VeeamON 2017

Servizio always on, Veeam: ecco il nuovo fattore mission critical

All’indomani dell’attacco di Wannacry lo specialista dei sistemi backup e data recovery svela le novità dell’offerta e i dettagli della nuova strategia. Non più solo cloud: Internet of Things e privacy le nuove sfide

Pubblicato il 22 Mag 2017

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Le epidemie informatiche e l’esplosione dei ransomware non sono brutte notizie per tutti. Ci sono aziende, come per esempio gli specialisti del backup, della data protection e del disaster recovery, che non possono che trarre vantaggio dall’aumento di consapevolezza che eventi globali del calibro di Wannacry provocano nelle business community e non solo. Proprio nei giorni in cui su tutti i giornali si susseguivano aggiornamenti sul virus che ha attaccato indiscriminatamente aziende e istituzioni di tutto il mondo (da Deutsche Bahn a Renault, passando per il National Health Service britannico e l’Università Bicocca, solo per citarne alcune), a New Orleans Veeam ha presentato – in occasione dell’edizione 2017 dell’evento annuale VeeamON – la sua nuova gamma di soluzioni per la business continuity. E sul palco i riferimenti a Wannacry, come intuibile, sono stati molteplici.

Ma a dire il vero, stando ai risultati economici e alle prospettive di crescita, viene da pensare che l’eco mediatica di fenomeni simili può influenzare solo fino a un certo punto un meccanismo già ben rodato. Veeam, fondata appena 11 anni fa, si appresta a chiudere il 2017 con 800 milioni di dollari di fatturato, puntando a sfondare il miliardo nel 2019. Attualmente 14 milioni di virtual machine in tutto il mondo sono protette dai suoi software e il 74% delle aziende Fortune 500 è cliente della multinazionale creata dai russi Ratmir Timashev e Andrei Baronov. A fare gli onori di casa al VeeamOn c’era però Peter McKay, da poco entrato nel gruppo e appuntato co-ceo insieme a Baronov. Nomina che segue la decisione di Timashev di ricoprire un ruolo più istituzionale e strategico, lasciando la parte esecutiva ai due colleghi.

Una nuova definizione di mission critical – “Fino a poco tempo fa, quando si parlava di carichi di lavoro mission critical, ci si riferiva alla capacità di gestire picchi e situazioni straordinarie”, ha esordito McKay. “Oggi, vista la penetrazione delle applicazioni digitali nelle nostre vite attraverso il mobile, possiamo affermare che la loro continua disponibilità è il vero fattore mission critical. Che si tratti di business o di servizi all’utente finale, non riuscire a garantire continuità o proporre un’esperienza debole equivale di fatto a non offrire nulla. Senza contare che, sempre di più, i dati – e l’intelligenza che si estrae dai dati – sono la valuta della digital transformation. Perderli o non poterli usare significa registrare danni considerevoli sul piano economico”.

McKay ha snocciolato qualche cifra: l’82% delle imprese è afflitta da gap di disponibilità del proprio patrimonio digitale, gap che nel 66% dei casi è responsabile di rallentamenti nei processi di digital transformation. I downtime costano circa 80 mila dollari per ogni ora di disservizio, e in media, nel complesso, questi costi ammontano a 22 milioni di dollari all’anno.

La promessa di Veeam è per l’appunto quella di ridurre al minimo le discontinuità di servizio dovute a eventi imprevisti o ad attacchi informatici, a prescindere dal tipo di architettura. Le parole d’ordine? Agility – specialmente nelle accezioni di Multi-Cloud e Hybrid Cloud – e mobility.

Per capire quanto ormai l’approccio data-driven sia diventato pervasivo, basta citare qualche cliente di Veeam, che pur operando in settori estremamente diversi e disponendo di organizzazioni con dimensioni molto eterogenee, non possono più permettersi falle nell’erogazione dei servizi digitali: da Telefónica a Volvo, fino all’aeroporto di Gatwick. Ma all’evento è stato raccontato anche lo use case della squadra di football Denver Broncos, che sfrutta i dati per reclutare nuovi giocatori e per disegnare le tattiche delle partite. L’istituto R’Club di Tampa, in Florida, è invece un’organizzazione che si occupa della cura e dell’educazione dei bambini in una delle aree geografiche più colpite dagli uragani, all’interno della quale il disaster recovery è ben più di un’eventualità statistica. Tra i clienti italiani si possono invece annoverare Tim, Prada, Ferrari, Ferrero, Maserati e Monte dei Paschi di Siena.

