LA DENUNCIA

Cartello sugli e-book: Apple rischia grosso

Secondo indiscrezioni il ministero di Giustizia americano sarebbe pronto a formalizzare una denuncia contro la Mela e cinque grandi editori con i quali sarebbero stati stretti accordi anti-concorrenziali per far lievitare il prezzo degli e-book. La questione era già stata sollevata dalla Commissione Ue

Pubblicato il 09 Mar 2012

Patrizia Licata

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Steve Jobs avrebbe organizzato accordi di cartello con i grandi editori internazionali di libri con l’obiettivo di far trionfare l’iPad sul concorrente Kindle di Amazon. Il sospetto delle autorità europee (la Commissione Ue ha avviato un’indagine a dicembre sul presunto cartello che avrebbe gonfiato i prezzi degli ebook) si allarga alle autorità americane: stando alle indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal, il ministero di Giustizia Usa ha comunicato ad Apple e a cinque grandi editori — Simon & Schuster, HarperCollins del gruppo News Corp, Penguin di Pearson, la francese Hachette del gruppo Lagardere eMacmillan, che fa capo ai tedeschi di Verlagsgruppe Georg von Holtzbrinck — di essere pronto a denunciarli per pratiche commerciali collusive miranti a far salire il prezzo dei libri elettronici.

Secondo il Financial Times, il dipartimento di Giustizia Usa ha anche mandato delle proposte di patteggiamento alle grandi case editrici sospettate di aver formato il “cartello”, desideroso di risolvere il caso fuori dai tribunali, ma le case editrici sarebbero in generale restie al patteggiamento, perché ritengono che la collusione tra editori è difficile da dimostrare e comunque i termini dell’accordo proposto dal dipartimento di Giustizia americano potrebbero danneggiare il loro modello di business. A resistere al patteggiamento sarebbero in particolare tre case, mentre le altre due starebbero considerando l’accordo per evitare le spese processuali.

La questione nasce, spiega Il Corriere della Sera di oggi, dalla politica aggressiva praticata da Amazon, che, per cercare di sfondare sul mercato col suo nuovo lettore di libri Kindle, cominciò a vendere gli ebook sul mercato Usa a 9,99 dollari: meno di quanto pagato agli editori. Questi—spaventati dalla prospettiva di fare la fine dell’industria della musica, schiacciata dalla vendita dei brani su iTunes a 99 centesimi — accusarono l’azienda di Bezos di danneggiarli con le sue pratiche spregiudicate.

A quel punto (siamo a gennaio 2010) intervenne Steve Jobs proponendo una nuovo sistema per decidere i prezzi degli ebook, non più basato su un modello “wholesale” ma sull’intermediazione di un’agenzia – in pratica Apple. In base a quest’ultimo modello, gli editori fissano il prezzo dell’ebook e Apple trattiene il 30%, mentre nel sistema “wholesale” gli editori vendevano ai negozi i loro ebook a un prezzo scontato, e poi i negozi fissavano il prezzo liberamente.

Per le autorità Antitrust sia americane che europee questo metodo funziona come un accordo di cartello che tiene artificialmente i prezzi a livelli più alti di quelli fissati da Amazon. In varie audizioni su questo problema che si sono succedute nei mesi scorsi, gli editori e anche la grande catena di librerie americana Barnes & Noble hanno sostenuto che, senza l’accordo con Apple, Amazon avrebbe conquistato una posizione dominante sul mercato librario.

Pur muovendosi con due anni di ritardo rispetto a quell’accordo per un presunto “cartello”, il dipartimento di Giustizia Usa sarebbe ora pronto a bruciare le tappe perché, ipotizza il New York Times, il capo della divisione Antitrust Sharis Pozen vuole chiudere il caso prima di lasciare il ministero, alla fine del prossimo aprile.

Tim Hely Hutchinson, chief executive di Hachette Uk, sentito dal Financial Times, difende il prezzo stabilito “tramite agenzia” e indica che la sua azienda è pronta a andare in tribunale. “Tutto quello che facciamo va nell’interesse degli autori e dei lettori di libri”, afferma il ceo della casa editrice. I nuovi entranti nel mondo dell’editoria come Amazon, Google e Apple sono aziende “giganti” con “prodotti diversificati e obiettivi che vanno oltre la vendita dei libri”, continua Hutchinson. “La nostra preoccupazione è che player con molti soldi possano spazzar via negozi dedicati alla vendita di libri come Barnes & Noble”. Il sistema di “prezzatura” tramite agenzia “favorisce la competizione garantendo a tutti i rivenditori lo stesso margine sugli ebook”, conclude il ceo.

Diversa la visione di Santiago de la Mora, director of print partnerships di Google in Asia: per lui il modello “wholesale” sarebbe da preferire per far scendere i prezzi dei libri elettronici.

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