IL REPORT

Big tech, in Italia giro d’affari da 9,3 miliardi: versati al Fisco 162 milioni

È quanto emerge dall’indagine annuale dell’Area Studi Mediobanca sui maggiori gruppi mondiali Software & Web. Nel nostro Paese 11mila dipendenti in più dal 2019, Amazon al top della classifica. Tax rate effettivo del 28,3%, ma considerando l’accantonamento per il pagamento della Digital Service Tax salirebbe al 36%

Pubblicato il 14 Dic 2023

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Le filiali italiane dei grandi gruppi mondiali del software e del web (WebSoft) hanno un fatturato aggregato di 9,3 miliardi di euro nel 2022, con circa 264mila lavoratori. Rispetto al 2019 contano circa 11mila dipendenti in più, in massima parte assunti da Amazon, che vanta il maggior numero di occupati nel nostro Paese (16.250 unità nel 2022). È quanto si legge nell’indagine annuale sui maggiori gruppi mondiali Software & Web realizzata dall’Area Studi Mediobanca.

Le filiali dei giganti del WebSoft hanno versato 162 milioni di euro nel 2022 al fiscoitaliano,per un tax rate effettivo del 28,3%. Considerando anche l’accantonamento per il pagamento della digital service tax, il tax rate salirebbe al 36,0%.

Il giro d’affari delle WebSoft

Lo studio di Mediobanca analizza i dati dei primi nove mesi 2023 e del triennio 2019-2022 delle 25 maggiori WebSoft internazionali per ricavi, di cui 11 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Cina, due in
Germania e una ciascuno in Giappone e Corea del Sud. Viene fornito, inoltre, un approfondimento sulle relative filiali italiane: conti economici, occupazione e imposte.

Nel 2022 il giro d’affari aggregato delle 25 maggiori WebSoft mondiali ha toccato quota 1.792 miliardi di euro, pari al 90% del più italiano. In uno scenario dominato da lungo tempo dagli Stati Uniti e dalla Cina, quasi tutti i ricavi sono stati prodotti in questi due paesi: il 70% del fatturato WebSoft è stato generato dai colossi statunitensi, il 26% da quelli cinesi e solo il 4% dai gruppi di altre nazioni. Il ritorno alla normalità post pandemica ha ulteriormente evidenziato il differente passo di crescita tra le WebSoft e le multinazionali manifatturiere: mentre le prime volano (+64% i ricavi 2019-2022),e seconde segnano una più modesta performance del +21,0%.

Il giro d’affari è sempre più concentrato: i primi tre player, Amazon, Alphabet e Microsoft, rappresentano oltre la metà dei ricavi aggregati, con Amazon (481,9 mld di euro, di cui il 46,5% generato dal retail), in prima posizione dal 2014, che ne concentra da sola oltre un quarto.

Colossi del web e fisco

Nel 2022 circa un terzo dell’utile ante imposte delle maggiori aziende mondiali  WebSoft è tassato in paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale di 13,6 miliardi di euro nel 2022 e di 50,7 miliardi cumulati nei quattro anni 2019-2022. L’aliquota media risulta pari al 15,1% nel 2022, inferiore a quella teorica del 21,9%. Dal 2024 dovrebbe diventare operativa anche in Italia la Global minimum tax che porterà ad applicare l’aliquota del 15% sugli utili realizzati dalle multinazionali con fatturato annuo superiore a 750 milioni.

Nel periodo 2019-2022 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Tencent, Microsoft e Alphabet un risparmio fiscale rispettivamente di 19,2 miliardi, 12,3 miliardi e 7,1 miliardi di euro.

La capitalizzazione di Borsa

Al 30 novembre 2023 i colossi del WebSoft raggiungono una capitalizzazione di 8.767 miliardi di euro, in accelerazione del 47,5% sul dicembre 2022. A fine 2022 la capitalizzazione delle 25 maggiori
WebSoft esprimeva il 6,9% del valore complessivo delle borse mondiali, incidenza che sale al 9,5% a fine 30 novembre 2023.

Nel confronto con Piazza Affari, sebbene quest’ultima abbia messo a segno una delle migliori performance d’Europa nei primi nove mesi 2023, le WebSoft si confermano dei pesi massimi: complessivamente valgono oltre dieci volte l’intera Borsa italiana.

