I DATI

Canone Rai in bolletta, in 450mila hanno pagato senza avere la Tv

La nuova modalità di pagamento ha abbattuto l’evasione, che si attesta al 10%. Incasso 2016 a +420 milioni. I numeri della relazione commissionata dal Mef al gruppo di lavoro guidato da Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat

Pubblicato il 05 Ott 2017

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Inserire il canone Rai nella bolletta elettrica si è dimostrata una scelta che è stata in grado di abbattere l’evasione su quella che fino agli anni precedenti era passata alla storia come la tassa più evasa d’Italia. A dimostrarlo sono i dati del gruppo di lavoro guidato dall’ex presidente Istat Enrico Giovannini, a cui il Ministero dell’Economia e delle finanze ha commissionato uno studio per valutare l’efficacia della manovra.

Dai risultati, pubblicati oggi da Repubblica, emerge anche un dato tanto curioso quanto sorprendente: 446mila italiani hanno pagato il canone Rai pur senza possedere un televisore, essendo quindi in teoria esentati dall’obbligo di pagamento. Per dimenticanza probabilmente: dal momento che si presume che tutti gli intestatari di un contratto elettrico abbiamo la Tv, hanno pagato anche tutti quelli che non hanno fatto presente il proprio diritto all’esenzione con la “dichiarazione di non possesso”. Per loro a questo punto, se si accorgeranno dell’errore, l’unica possibilità sarà iniziare la procedura di rimborso: se lo facessero tutti, e se nella rilevazione non ci sono errori, lo Stato sarebbe chiamato a dare indietro circa 40 milioni di euro.

Al di là di questo, comunque, nel 2016 il primo risultato del nuovo corso è stato evidente: hanno pagato il 41% di famiglie in più rispetto al 2015, per un maggiore incasso pari a oltre 420 milioni di euro. Il conseguente abbattimento dell’evasione emerge con forza: se nel 2015 il 36% delle aveva evitato di pagare, la percentuale nel 2016 si è ridotta al 10%, per un mancato introito che in ogni caso si aggirerebbe attorno ai 250 milioni di euro suddivisi tra due milioni e mezzo di evasori.

A spiegare l’evasione potrebbe essere tra le altre cose il fenomeno delle seconde case affittate in nero, dal momento che la tassa è dovuta soltanto per l’abitazione principale, se le altre non sono destinate ad attività redditizie e tassabili.

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