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Cardani: “Diritto a Internet? Sì ma abbattendo il digital divide”

Il presidente Agcom in audizione al Senato: “Le istituzioni politiche attuino politiche idonee a rendere effettivo l’accesso alla Rete”. E sulle Ngn: “Necessaria una riflessione in merito alla definizione di un quadro coerente di politica industriale, regolazione e concorrenza”

Pubblicato il 29 Apr 2015

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“Il pieno riconoscimento del diritto di accesso alla rete quale diritto (sociale) fondamentale presuppone, e al tempo stesso persegue, il superamento di qualsivoglia forma di digital divide, sia esso infrastrutturale, culturale e socio-economico, attraverso il coinvolgimento di tutte le istituzioni competenti”. Lo afferma Angelo Cardani, presidente dell’Agcom, in audizione al Senato. Se l’Italia “può ormai vantare una copertura della banda larga fissa quasi totale, in linea con quella dei maggiori Paesi europei (98,6% delle abitazioni, secondo i dati Eurostat 2013), lo stesso non si può dire a proposito della percentuale di coloro che effettivamente si connettono alla rete e la utilizzano in qualunque modo. Questa percentuale resta ancora drammaticamente bassa ove si pensi che nel 29% delle abitazioni non è stata attivata una connessione, pur essendocene la possibilità, e che oltre un terzo degli italiani non usa in alcun modo il web. Questi indicatori fanno comprendere come esistano fasce della popolazione italiana che incontrano ostacoli in primo luogo culturali e sociali e secondariamente economici, che occorre sollecitamente rimuovere se si intende raggiungere l’obiettivo di una società realmente connessa”.

Inoltre tale scelta “avrebbe il pregio di comportare necessariamente l’adozione, da parte delle Istituzioni pubbliche di politiche idonee a rendere effettivo l’accesso alla rete”, superando ogni forma di digital divide. L’Autorità non si nasconde le difficoltà che il percorso tracciato dal ddl costituzionale implica: “arduo e complesso”, conclude Cardani, “è l’impegno che il Parlamento assume con la proposta di inserimento in Costituzione di un articolo 34-bis”.

Quanto all’aspetto della “qualità tecnologica dell’accesso, si deve tener conto del fatto che il progresso tecnologico spinge sempre più in avanti i requisiti minimi” e “pone l’accento sulle velocità con cui si effettuano le connessioni”. La realizzazione delle reti fisse a banda ultra-larga in fibra ottica rappresenta “un progetto di rinnovamento radicale delle infrastrutture”. Lo sviluppo “delle nuove reti impone una riflessione in merito alla definizione di un quadro coerente di politica industriale, regolazione e concorrenza”.

Per l’Autorità questo “è un momento cruciale per l’attività di regolamentazione” propedeutica “a favorire la massima diffusione di internet sul territorio, obiettivo peraltro condiviso dalla strategia nazionale del Governo per la banda ultra-larga. Per quanto ci riguarda e’ in corso, infatti, l’approvazione del nuovo ciclo di regolamentazione che intende coniugare il duplice obiettivo di garantire la concorrenza tra operatori e di favorire gli investimenti e l’innovazione, con quanto ne discende in termini di garanzia ai cittadini-consumatori di servizi di connessione ad alta velocita’, in sintonia con le previsioni dell’Agenda digitale europea“.

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