LA COMMESSA

Hpe, contratto da 930 milioni per il cloud sovrano e l’AI per le operazioni militari Usa



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Accordo decennale per una soluzione multi-cloud ibrida distribuita che modernizzerà i data center del Department of War e fornirà servizi di intelligenza per le forze sul campo in tutto il mondo

Pubblicato il 26 nov 2025



Hpe contract
Fonte: Hpe.com

La Difesa Usa sceglie il cloud sovrano e si affida a Hpe: l’azienda americana ha annunciato che la Defense Information systems agency (Disa), un’agenzia di supporto al combattimento del Department of war, le ha assegnato un contratto decennale del valore di 931 milioni di dollari per una soluzione multi-cloud ibrida distribuita che modernizzerà i data center dell’ente.

Questa iniziativa di modernizzazione It che trasformerà i data center Disa include servizi di intelligenza digitale e artificiale di nuova generazione che aiuteranno a migliorare la velocità e l’efficacia delle operazioni per i combattenti Usa in tempo reale e su scala globale.

Hpe Private cloud e GreenLake per l’esercito Usa

Nel dettaglio, Hpe implementerà Hpe Private cloud enterprise utilizzando la sua soluzione GreenLake per creare un ambiente cloud sicuro e conforme al National Institute of Standards and Technology con gestione on-premise e air-gapped.

GreenLake semplificherà la gestione delle risorse It della Disa su cloud pubblici e privati attraverso una piattaforma multi-cloud unificata e ibrida, garantendo un’esperienza sicura.

“Abbiamo costruito GreenLake per offrire un’esperienza cloud sicura e unificata e siamo onorati che la Disa abbia selezionato Hpe per estendere tali capacità per creare un cloud sovrano su misura per le esigenze mission-critical dell’agenzia”, ha dichiarato nella notta ufficiale Fidelma Russo, vicepresidente esecutivo e direttore generale di cloud ibrido e Cto, Hpe. “Con questa piattaforma multi-cloud ibrida sicura, la Disa può fornire servizi gestiti innovativi e pronti per il futuro alle agenzie che supporta che operano in tutto il mondo”.

Cloud sovrano per le operazioni militari globali

L’implementazione delle soluzioni Hpe consentirà alla Disa di scalare e accelerare le comunicazioni e la distribuzione delle applicazioni. L’agenzia beneficerà, inoltre, di tecnologie di intelligenza artificiale e analisi dei dati migliorate. Il cloud privato supporterà una vasta gamma di servizi e carichi di lavoro.

“Hpe Private cloud enterprise con gestione on-premise e air-gapped consente alla Disa di gestire servizi cloud locali e commerciali attraverso un unico piano di controllo cloud ibrido in grado di supportare multi-tenancy, cloud privati virtuali e privacy e protezione dei dati completi attraverso un’architettura zero-trust”, si legge nella nota di Hpe.

Modernizzazione dell’It: esperienza ibrida multi-cloud

La modernizzazione consoliderà J9 Hosting e Compute della Disa in un’esperienza unificata per infrastrutture e servizi. L’obiettivo è aumentare l’efficienza It della Disa e ridurre i costi e la complessità della gestione.

“GreenLake porterà l’agilità, la scalabilità e l’automazione dell’esperienza del cloud pubblico insieme alle prestazioni e alla sicurezza fornite da un cloud privato on-premise”, afferma Hpe.

La strategia di Hpe in Italia

Reti, data center e intelligenza artificiale sono il trinomio che spingerà lo sviluppo – digitale ma soprattutto economico – dei Paesi europei, ha affermato Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato di Hpe in Italia, intervistato da CorCom lo scorso gennaio.

“Oggi gli Stati che hanno la capacità di investire nel supercalcolo – che non vuol dire solo aumentare la potenza delle macchine, ma anche creare algoritmi in grado di risolvere problemi complessi – sono quelli che domineranno l’economia mondiale nei prossimi anni”, ha detto Bassoli.

L’Italia, secondo il manager di Hpe, è tra i Paesi in lizza per diventare protagonisti in questo nuovo scenario. Lo dimostrano gli investimenti in supercomputer sostenuti negli ultimi anni, con la creazione di centri di calcolo ad alte prestazioni, come HPC6 di Eni, al quinto posto della classifica mondiale e primo in Europa per potenza computazionale (478 exaflop), e Leonardo, al nono posto (241 exaflop) nel ranking assoluto. Per la parte infrastrutturale, il progetto di Eni ha fatto leva sulle soluzioni Hpe, come del resto i tre sistemi al vertice della top 500 globale: gli statunitensi El Capitan, Frontier e Aurora, con i loro, rispettivamente, 1742, 1353 e 1012 exaflop.

“Nel nostro Paese le competenze non mancano”, ha continuato Bassoli. “Per correre più velocemente, però, non bastano solo risorse maggiori: occorre soprattutto la capacità di fare sistema nell’attrarre i capitali che le multinazionali hanno comunque la necessità di investire, e mettere a terra progetti che promettano di valorizzare quel denaro. Anche perché se non lo prendiamo noi, finirà altrove”.

Nel frattempo, Hpe fa la sua parte, concentrandosi non solo su soluzioni più potenti, ma anche più sostenibili sotto il profilo energetico e più affidabili sul piano della compliance normativa. Forte di 300 brevetti nell’ambito del raffreddamento a liquido, il gruppo riesce a immettere sul mercato tutti gli elementi dell’infrastruttura su cui si regge un data center 100% fanless, ovvero privo di ventole per il raffrescamento ad aria. “Questo porta vantaggi enormi”, ha detto Bassoli. “Si va da una riduzione dei consumi energetici pari al 90% al dimezzamento dello spazio richiesto per installare le macchine. Ma abbiamo anche registrato diminuzioni del consumo energetico per la connettività di rete di almeno il 50%”.

Se prima queste soluzioni erano rivolte prevalentemente alla fascia più alta del mercato, quella dei supercomputer, ora l’offerta è disponibile anche sui computer general purpose.

Grazie alla tecnologia integrata attraverso una delle sue numerose acquisizioni effettuate negli ultimi anni, Hpe ha poi dato vita alle prime soluzioni che affrontano anche il tema del mantenimento del software, con sistemi smart di istanziazione delle applicazioni e dello storage. In questo modo l’ambiente IT “comprende” in modo autonomo come funzionano gli applicativi che ospita e li aiuta a trovare dati di cui hanno bisogno nel momento e nel luogo giusti, senza spostarli e soprattutto senza coinvolgere l’utente.

Il terzo pilastro, come detto, è quello della connettività di rete e qui Hpe è ancora in attesa del via libera dei regolatori all’operazione da 14 miliardi di dollari, annunciata a gennaio 2024, attraverso cui intende fondersi con Juniper Networks. Dopo aver ottenuto il via libera dalla Commissione Europea, anche l’Autorità britannica per la concorrenza e i mercati ha dato disco verde, ma il deal è fermo negli Stati Uniti dove il Department of Justice degli Stati Uniti ha presentato forti obiezioni. L’obiettivo dichiarato della fusione è quello di creare una realtà leader nel mercato delle soluzioni AI-native, capace di competere con i principali attori globali nel settore tecnologico.

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