Le novità dell’offerta – Protagonista degli annunci del VeeamON 2017 è stata la Veeam Availability Suite v10, che con le sue nuove funzionalità protegge server fisici, Network Attached Storage (Nas) e applicazioni Tier-1. Mentre i carichi di lavoro mission-critical sono garantiti dal nuovo Cdp (continuous data protection), che porta i service level agreement di recovery a pochi secondi attraverso la replica continua al cloud, privato o managed. Viene offerto inoltre il supporto storage di oggetti nativo, liberando spazio di backup primario con la gestione automatizzata dei dati attraverso policy per ridurre i costi di conservazione e di conformità a lungo termine.

La nuova versione della suite è stata migliorata con l’integrazione e il potenziamento degli strumenti Veeam Availability for Awa, Veeam Agent for Microsoft Windows e “Always-On Cloud” Availability Platform.

Veeam Availability for Aws, in particolare, permette di diminuire il rischio di downtime e di perdita dei dati per i carichi di lavoro Aws disaccoppiando i dati e salvando i backup indipendentemente dall’infrastruttura Aws sottostante, sfruttando le tecnologie di recupero in modo da raggiungere il massimo dei recovery time objective (si parla addirittura di instant recovery), e il ripristino granulare di applicazioni e file. Veeam Agent for Microsoft Windows assicura l’Availability dei server fisici, workstation e endpoint basati su Windows oltre ai carichi di lavoro Windows su cloud pubblici tra cui Microsoft Azure, AWS e altri, mentre la “Always-On Cloud” include i nuovi partner Ibm, Lenovo e Infinidat, che si aggiungono all’ecosistema già composto da Hpe, Cisco, NetApp, Dell Emc, Nimble e Exagrid.

Verso la rivoluzione dell’Internet of Things, senza trascurare il Gdpr – A margine dell’evento, CorCom ha potuto incontrare Rick Vanover e Olivier Robinne, rispettivamente Senior Director of Product Marketing, e Vice President Sales Emea di Veeam.

Vanover ha spiegato che la prossima grande sfida è l’Internet of Things, con una logica che dovrà migrare da quella del presidio dei data center al soddisfacimento dei nuovi requisiti delle soluzioni che forniranno intelligenza agli oggetti. “Ancora più di adesso, dovremo rivolgerci non tanto semplicemente alla protezione dei dati, quanto alla continuità delle applicazioni costruite sui dati, visto che rappresenteranno sempre più il cuore del business dei nostri clienti”. Robinne ha confermato che in conseguenza di ciò sta cambiando pure l’approccio commerciale alle imprese: “Storicamente il nostro contatto in azienda è sempre stato, alternativamente, il cto, il cio o il responsabile dei sistemi informativi. E continua a esserlo, nel momento in cui parliamo di availability e continuity in senso stretto. Ma ormai dobbiamo anche essere in grado di sottolineare la rilevanza delle soluzioni rispetto alla continuità sul piano di attività specifiche quando incontriamo i decisori di business”.

Si è parlato in apertura di Wannacry e delle minacce informatiche che si fanno via via più numerose e consistenti. Ma c’è un altro elemento che – almeno in Europa – potrebbe favorire la crescita di Veeam, ed è il Gdpr (General Data Protection Regulation), la direttiva comunitaria che a partire da maggio 2018 imporrà una nuova disciplina nel trattamento dei dati in possesso delle aziende. “Francamente non sappiamo ancora se l’introduzione del Gdpr potrà avere un impatto positivo sulle nostre vendite nella regione Emea”, ha ammesso Robinne. “Io me lo auguro, naturalmente. Nel frattempo ci stiamo preparando alla transizione, con un project team ad hoc che ha il compito di valutare innanzitutto le possibili implicazioni del regolamento sui nostri prodotti”.

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