Manfredi (Brennercom): “La rivoluzione non si ferma”

Il numero uno dell’azienda racconta l’anno della svolta e annuncia: “Non puntiamo al mass market, il nostro target è fatto da imprese che hanno bisogno di servizi ad alto valore”

Pubblicato il 09 Giu 2014

Domenico Aliperto

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È passato solo un anno da quando Brennercom ha cambiato pelle mutando da azienda di Tlc a carattere locale in multinazionale tascabile (40 milioni di fatturato, 180 dipendenti e attività a cavallo di Italia, Germania e Austria) specializzata in servizi di cloud e hosting. Ma questa rivoluzione sembra solo la prima di una serie di adattamenti al mercato che diverranno sempre più repentini. “La verità? Se due anni fa mi avessero detto che i miei competitor sarebbero potuti essere Google e Amazon, mi sarei messo a ridere”, ammette l’Ad Karl Manfredi. “Oggi la situazione è sotto gli occhi di tutti, e continua a cambiare vorticosamente”.

In questo scenario, qual è il vostro fattore di differenziazione?

Innanzitutto il marchio del Südtirol. Ci fa gioco essere associati a un territorio ordinato, dove i servizi funzionano e i cittadini godono di un’elevata sicurezza. Sono elementi che si sposano bene con ciò che ci si aspetta dal mondo cloud, e noi li abbiamo trasportati tutti nell’offerta Brennercom: le certificazioni, dall’Iso/Iec 27001 (relativa al controllo della sicurezza delle informazioni, ndr), a quella rilasciata da Cisco, rigorosissima; l’uso di energia al 100% green; i sistemi anti-intrusione e la videosorveglianza; la cura per il design anche nelle server farm, che ben rappresenta sul piano visuale la nostra idea di qualità; e, uno degli aspetti più importanti, la competenza delle nostre persone.

È un posizionamento in linea con le esigenze di budget delle Pmi?

Non puntiamo al mass market, il nostro target è costituito da imprese che hanno bisogno di servizi ad alto valore. Gli altri possono scegliere prodotti più economici, che poi non sono tanto più economici.

Tra i vostri clienti c’è già il 75% delle aziende top in Südtirol e il 42% di quelle trentine. In Italia e all’estero chi state corteggiando?

Per riservatezza non posso farle i nomi. Ma posso dirle che lavoriamo per alcune delle case automobilistiche più grandi e per un colosso dei soft drink che investe in Formula1. Stiamo poi curando in Germania contatti importanti con gruppi specializzati nello storage dati in ambito sanitario.

In che direzione state espandendo offerta e servizi?

Con Emc stiamo sviluppando per esempio uno strumento professionale di Store & Sync. Sarà uno dei nostri nice to have, prodotti utili per approcciare nuovi mercati, ma la focalizzazione deve rimanere laddove servono il know how e la specializzazione che abbiamo maturato. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con i nostri fornitori, sono i grandi brand tecnologici che dettano il passo: o lo si segue o si è fuori mercato.

La vostra solidità finanziaria tornerà utile per acquisizioni o per adattarvi a nuovi sconvolgimenti del mercato?

Ci saranno acquisizioni in Italia e non solo, grazie alle quali aumenteremo il fatturato. Rispetto alla capacità di prevedere ulteriori trasformazioni, la questione è complicata. A 12 mesi dal nostro debutto nel cloud non c’è già più in catalogo un solo prodotto che in termini di pricing, servizio e banda sia uguale a quelli lanciati un anno fa, e tra un anno sarà ancora tutto cambiato. È questa la vera rivoluzione.

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