CAPRI 2014

Cottarelli: “Useremo l’Ict per ottimizzare la spesa pubblica”

Il Commissario straordinario per la razionalizzazione e la revisione della spesa delle amministrazioni stima grossi margini di risparmio su sanità e datacenter. “Ma bisogna avere il coraggio di tagliare in base alle risultanze che arrivano dagli strumenti tecnologici”

Pubblicato il 02 Ott 2014

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L’Ict può migliorare l’offerta dei servizi della pubblica amminstrazione verso i cittadini e razionalizzare la spesa, in tre modi: parola di Carlo Cottarelli, il commissario straordinario “per la razionalizzazione e la revisione della spesa delle amministrazioni pubblica”, nel suo intervento a Capri, questo pomeriggio.

Il primo modo è un recupero di efficienza su vari fronti: “meno consumo di carta”; “una Pa che grazie al digitale ha più informazioni può offrire migliori servizi. Si pensi ai vantaggi della cartella clinica elettronica”. “Ma il digitale dà anche più informazioni su quello che fa la Pa, per pubblica opinione e i media. Ne deriva un migliore monitoraggio della spesa e si aumenta il costo politico di comportamenti poco efficienti o non appropriati”.

“A questo riguardo, c’è stata una forte accelerazione nel 2014: abbiamo aperto al pubblico il Siope, che dice la spesa della Pa. Stiamo pubblicando gli indici di efficienza delle partecipate. Entro fine mese apriremo al pubblico Open civitas, sull’efficienza della spesa dei Comuni”.

E tuttavia non basta: “bisogna accettare le implicazioni dell’uso del digitale su tutta la spesa pubblica. Quella primaria è fatta di tre cose: acquisti di beni e servizi, pagamenti del personale, trasferimenti di risorse a famiglie e imprese”.

“Allora, se introduciamo tecnologie che fanno risparmiare sul personale bisogna ridurre quello della Pa o spostarlo su altri incarichi che però siano necessari”. “Se la tecnologia introduce un miglior targeting dei trasferimenti, dobbiamo essere disposti a ridurli”.

“Si può decidere di reinvestire risparmi per aumentare qualità o quantità di servizi offerti o per ridurre tassazione”, dice Cottarelli.

Secondo punto, “occorre standardizzare i processi seguiti dalla Pa, organizzare il lavoro in base ai servizi ICT; di conseguenza rivedere i sistemi informativi, il coordinamento tra centro e periferia”. Significa che non basta introdurre il digitale; è necessario anche trasformare il funzionamento e le logiche di base.

“Se un modulo è troppo complicato non serve trasporlo online, ne ho avuto prova con quello dell’F24. Si tratta di semplificare i processi burocratici”.

Terzo punto: “quelli in Ict sono buoni investimenti in generale, ad alto rendimento. Ma non ogni spesa ICT è buona. Va efficientata”.

“Occorre procedere rapidamente in queste aree anche se i risparmi non saranno immediati. Anzi, proprio perché i risparmi non saranno immediati”, conclude Cottarelli. “I dati della ragioneria di Stato dicono che si spendono tre miliardi in Ict pubblico. Ma altre stime dicono 5 o 10 miliardi. Il che è paradossale: forniamo chiarimenti alle Pa per classificare propriamente spesa ICT. Nonostante questa incertezza ci sono grosse potenzialità di risparmi, per esempi con la centralizzazione dei ced, affrontando l’organizzazione dei flussi informativi. Grossi margini di risparmio ci sono anche sulla Sanità”.

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