

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La tecnologia migliore per realizzare in Italia le reti a banda ultralarga “priorità strategica di questo paese” e raggiungere gli obiettivi dell’ agenda digitale resta l’Fttc, la fibra fino alle cabine stradali. Lo sottolinea Fastweb in audizione in Commissione trasporti della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui servizi di media audiovisivi e radiofonici. Secondo Lisa Di Feliciantonio, capo delle relazioni istituzionali, l’Fttc garantisce ottime prestazioni, costi contenuti (il 70-80% in meno rispetto al Fiber to the home). “Grazie alla distanza ridotta tra casa e armadio di strada (250 m in Italia, contro i 600 m in UK e 800 m in Francia) – ha spiegato – la rete Fttc (Fiber to the cabinet) garantisce maggiori vantaggi rispetto alla Ftth (Fiber to the home) per lo sviluppo della rete a banda ultralarga”.

“Con circa 3-3,5 miliardi metà dei quali sono già stati investiti dai privati si riuscirà a coprire l’85% della popolazione”, ha evidenziato. Altro vantaggio è legato alla velocità di realizzazione (solo 5 anni per completare la copertura all’85% contro i 15-20 anni per la rete in Ftth). Secondo Fastweb, che ha 5,5 milioni di clienti in 50 città e che entro il 2016 punta a raggiungere 26 nuove città per una copertura totale pari la 30% delle abitazioni, “è fondamentale lasciare agli operatori la selezione delle tecnologie più efficienti e più all’avanguardia e concentrare gli interventi pubblici nelle aree a fallimento di mercato”. E’ in queste aree infatti che va realizzata “rapidamente una disponibilità uniforme di connessioni a banda ultralarga” va dunque “ottimizzato l’impiego di risorse pubbliche”.

Facendo riferimento invece allo spegnimento della rete in rame – la vice era circolata sulla stampa nei giorni scorsi – Di Feliciantonio ha detto che “Francia e Australia, non è andata bene”.

L’audizione è stata l’occasione per analizzare il fenomeno dell’esplosione del dei dati e traffico video. I dati del Cisco Visual Networking Index 2014 indicano come, dal 2009 ad oggi, il traffico sia quintuplicato e come ci sia ormai bisogno di nuove unità di misura per quantificarlo.

“Fastweb ritiene tale aumento esponenziale un’incredibile opportunità per due ragioni – ha evidenziato la manager – Perché riflette in realtà un netto aumento degli utenti connessi e, di cosneguenza, un forte segnale di come anche l’Italia stia recuperando un ritardo in termini di utilizzo della rete e dei servizi digitali e perché la presenza di applicazioni pesanti, come il video, rappresenta la migliore leva per spingere gli utenti a spostarsi sulle nuove reti in fibra ottica a banda ultralarga.

“Per un operatore come Fastweb che si è posto sempre alla frontiera dell’innovazione e che fa della qualità la propria bandiera, l’esplosione del consumo video ed il proliferare di applicazioni di video di qualità sono un fenomeno assolutamente positivo “, ha continuato, mettendo in risalto il fatto che questa esplosione sta prendendo strade molto divese negli Usa e in Europa, in particolar modo in Italia.

Negli Usa il traffico video rappresenta il 78% del traffico totale ed il traffico video in alta definizione rappresenta il 49% del totale mentre in Europa occidentale la percentuale del traffico video scende a 59%, e quella del traffico video in alta definizione al 37%. In Italia la componente video scende ancora, ma ancora più netta è la discesa della percentuale HD: solo il 16% del traffico è rappresentato da video in Alta Definizione (High Definition).

“Si tratta di un indicatore importantissimo, perché il traffico video in alta definizione è quello tipicamente generato da applicazioni video legali, sovvenzionate da pubblicità o da abbonamenti – ha spiegato Di Feliciantonio – E’ il traffico video di questo tipo quello con le ricadute importanti, quello cioè che spinge gli utenti ad adottare connessioni più performanti e ad innescare dunque circuiti virtuosi di domanda ed offerta di banda ultra-larga”.

Mancano le reti o mancano i contenuti, dunque?Per quanto riguarda la disponibilità e la penetrazione delle reti a banda ultralarga è noto che l’Italia, penalizzata dall’assenza di operatori via cavo, soffre di una situazione di svantaggio rispetto ad altri paesi. Infatti, nei principali paesi europei la presenza del cavo ha generato due effetti positivi –ha risposto – Le reti cavo sono state aggiornate con investimenti poco costosi e messe in condizione di offrire servizi a banda ultralarga e la competizione delle reti via cavo ha spinto gli operatori storici di telecomunicazione (ex monopolisti) ad accelerare sulla realizzazione di proprie reti, interamente o parzialmente in fibra ottica”.

“In Italia questo non è successo. Tuttavia, la situazione dovuta all’assenza di una rete via cavo risulta meno problematica di quanto normalmente rappresentato – ha ricordato – Fastweb, unico operatore con una rete alternativa proprietaria, ha potuto innescare pressioni concorrenziali sul mercato”.

Ma servizi Vod, secondo la manager, potrebbero essere facilmente distribuiti anche attraverso connessioni a banda larga di base. “Grazie alle tecnologia di “progressive download”, anche una connessione a 5-6 Mbs, disponibile in modo praticamente ubiquo sul territorio, è in grado di supportare servizi di Vod – ha sottolienato – La vera barriera allo sviluppo dei servizi Vod non è legata alla indisponibilità delle reti, ma a quella dei contenuti. Il mercato dei diritti televisivi è, infatti, caratterizzato da pratiche che limitano fortemente la quantità di contenuti che una piattaforma di video on demand può aggregare, riducendo fortemente l’efficacia dell’offerta commerciale”. In particolare Fastweb fa riferimento alle cosiddette “finestre di programmazione” e all’acquisizione di diritti esclusivi per il Video on Demand da parte di player che, seppure non interessati al mercato del Vod, hanno interesse a ridurre la disponibilità di questi contenuti per non subire concorrenza da altre piattaforme.

“Appare evidente come tali meccanismi determinino una “artificiale” indisponibilità dei contenuti, rendendo estremamente più difficile il successo di una piattaforma Vod – ha evidenziato – Fastweb ha tentato per molti anni di sviluppare un servizio di televisione via IP scontrandosi con gli ostacoli descritti”.

“Appare utile sottolineare un ulteriore specificità del mercato Vod nazionale – ha concluso – A differenza di quanto sperimentato in altri paesi, nei quali si riscontra la forte presenza di operatori Vod “puri”, ovvero il cui business principale è rappresentato proprio da tale forma distributiva (si pensi a Netflix), in Italia il panorama delle offerte di contenuti trasmesse su reti Internet appare dominato da operatori “tradizionali” – si pensi all’offerta di Mediaset “Infinity” o a “Sky on Demand”. Le offerte di contenuti “on demand” predisposte da questi operatori hanno caratteristiche tipicamente difensive: più che finalizzate a sviluppare un mercato Vod, esse hanno come obiettivo quello di evitare la cannibalizzazione delle proprie offerte principali e di tutelare la fonte principale di ricavo. Per questo motivo le offerte Vod sono spesso timide, o poco pubblicizzate, in ogni caso non finalizzate a conquistare ampie fette di pubblico, ma più che altro ad occupare uno spazio di mercato”.

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