IL REPORT

Data center sempre più energivori con l’AI. L’Itu: “Bene gli impegni green, ma ora serve più slancio”



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Nelle aziende digitali consumi aumentati del 12% dal 2017 al 2023, pesano dieci big tech. E per quattro colossi dell’intelligenza artificiale le emissioni operative sono schizzate del 150% dal 2020. L’organizzazione dell’Onu misura dei progressi ma avverte: “Urgente gestire l’impatto ambientale”

Pubblicato il 9 giu 2025



data center, Hpc, High performance computing, dati, data analytics

Il consumo di energia elettrica da parte dei data center – che stanno alimentando, tra l’altro, lo sviluppo e l’implementazione dell’intelligenza artificiale – è aumentato del 12% ogni anno dal 2017 al 2023, quattro volte più velocemente della crescita globale dell’uso di elettricità. Appena quattro colossi dell’intelligenza artificiale hanno visto aumentare le loro emissioni operative in media del 150% dal 2020 al 2023. Questo aumento dell’energia prodotta o acquistata – noto come emissioni di Scope 1 e Scope 2 – sottolinea l’urgente necessità di gestire l’impatto ambientale dell’Ai.

È quanto si legge nel Greening Digital Companies 2025, il report, prodotto dall’International Telecommunication Union (ITU) e dalla World Benchmarking Alliance (WBA), che tiene traccia delle emissioni di gas serra, dell’uso di energia e degli impegni climatici di 200 grandi aziende digitali a partire dal 2023, l’anno più recente per il quale sono disponibili dati completi.

Data center e AI, schizzano le emissioni inquinanti

Il report evidenzia che le emissioni di carbonio del settore tecnologico hanno continuato a crescere negli ultimi anni, alimentate dai rapidi progressi nell’intelligenza artificiale e nelle infrastrutture dei dati, come i data center.

Di conseguenza, le aziende digitali devono affrontare l’emergenza di un’impronta ambientale sempre più pesante, anche se si osservano alcuni progressi. In tutto il mondo, infatti, più aziende hanno fissato obiettivi di riduzione delle emissioni e hanno acquistato energia rinnovabile.

“I progressi nell’innovazione digitale, in particolare l’intelligenza artificiale, stanno aumentando il consumo di energia e le emissioni globali”, ha affermato il segretario generale dell’ITU, Doreen Bogdan-Martin. “Sicuramente si deve fare di più per ridurre l’impronta del settore tecnologico, ma l’ultimo rapporto di Greening Digital Companies mostra che l’industria comprende la sfida e che il progresso continuo dipende dal sostenere lo slancio insieme”.

Dieci aziende consumano la metà dell’energia

In totale, la quantità di emissioni di gas serra riportate dalle 166 società digitali coperte dal rapporto ha contribuito allo 0,8% di tutte le emissioni globali legate all’energia nel 2023.

Le 164 società digitali che hanno segnalato il consumo di elettricità rappresentavano il 2,1% del consumo globale di elettricità, pari a 581 terawattora (TWh), ma 10 aziende sono responsabili della metà di questo totale.

“Le aziende digitali hanno gli strumenti e l’influenza per guidare la transizione climatica globale, ma il progresso deve essere misurato non solo dall’ambizione, ma dall’azione credibile“, ha affermato Lourdes O. Montenegro, direttore della digitalizzazione della ricerca e della WBA. “Questo rapporto fornisce un chiaro segnale alla comunità internazionale: sempre più aziende si stanno attivando, ma le emissioni e l’uso di elettricità continuano ad aumentare”.

Segnali incoraggianti: big tech e data center più responsabili

Sebbene le emissioni abbiano continuato a crescere, il Greening Digital Companies 2025 evidenzia le misure intraprese da molte aziende del digitale e dei data center, che suggeriscono un rafforzamento della trasparenza e della responsabilità.

Otto aziende hanno ottenuto un punteggio superiore al 90% nella valutazione dell’impegno climatico del rapporto sulla divulgazione dei dati, sugli obiettivi e sulle prestazioni. Nel report dell’anno scorso solo tre aziende avevano fatto così bene.

Inoltre, per la prima volta il rapporto include dati sui progressi delle aziende verso il raggiungimento degli obiettivi climatici e la realizzazione di ambizioni nette dichiarate. Quasi la metà delle aziende valutate si è impegnata a raggiungere emissioni nette zero, di cui 41 aziende con scadenza al 2050 e 51 con deadline più vicine.

Ancora, il report rivela che 23 aziende hanno operato al 100% con energia rinnovabile nel 2023, rispetto alle 16 del 2022; e 49 aziende hanno pubblicato rapporti sul clima autonomi, segnalando una maggiore trasparenza.

Azione audace, rivelare l’impronta ambientale dell’AI

Evidenziando come il settore tecnologico possa garantire la sostenibilità digitale a lungo termine, il rapporto congiunto ITU-WBA raccomanda alle aziende di rafforzare la verifica dei dati, l’ambizione target e la rendicontazione sul clima, anche pubblicando piani d’azione per la transizione climatica.

Inoltre, il report invita a rivelare l’intera impronta ambientale delle operazioni di intelligenza artificiale di queste aziende.

È importante anche promuovere la collaborazione intersettoriale tra aziende tecnologiche, produttori di energia e associazioni ambientaliste, insieme alle iniziative del settore per guidare una decarbonizzazione digitale accelerata e continuare ad accelerare l’adozione di energie rinnovabili.

“Il rapporto Greening Digital Companies è diventato uno strumento vitale per tracciare l’impronta climatica del settore tecnologico”, ha affermato Cosmas Luckyson Zavazava, direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni dell’ITU. “Nonostante i progressi compiuti, le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, confermando che la necessità per le aziende digitali di adottare strategie climatiche orientate alla scienza, trasparenti e responsabili non è mai stata così grande. Il lavoro dell’ITU nel monitoraggio dell’impatto ambientale del settore è un passo cruciale verso il raggiungimento di una trasformazione digitale sostenibile”.

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