Caro Renzi, stupiscici con 20 miliardi

E’ la differenza fra quanto i più importanti Paesi europei spendono in Ict e quanto spendiamo noi. Speriamo che almeno questa volta si inverta la rotta e che il largo ai giovani sia anche un largo alle novità

Pubblicato il 03 Mar 2014

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In un tweet sull’economia digitale, a chi gli chiedeva un “governo 2.0” il neo presidente del consiglio Matteo Renzi ha risposto con un sonante “vi stupirò”. Felicissimi di essere stupiti, visto che sono molti anni che lo attendiamo. Purtroppo, piuttosto che da stupore siamo quasi sempre stati colpiti dalla delusione. Non che mancassero i proclami e i programmi. Di programmi (ed anche di buona volontà, a dire il vero) ne abbiamo visti molti e di molti governi. Ma i fatti sono stati davvero pochini. Speriamo che almeno stavolta si inverta la rotta e che il largo ai giovani sia anche un largo alle novità. Il nostro stupore, tuttavia, ha un prezzo: 20 miliardi. L’anno. È la differenza fra quanto i più importanti Paesi europei spendono in Ict e quanto spendiamo noi. Se poi consideriamo che gli investimenti in Ict hanno un impatto sul Pil attorno all’1,5% si capisce bene da che parte può venire la spinta alla ripresa.

Quel “facciamo circolare i soldi” di cui Parla Renzi deve basarsi non solo sul pagamento dei debiti della PA e sul taglio delle tasse restituendo al portafoglio dei cittadini quanto viene sprecato dallo Stato, ma anche su investimenti pubblici (non gli sprechi) e stimolo a quelli privati (reti e servizi broadband, ad esempio) a supporto di un obiettivo nevralgico come la digitalizzazione del Paese, a partire dalla PA.

Che non si tratti solo di soldi ma anche di resistenze interne alla macchina pubblica (non solo nei ministeri ma certamente anche nei ministeri) non vi è dubbio. Renzi sembra averlo capito quando ha richiamato il vecchio detto che “i governi passano e i dirigenti restano a fare il bello e il cattivo tempo”. Ben venga un drastico spoil system ai vertici della Funzione Pubblica ed una riorganizzazione di tutta la macchina statale. È assolutamente fondamentale, augurandoci che i ministri freschi di nomina e di poca esperienza riescano là dove hanno fallito i loro predecessori. La burocrazia “ingessata” è effettivamente “la madre di tutte le battaglie”, per dirla alla Renzi. E la digitalizzazione spinta è l’arma vincente, aggiungiamo noi. Dopotutto, non bisogna inventare molto: di piani e programmi ne abbiamo a iosa (ultima l’Agenda Caio e le sue tre priorità). Ripartiamo da lì.

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