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Chicago battezza la cloud tax: il 9% degli acquisti nelle casse comunali

Il tributo in vigore il 4 luglio. Da Netflix ad Amazon fino a Spotify, tutti i big dovranno mettere mano al portafoglio per compensare le tasse sul commercio locale

Pubblicato il 02 Lug 2015

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Il prossimo giorno dell’Indipendenza gli abitanti di Chicago vedranno entrare in vigore una nuova tassa prevista dall’amministrazione locale che colpirà specificamente l’acquisto di prodotti e servizi online. Il 9% sugli acquisti effettuati ad esempio su Amazon o i film visti su Netflix.

La normativa è stata pensata come espansione delle tasse sui servizi, le locazioni e altre forme di leasing, è considerata una tassa calibrata per le nuove tipologie di servizi, come SaaS (software as a service), PaaS (Platform as a Service) e servizi di streaming media.

In pratica, se un cittadino di Chicago riceverà una ricevuta di pagamento da Amazon o da Netflix, sarà tenuto a pagare il 9% di tasse per l’uso del cloud. L’amministrazione locale, che ha piena autonomia fiscale, potrà scegliere se chiedere il pagamento all’erogatore del servizio oppure all’acquirente. Le prime aziende stanno già prendendo le contromisure appropriate: Netflix ha modificato il suo sistema di pagamento per gli abitanti dell’area aggiungendo la nuova tassazione, mentre altre aziende, da Amazon a Spotify, si stanno organizzando, secondo quanto riporta la stampa Usa.

La scelta dell’amministrazione comunale di Chicago di utilizzare una normativa pre-esistente forzandola nella direzione di nuove tipologie di servizi deriva dalla diminuzione sostanziale della raccolta dei tributi da parte dei negozi tradizionali. In pratica, l’amministrazione ritiene di poter compensare la diminuzione delle entrate facendo leva sulle nuove tecnologie che vengono viste come il nuovo canale di commercio per i cittadini.

L’approccio molto aggressivo dettato da questa normativa crea non pochi problemi invece ai fornitori di servizi cloud internazionali e nazionali, e non è improbabile che le prime contestazioni vengano portate in tribunale per validare l’applicabilità effettiva della normativa. Invece, il Congresso Usa sta lavorando alla realizzazione di una normativa che obbligherebbe le aziende americane che vendono prodotti e servizi online a raccogliere tasse sulla vendita anche per chi risiede al di fuori degli Usa.

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