STRATEGIE

Cyberbullismo, Martusciello: “Social alla stregua di editori per fare prevenzione”

Il commissario Agcom: “Finché non verrà imposto a Facebook & co il monitoraggio dei contenuti si rischia la censura”. E sulla cultura digitale: “Serve maggiore consapevolezza della web reputation”

Pubblicato il 31 Mag 2017

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“Se non è possibile rincorrere la viralità della Rete, dobbiamo prevenirla”. Lo afferma il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Antonio Martusciello, intervenendo a Milano al Convegno organizzato dal Corecom Lombardia “Cyberbullismo, Sexting, Web Reputation: la tutela dei Minori in rete e sui Media”. Agli strumenti di prevenzione, che il Commissario ipotizza come una sorta di radar capaci, grazie a parole chiave, di segnalare contenuti sospetti impedendone la digitazione, anche i social network sembrano guardare con interesse ma, “finché questi operatori non saranno ritenuti editori, imporre un monitoraggio sui contenuti online rischia di alimentare una serie di polemiche in quanto il rischio censorio è dietro l’angolo, pur se limitato ai soli minori”.

È necessario quindi, secondo Martusciello, intervenire in modo più incisivo, prendendo atto del rinnovato ruolo dei social network ed attuando meccanismi cogenti condivisi, anche al fine di “evitare una pericolosa privatizzazione regolamentare dei contenuti online”. A tal proposito, ricorda il Commissario, la Commissione Cultura del Parlamento europeo, recentemente pronunciatosi sulla proposta di direttiva Smav, ha fondato il proprio parere negativo su strumenti di monitoraggio preventivo al fine di evitare una possibile strumentalizzazione in sede di verifica da parte dei social. Secondo Martusciello però “la paventata privatizzazione dei diritti online potrebbe essere contrastata da un substrato definitorio e normativo efficace che, attraverso una delineazione più precisa e condivisa a livello sovranazionale dei fenomeni di violenza, consenta di ridurre il pericolo della discrezionalità del soggetto privato”.

“Contemperare i valori fondamentali dei minori nella società dell’informazione non è semplice – conclude – ma l’utilità di regole nazionali rispetto alla dimensione globale della Rete rischia di rendere parziali gli sforzi finora realizzati in materia”.

Martusciello ha poi ricordato che l’identità digitale non è solo un mosaico di informazioni, ma che “al contrario, restituisce all’esterno parti della nostra vita. E la consapevolezza di questa nuova entità è ancora trascurata”. Spesso, ha rimarcato Martusciello, si soggiace “quasi inermi alle innumerevoli criticità online, dal cyberbullismo, al sexting, alla violazione della privacy, rischiando di compromettere l’identità digitale che inesorabilmente si propaga nel tempo”.

“Nei social media – ha aggiunto – l’intermediazione dello schermo, unita all’esposizione del proprio ego, incentiva una sorta di anestetizzazione collettiva dei sentimenti. Un pericolo che si accentua per gli adolescenti, impegnati nella complessa costruzione del processo di ricerca identitaria. Ma l’identità non si limita ad impattare solo sulla web reputation perché questa, se falsa o manipolata, consente di perpetrare fenomeni di cyberviolenza particolarmente insidiosi”. Dinanzi a fenomeni così mutevoli e in rapida espansione, ha detto ancora il Commissario Agcom, “l’iter legislativo è destinato inevitabilmente a rincorrere l’evoluzione della società”.

Le caratteristiche del web rendono complicati i tentativi per far rispettare la riservatezza e la gestione della propria identità; infatti, ha concluso Martusciello, “la dimensione transnazionale, quella che è stata definita l’immortalità delle informazioni immesse in Rete e le difficoltà in termini di applicazione di un efficace diritto all’oblio producono, un maggior senso di impotenza nella vittima e di impunità nell’oppressore. Ed è proprio questo tema che rende più pericolosa la propagazione di un’identità digitale distorta o manipolata: la Rete difficilmente consente di escludere la memoria sociale”.

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