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Data center, i big frenano sugli investimenti: pausa strategica o calo della domanda?



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Le recenti decisioni di Amazon Web Services e Microsoft di sospendere alcune trattative per la realizzazione di nuovi hub hanno sollevato interrogativi sulla solidità del mercato. Ma la scelta è legata soprattutto alla necessità di garantire efficienza e sostenibilità a lungo termine. Resta forte la spinta alla crescita determinata da cloud e AI

Pubblicato il 28 apr 2025



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Negli ultimi mesi il settore dei data center ha acceso il dibattito tra analisti e investitori, avanzando dubbi su un possibile rallentamento degli investimenti nelle infrastrutture che alimentano l’intelligenza artificiale (AI) e il cloud computing. Le recenti decisioni di Amazon Web Services (Aws) e Microsoft di sospendere alcune trattative per nuovi data center hanno sollevato interrogativi sulla solidità del mercato. Ma si tratta davvero di un segnale di crisi o di una semplice fase di riorganizzazione?

Amazon e Microsoft sospendono alcuni progetti: allarme o normale gestione?

A suscitare preoccupazioni è stata prima la notizia che Microsoft aveva annullato i piani per costruire nuovi data center in Ohio, un’area strategica anche per lo sviluppo delle fabbriche di chip Intel. A ruota, un report di Wells Fargo ha rivelato che Aws ha messo in stand-by alcune trattative per l’affitto di centri dati, in particolare al di fuori degli Stati Uniti.

Decisioni che hanno scatenato una reazione nervosa nei mercati, alimentando il timore di un possibile rallentamento nella domanda di infrastrutture per l’AI. Tuttavia, gli analisti di Wells Fargo hanno chiarito che la portata della pausa di Amazon non è affatto indicativa di un crollo del settore. Piuttosto, si tratta di una fase di assimilazione degli accordi di leasing firmati recentemente, molti dei quali molto aggressivi. Le grandi aziende cloud, note come hyperscaler, stanno diventando più selettive nella gestione delle risorse, ottimizzando i tempi per la prenotazione di capacità che entrerà in funzione entro la fine del 2026.

La stessa Amazon ha ridimensionato la questione, definendo questa pausa parte della gestione ordinaria della capacità. “Non ci sono stati cambiamenti fondamentali nei nostri piani di espansione,” ha affermato Kevin Miller, vicepresidente di Amazon Web Services Global Data Centers, ribadendo che la domanda resta forte, sia nel breve che nel lungo termine.

Le aziende non rischiano un blocco della capacità per l’AI

Nonostante la pausa nelle nuove locazioni di data center, le aziende che operano nel cloud non vedranno alcun impatto immediato sulle loro capacità operative, in particolare per quanto riguarda l’AI generativa e le tecnologie emergenti.

“È improbabile che la sospensione nei colloqui di locazione dei data center abbia effetti significativi sulla capacità delle imprese di scalare l’intelligenza artificiale generativa, l’AI agentica o di ottimizzare i carichi di lavoro dell’AI nel breve periodo,” ha affermato Ron Westfall, Research Director di Futurum Group. Nonostante il “tuning” delle strategie di espansione, infatti, la capacità cloud esistente sia sufficiente a supportare la crescita delle applicazioni AI.

Domanda di AI e data center in crescita: segnali positivi dal mercato

Nonostante le recenti frenate, il mercato dei data center continua a registrare una forte domanda. Secondo Giordano Albertazzi, Ceo di Vertiv, provider di infrastrutture per data center, il settore sta vivendo una crescita accelerata delle implementazioni di AI. Durante l’ultima call sugli utili, Albertazzi ha sottolineato come la domanda stia rafforzando le prospettive di crescita sia a breve che a lungo termine. A dimostrazione della fiducia degli investitori, le azioni di Vertiv hanno chiuso la settimana con un rialzo del 22%.

Anche Nvidia, leader nella produzione di chip per intelligenza artificiale, ha confermato che la domanda di infrastrutture per data center resta elevata. Questo scenario evidenzia come le pause strategiche di Amazon e Microsoft non rappresentino un freno alla crescita, ma piuttosto una fase di riorganizzazione necessaria per gestire al meglio le risorse.

La pressione della concorrenza internazionale e il caso DeepSeek

In un mercato sempre più competitivo, anche il contesto geopolitico e tecnologico gioca un ruolo cruciale. La startup cinese DeepSeek ha recentemente fatto (di nuovo) parlare di sé svelando tecnologie AI a costi significativamente inferiori rispetto ai colossi occidentali, sfidando direttamente le big tech statunitensi. Inoltre, l’annuncio del progetto Stargate, un’iniziativa da 500 miliardi di dollari guidata dall’ex presidente Trump per costruire una piattaforma AI di nuova generazione, ha ulteriormente agitato il settore.

Questi fattori, insieme alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, stanno portando le aziende a rivalutare le proprie strategie di investimento, non tanto per mancanza di domanda, quanto per garantire efficienza e sostenibilità a lungo termine.

Microsoft ricalibra gli investimenti: focus sui progetti strategici

Il caso Microsoft è emblematico di questo scenario. L’azienda ha rallentato alcuni progetti, come i data center in Ohio, ma non per un calo della domanda. Secondo un report di Ubs, il colosso di Redmond ha sovrastimato le proprie necessità durante la corsa all’AI, portando il capex in leasing a crescere di 6,7 volte in soli due anni, fino a raggiungere 175 miliardi di dollari di obblighi contrattuali. Ora Microsoft ha la visibilità necessaria per eliminare i progetti meno prioritari, concentrandosi sulle iniziative più strategiche.

Nonostante questo aggiustamento, Microsoft, Amazon, Google e Meta continuano a pianificare investimenti per oltre 300 miliardi di dollari nel 2025, in gran parte destinati alle infrastrutture per AI e cloud computing. A questi si aggiungono altri player come OpenAI e Oracle, anch’essi coinvolti nel progetto Stargate.

L’equilibrio tra capacità e domanda nel cloud

Anche Alphabet, la casa madre di Google, ha confermato che il mercato cloud resta molto teso in termini di equilibrio tra domanda e offerta. La Cfo Anat Ashkenazi ha dichiarato che potrebbero verificarsi fluttuazioni nei tassi di crescita dei ricavi del cloud in base ai tempi di distribuzione della capacità, prevedendo una maggiore distribuzione verso la fine del 2025.

Secondo John Carrafiell, co-Ceo della società di investimenti immobiliari Bgo, la situazione attuale non è un segnale di crisi, ma piuttosto una fase di riallocazione strategica. “I grandi attori non stanno riducendo i loro piani,” ha dichiarato, riferendosi a Microsoft, Google, Meta e Amazon. “Piuttosto, stanno adattando le loro strategie in un contesto in cui risorse come energia, fibra ottica, acqua e terra sono sempre più scarse e strategiche.”


I data center si preparano alla nuova era dell’AI

Il panorama dei data center e delle infrastrutture per l’AI non è in contrazione, ma in fase di adattamento a un mercato in rapida evoluzione. Le pause strategiche di AWS e Microsoft rappresentano un momento di riflessione e ottimizzazione degli investimenti, non un segnale di crisi. Con la domanda di AI generativa e cloud computing in costante crescita, le aziende stanno ridefinendo le loro strategie per garantire sostenibilità, efficienza e competitività nel lungo periodo.

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