L'INTERVISTA

Google Cloud, Fregi: “L’Italia può vivere un secondo boom economico”

A Torino battezzata la nuova Region, il nostro Paese unico a vantarne due in tutta l’area Emea. In campo anche Tim e Intesa Sanpaolo. Il country manager spiega a CorCom obiettivi e strategia alla base dell’infrastruttura che porta a 6 i data center e rafforza la disponibilità di servizi per le aziende e le PA nel “territorio-locomotiva” nazionale

Pubblicato il 23 Mar 2023

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Google Cloud raddoppia in Italia e tiene a battesimo la seconda cloud region, quella di Torino. In campo anche Tim e Intesa Sanpaolo. Dopo il debutto a Milano, l’azienda guidata da Fabio Fregi spinge l’acceleratore sugli investimenti nel nostro Paese: investimenti che avranno un enorme impatto in termini di sviluppo dell’ecosistema digitale nazionale nonché di potenziale economico.

Uno studio realizzato dall’Università di Torino stima un impatto fino a 3,3 miliardi di euro in Piemonte e Lombardia entro il 2025. La “cittadella” torinese, che va ad aggiungersi alle altre 35 cloud region mondiali, oltre ad offrire un accesso più rapido alla rete globale di infrastrutture Google Cloud metterà a disposizione servizi all’avanguardia e sostenibili con funzionalità di data sovereignty e di residenza dei dati per rispondere alle esigenze del mercato nazionale ed europeo.

Fabio Fregi, country manager di Google Cloud per l’Italia fa il punto con CorCom sul nuovo progetto. “L’Italia è l’unico Paese in Europa in cui Google vanta due Region cloud attive in questo momento a dimostrazione del potenziale del Paese e delle opportunità enormi in termini di digital transformation”, ci tiene subito a evidenziare il manager il quale considera la digital transformation alla stregua di quello che fu il miracolo economico italiano negli anni Cinquanta: “Come allora le infrastrutture stradali furono fondamentali per lo sviluppo del Paese oggi le autostrade digitali rappresentano la leva di nuova competitività e possono innescare un secondo miracolo economico nazionale”.

Fregi, Lombardia e Piemonte: perché questa scelta?

Milano è la zona che tutti i provider hanno scelto elettivamente per il bacino industriale e di imprese e dunque in qualità di baricentro economico del Paese. Inoltre nella città sono presenti molte infrastrutture, un dettaglio non da poco quando si fanno investimenti a scala come la nostra. A Torino abbiamo dovuto ad esempio costruire tutto ex novo, dalla fase di real estate all’equipaggiamento dei locali e ciò ha richiesto un anno in più rispetto all’attivazione della Region in Lombardia. Abbiamo scelto Torino anche per una seconda importante ragione: il progetto è nato in grande sinergia con Tim e Intesa Sanpaolo ed entrambe avevano l’esigenza di avere un presidio infrastrutturale in Piemonte, esigenza che si è sposata con la nostra di avere un’architettura ad alta scalabilità. Le due Region sono abbastanza vicine ma anche sufficientemente lontane. La vicinanza consente una totale garanzia di operatività in caso di difficoltà e quindi di disaster recovery. Stiamo parlando di una latenza nell’ordine di frazioni di millisecondo, fondamentale in particolare per le aziende finanziarie: un “down” anche di pochi secondi può mettere a rischio operazioni dal valore di milioni di euro. La lontananza, siamo nell’ordine dei 150 km, è sufficientemente ampia da evitare impatti in caso di eventi estremi come ad esempio i terremoti o inondazioni: se si creano danni o problemi in una delle due Region l’altra è in grado di sopperire pienamente garantendo inoltre che non si perdano dati in transito. Insomma, abbiamo coniugato le esigenze di business nostre e dei nostri partner con quelle tecniche per massimizzare l’affidabilità.

Quanto conta per Google Cloud il mercato italiano in termini di fatturato e di investimenti?

