CHIAVETTE USB

Datagate, anche Putin spiava l’Europa

L’accusa della Ue: all’ultimo G20 consegnata ai leader una microspia “truccata” da chiavetta Usb. Putin: “Tentativo di sviare l’attenzione dagli Usa”. In Italia Letta convoca il Comitato interministeriale per la sicurezza. E Obama assicura che stopperà le attività di spionaggio

Pubblicato il 29 Ott 2013

L.M.

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Chiavette Usb che in realtà servivano a spiare conversazioni telefoniche e mail: lo avrebbero organizzato, secondo la Ue, i servizi segreti russi per tenere sotto controllo i leader che hanno partecipato all’ultimo G20 ospitato nel settembre scorso a San Pietroburgo. Dopo gli Usa, che nel frattempo per bocca di Obama annunciano di voler fermare lo spionaggio dei capi di Stato internazionali, nella bufera finisce il governo di Mosca. E il premier Enrico Letta convoca per dopodomani il Cisr, Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, per chiedere chiarezza proprio su questi due punti: Datagate Usa e caso G20.

A scoprire per primo la particolare natura delle chiavette Usb date dai russi è stato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy che, rientrato a Bruxelles, ha incaricato i responsabili della sicurezza di effettuare accertamenti su tutti i dispositivi, chiedendo anche l’ausilio dei servizi segreti tedeschi. L’esito delle prime analisi, rivelano oggi due grandi quotidiani italiani, è stato positivo. Nella comunicazione ufficiale trasmessa attraverso i canali dell’intelligence a tutti gli Stati partecipanti è stato specificato che “le chiavette Usb e i cavi di alimentazione sono idonei alla captazione clandestina dei dati di computer e telefoni cellulari”. E per questo è stato chiesto di “adottare ogni possibile precauzione nel caso questi oggetti siano stati utilizzati e in caso contrario di affidarli alle strutture di sicurezza per ulteriori controlli”.

Secondo le indiscrezioni, lo staff diplomatico della Russia, che da qualche mese ospita in asilo temporaneo Edward Snowden (colui che ha dato via con le sue rivelazioni al Datagate), avrebbe consegnato ai rappresentanti dei 20 maggiori Paesi mondiali, al loro arrivo nell’ex Urss per il vertice, la classica “cartelletta” di benvenuto. Questa conteneva, tra l’altro, finti gadget, con nascosti all’interno minuscoli apparati per intercettare dialoghi telefonici e traffico di posta elettronica.

Pronta la replica del Cremlino, per voce di Dimitri Peskov, braccio destro del presidente Vladimir Putin. A suo parere le accuse rivolte alla Russia sono solo “un chiaro tentativo di sviare l’attenzione da un problema realmente esistente, l’attività di spionaggio americano oggetto di discussione ora tra le capitali europee e Washington”.

Ma Barack Obama si è detto pronto a ordinare alla National Security Agency (Nsa) di fermare qualsiasi attività di spionaggio nei confronti dei leader dei Paesi alleati degli Stati Uniti. Lo scrive oggi il New York Times rivelando che la Casa Bianca ha informato dei suoi piani una delle parlamentari più influenti del Partito Democratico, Dianne Feinstein, presidente della Commissione sull’intelligence del Senato, che ieri aveva detto senza mezzi termini: “Gli Usa non dovrebbero intercettare le telefonate e le email dei presidenti e dei primi ministri amici”.

L’amministrazione, scrive ancora il quotidiano, si riserverà il diritto di raccogliere informazioni segrete nei Paesi amici che riguardino le attività criminali, le possibili minacce terroristiche e la proliferazione delle armi non convenzionali.

In Italia, intanto, prosegue il dibattito. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, ha detto che l’intelligence italiana sta analizzando il problema della sicurezza del traffico Internet italiano che viaggia sui nodi internazionali e intende porre la questione, pur “con una certa delicatezza”, a Telecom Italia .

“Ci siamo posti ampiamente il problema, e questo va posto a Telecom con una certa delicatezza, nel momento in cui parliamo di una grande azienda quotata in Borsa. Il messaggio è di grande sicurezza – ha proseguito – ma quando parliamo di controllo ci riferiamo a quello che avviene nel territorio nazionale: per quanto riguarda le comunicazioni verso e da altri Paesi è difficile garantire. Per questo noi valutiamo solo il rapporto con i provider italiani. Altri provider hanno altri rapporti e rispondono ad altre leggi”.

A loro volta i servizi di sicurezza italiani hanno espresso la loro “adesione all’iniziativa europea di fare chiarezza e stabilire le regole future per la collaborazione con gli Usa” per quanto riguarda le prossime iniziative tra le intelligence. Lo ha affermato il direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Giampiero Massolo, nel corso della sua audizione al Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Ma proprio sull’effettiva possibilità di avviare una “iniziativa europea” si è espresso oggi Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto per la Protezione dei dati personali. “Noi come Europa – ha detto il magistrato – non siamo competenti in materia di intelligence, che spetta ai singoli Stati membri”.

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