SICUREZZA

Cyber Defence, ecco il “poligono virtuale” per la sicurezza nazionale

Il nuovo “Smart Environment Firing Range” punta ad addestrare alle nuove tecniche di difesa informatica il personale del Polo formativo interforze dello Stato maggiore della Difesa

Pubblicato il 12 Mag 2016

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Si è volto a Chiavari il quinto Cyber Defence Symposium, il più importante appuntamento in Italia con le tematiche relative alla cyber defence ed all’information security in generale. L’annuale manifestazione, organizzata dalla Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate di Chiavari, coinvolge il mondo militare e civile con rappresentanti di vari settori, industriale e giuridico, nonché il mondo accademico universitario, al fine di raccogliere lo stato dell’arte del settore attraverso la condivisione delle proprie esperienze nel campo della cyber defence e information security. Al Simposio, moderato dal Professor Michele Colajanni, Direttore del Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla Sicurezza dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, dalla Dottoressa Barbara Carfagna, giornalista Rai, e dall’Ing. Luisa Franchina, Presidente AIIC (Associazione Italiana Infrastrutture Critiche) sono intervenuti tra gli altri, il Direttore di RID Pietro Batacchi, il Dott. Andrea Rigoni, Advisor NATO e Co-direttore del progetto Cyber Defence in Georgia, il Prof. Giuseppe Corasaniti della Procura Generale della Corte di Cassazione, studioso tra i più esperti di problemi giuridici della comunicazione e dell’informatica e di Diritto Informatico, il Prof. Rami Houssaini di British Telecom, Mr. Preston Ackerman dell’FBI americano e Mr Mike Anderson di RSA.

Il Cyber Defence Symposium rientra tra le attività formative e divulgative relative al settore della cyber defence che vedono la Scuola Telecomunicazioni impegnata in prima linea quale polo formativo interforze nell’ambito dello Stato Maggiore Difesa. Un ruolo testimoniato anche di recente con la stipula di una convenzione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, per la realizzazione di un Master in Cyber Defence e Digital Forensics, e con un accordo con l’Università di Genova, firmato nel gennaio di quest’anno, per la creazione all’interno della sede della Scuola del primo “Centro di Valutazione e Formazione Cyber” italiano.

L’iniziativa, finanziata anche grazie ad un contratto di ricerca di Segredifesa, porterà, entro il febbraio 2017, alla creazione di un poligono virtuale, Smart Environment Firing Range, in cui, tramite una serie di ausili sintetici, potranno essere valutati scenari, procedure e nuove tecnologie e formato di conseguenza il personale. Una realtà di eccellenza, che conferma, dunque, la Scuola di Chiavari al top in Italia in un settore, quello della cyber defence/war, sempre più importante alla luce del mutamento degli scenari e delle nuove minacce, sia quelle legate al terrorismo sia quelle legate ad alcune potenze che apertamente teorizzano l’utilizzo del cyber spazio a fini bellici, ovvero come dimensione della pianificazione e della condotta delle operazioni militari.

Come ogni anno, il simposio è stato corredato da un piccolo spazio espositivo dedicato alle società del settore. Tra queste, spiccava la presenza di Leonardo (ex Finmeccanica) con la divisione Security & Information Systems. Del resto, l’azienda di Piazza Monte Grappa ha una presenza consolidata nel settore cyber come testimonia anche il Centro di Chieti dove sono presenti 2 SOC (Security Operations Centre) attivi h24 e capaci di monitorare tutta l’infrastruttura informatica dei clienti dell’azienda gestendo fino a 30.000 eventi al secondo e 50 incidenti il giorno.

Nell’occasione Selta, in uninnovativo raggruppamento pubblico-privato con System & Management e le Università Unimore (Modena-Reggio Emilia) e La Sapienza di Roma hanno ufficializzato il progetto Seafire che sarà il nuovo poligono virtuale affidato alla Difesa per l’addestramento cyberwarfare.

Sempre a Chieti, è installato anche un HPC (High Performance Computer), ovvero un super calcolatore in grado di fare analisi predittiva e d’intelligence sia dell’open Web che del cosiddetto dark Web. Peraltro, da qualche anno anche la Nato ha affidato alla stessa Leonardo la sicurezza della propria infrastruttura informatica. Per intendersi, stiamo parlando della sicurezza dei siti di 28 nazioni partner e di ben 60.000 utenti garantendo monitoraggio e capacità di incident response, ovvero capacità di riconoscere e reagire ad incidenti informatici.

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