Intanto va sottolineato che in Italia si registra una grande ripresa sul fronte della digitalizzazione da 2-3 anni a questa parte e quindi il Paese sta diventando più attrattivo in termini di investimenti anche esteri. Nel 2020 abbiamo annunciato un piano di investimenti da 900 milioni di dollari in infrastrutture e formazione. Non solo 2 Region cloud – ciascuna da 3 data center – ma anche infrastrutture di rete e recentemente abbiamo annunciato il progetto del cavo BlueMed a Genova che farà della città lo snodo strategico per le comunicazioni tra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia. Altro aspetto determinante la formazione. Mancano all’appello decine di migliaia di professionalità sul digitale e stiamo portando avanti tre grandi iniziative: Opening Future annunciata nel 2021 con Intesa Sanpaolo e Tim che offre risorse e percorsi di formazione per sviluppare competenze tecniche, progetto che mira a formare 20mila studenti, 700 startup e 10mila pmi in 7 anni. All’interno di questo progetto abbiamo anche battezzato un centro di eccellenza sull’intelligenza artificiale a Torino nel 2021. La seconda iniziativa è dedicata agli sviluppatori e si tratta di Google Cloud Pro: 7mila gli sviluppatori che si sono registrati in Italia. Poi come Google ci siamo assunti un importante impegno e più ampio nell’ambito di Italia Digitale che ha già raggiunto più di 1 milione di persone e pmi.

L’Italia è fra i Paesi in cima alle classifiche di adozione del cloud, ma è ancora da giocare la sfida pmi. Come raggiungere questa tipologia di aziende?

Il paradigma cloud apre ad un approccio democratico nell’accesso ai servizi e alle tecnologie innovative da parte di qualsiasi tipo di azienda e pubblica amministrazione. Quello che facciamo è garantire un approccio low code, ossia che consente una bassa conoscenza di sviluppo del codice per evitare che aziende e PA si trovino davanti lo scoglio delle competenze.

Servizi cloud altamente accessibili ed ecostenibili: in concreto di cosa si tratta?

Vogliamo fare in modo che le competenze e gli investimenti iniziali necessari da parte di aziende e PA siano minimi e che possano crescere nel tempo in maniera scalabile, affidabile e sicura. Google poi è fra i leader mondiali della sostenibilità in termini di parametri Esg carbon free: siamo carbon neutral dal 2007, dal 2017 compensiamo il 100% del nostro consumo energetico con energia rinnovabile e abbiamo ripetuto questo risultato ogni anno da allora. Abbiamo dichiarato un obiettivo rivoluzionario: puntiamo a gestire tutte le nostre attività in modalità carbon free dal 2030. E questa nostra sfida si estende alle aziende dell’ecosistema: vogliamo aiutarle a misurare i propri consumi e impatti in termini di anidride carbonica in atmosfera e contribuire alla redazione del proprio profilo ambientale. Insomma per noi accessibilità ed ecosostenibilità sono due pilastri portanti.

La data sovereignty è una questione dirimente a livello Ue: Google è un’azienda americana, può davvero garantire e tutelare i dati dei cittadini europei?

La cosa importante da sottolineare è che le due Region sono dotate di una serie di servizi che garantiscono il più alto livello di sovranità digitale consentendo comunque di avere un alto  livello di innovazione necessario alle organizzazioni Italiane ed Europee per rimanere competitive sui mercati internazionali. . Garantiamo la piena sovranità nella gestione del dato: il cliente ha sempre la possibilità di verificare chi stia leggendo il dato eventualmente gestendo la crittografia con chiavi esterne ed è sempre in grado di gestire meccanismi di utilizzo della chiave che prevedono una giustificazione della decrittografia del dato stesso. Un secondo punto riguarda la sovranità di carattere operazionale con workload assicurati: chi accede o opera su dati ospitati in una certa regione può decidere che siano appartenenti solo a determinate aree, ad esempio quelle della Ue. Terzo punto ma non meno importante: la sovranità del software, in larga parte opensource, che garantisce l’attivazione di servizi che funzionano in modalità disconnessa e riduce la dipendenza da terze parti produttrici di Software. In caso di un evento avverso c’è, ad esempio, la certezza di poter controllare la disponibilità dei carichi di lavoro ed eseguirli su qualsiasi piattaforma locale o verso Cloud Provider terzi consentendo di continuare a operare in piena sovranità attraverso un approccio open source che contraddistingue la creazione e il rilascio dei servizi basati su  Google Cloud platform . Vogliamo garantire più libertà e indipendenza rispetto al cloud provider e consentire alle aziende di rispettare appieno tutta la regolamentazione vigente della Ue in materia di sovranità digitale.

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