Al 30 novembre 2023 il podio di Borsa è occupato da Microsoft (2.581 miliardi di euro), Alphabet (1.528 miliardi) e Amazon (1.384 miliardi). Da fine dicembre 2022 a novembre 2023 due gruppi hanno registrato una performance particolarmente brillante: Meta (+165,9%) e Uber (+123,0%).

Tutte le prestazioni economiche delle WebSoft

Il 2022 è stato un anno anomalo per i giganti del WebSoft: hanno registrato la più bassa crescita dei ricavi nell’ultimo quadriennio, solo un +9,6%, ben al di sotto dei tassi di crescita a doppia cifra dei periodi precedenti (+20,9% nel 2020 sul 2019 e +24% nel 2021 su 2020). Con una redditività in calo (ebit margin al 14,7%), nel 2022 le multinazionali WebSoft si posizionano solo al 5° posto nel confronto con gli altri settori. Se però ci si focalizza esclusivamente sull’anima digitale e si esclude l’e-commerce, il loro ebit margin vola al 23,9%, secondo solo a quello delle case farmaceutiche. A fine 2022 la forza lavoro delle WebSoft contava quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di un milione e mezzo di unità sul 2019, di cui +743mila assunti dalla sola Amazon, regina indiscussa per numero di occupati: 1.541mila a fine 2022.

Nei primi nove mesi del 2023 il fatturato aggregato delle WebSoft torna a crescere: +10,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le performance migliori sono registrate dai servizi innovativi per la mobilità, come ride-hailing e sharing mobility (+23,8%), dalle attività di vendita di viaggi online (+20,4%) e dalle prestazioni di consegna a domicilio (+19,3%), settore che sta vivendo un significativo consolidamento.

Nonostante l’incremento del giro d’affari abbia accomunato tutti i settori, i comparti con maggiore incidenza sul fatturato rimangono l’e-commerce (31%), la pubblicità (23%) e il cloud (16%).

Sempre nei primi nove mesi del 2023 i giganti del WebSoft vedono un solido miglioramento dei propri margini: la redditività operativa (Mon) cresce del 31,5% sui primi nove mesi 2022, mentre gli utili netti accelerano del 46,4% raggiungendo livelli record: ogni operatore ha mediamente prodotto un profitto netto giornaliero di oltre 30 milioni di euro rispetto ai 21 milioni del 2022 e ai 27 milioni del 2021.

L’aumento dei tassi di interesse non sembra influenzare i colossi del WebSoft che mostrano una crescita della liquidità dell’11,6%, con un’incidenza sul totale attivo che raggiunge il 24,2% a fine settembre 2023 (dal 23,5% di dicembre 2022, ben superiore all’11,4% della grande manifattura).

A livello di singoli gruppi, nei primi nove mesi del 2023 si registra l’impennata dei ricavi della cinese Pdd (PinDuoDuo e Temu) a +75,0%, seguita a distanza dalla connazionale DiDi (+31,2%) e dalla statunitense Booking (+27,1%). Per quanto riguarda la redditività industriale, nei primi nove mesi del 2023, Microsoft guida la classifica per ebit margin (44,4%), davanti a Oracle (43,7%), Adobe (34,2%), Meta (32,0%) e Booking (31,5%), a fronte di un valore medio del settore che si attesta al 18,4%.

Tasse, la Corte Ue “salva” Amazon

Intanto la Corte di giustizia dell’Unione europea ha approvato l’aiuto fiscale (tax ruling)  concesso dal Lussemburgo ad Amazon: il colosso dell’e- commerce eviterà così di restituire 250 milioni di euro come aveva chiesto la Commissione europea. Per Bruxelles, infatti, l’agevolazione rappresentava una forma di aiuti di Stato illegali.

La sentenza dei giudici europei ha confermato che la decisione iniziale della Commissione di costringere il Lussemburgo a recuperare gli aiuti concessi ad Amazon è da annullare. “La Commissione non ha dimostrato che il ruling fiscale concesso ad Amazon dal Lussemburgo costituisca un aiuto di Stato incompatibile con il mercato interno”, si legge in una nota della Corte. Il 12 maggio del 2021 il Tribunale Ue aveva già stabilito che nessun “vantaggio selettivo” era stato concesso alla filiale lussemburghese del gruppo Amazon.

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