INTERCETTAZIONI

Datagate, Usa al contrattacco: “Dati forniti dagli europei”

Il capo della Nsa al Congresso: “Informazioni raccolte dai nostri alleati Nato per operazioni militari”. Clapper, direttore intelligence Usa: “Anche i servizi Ue ci spiano”. Rivelazioni su Yahoo e Google: data center sotto controllo, ma la Security Agency smentisce

Pubblicato il 30 Ott 2013

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Sul Datagate gli Usa vanno al contrattacco: “Non abbiamo raccolto noi le informazioni sui cittadini europei ma questi dati erano forniti dai nostri partner Ue” ha detto il capo della Nsa (National Security Agency) Keith Alexander in audizione al Congresso. Ma in Italia si scopre che sarebbe stato spiato anche il Papa, nonostante il portavoce della Santa Sede sostenga: “Non ci risulta nulla”.

“Per essere perfettamente chiari non si tratta di informazioni che noi raccoglievamo sui cittadini europei” ha precisato il generale nel corso di un’audizione di fronte alla Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti. “Si tratta di informazioni raccolte dai nostri alleati della Nato e condivise con noi su operazioni militari in corso a cui la Nato partecipava”.

Ad Alexander è stato chiesto di chiarire i reportage apparsi in Francia, Spagna e Italia e basati sul materiale fornito dalla “talpa” Edward Snowden, che riferivano di decine di milioni di telefonate intercettate. Contestando le rivelazioni, il generale ha sostenuto che i quotidiani europei hanno “frainteso” i documenti sottratti da Snowden all’Nsa perché molto del materiale contestato era stato raccolto dagli 007 europei e poi condiviso con l’Nsa.

“Entrambi, tanto (chi ha interpretato) che la persona che ha sottratto il materiale riservato non hanno capito cosa stessero vedendo” ha osservato.

Anche per Dianne Feinstein, presidente della Commissione Intelligence del Senato, che pure ha chiesto una sostanziale revisione delle strategie dell’Nsa, “i giornali europei hanno frainteso tutto. Non erano gli Usa che raccoglievano dati in Francia e Germania. Erano la Francia e la Germania che mettevano insieme i dati. E tutto ciò non aveva nulla a che fare con i loro cittadini, ma riguardava la raccolta di dati in aree di guerra (dove agisce) la Nato, come l’Afghanistan”.

A sua volta James Clapper, direttore della intelligence nazionale Usa (che riunisce 16 agenzie, tra cui la Nsa), ha dichiarato, sempre in audizione davanti al Congresso, che anche i servizi segreti stranieri, seppure di Paesi alleati agli Stati Uniti, “conducono regolarmente attività di spionaggio nei confronti dei massimi esponenti istituzionali e degli stessi apparati di informazione americani. Lo spionaggio dei leader stranieri – ha spiegato – è una attività fondamentale in simili operazioni”.

“Quello che non facciamo – ha chiarito Clapper – è spiare illegalmente i cittadini americani”. Quanto allo spionaggio all’estero, ha spiegato il direttore della intelligence nazionale Usa, “ha il solo scopo di proteggere la sicurezza nazionale e quella dei nostri alleati”.

Ma Berlino smentisce di avere mai spiato gli Stati Uniti a casa loro. “Non ci sono operazioni di sorveglianza di telecomunicazioni compiute dall’ambasciata tedesca a Washington” ha dichiarato alla Zeit online Gerhard Schindler, responsabile del Bundesnachrichtendienst (Bnd), agenzia di intelligence esterna.

Una delegazione dei servizi segreti tedeschi sarà ricevuta oggi alla Casa Bianca “per un confronto sulle presunte attività di intercettazione del cellulare privato del cancelliere Angela Merkel da parte della National security agency”.

Ma intanto il prossimo numero di Panorama in edicola rivela che La National security agency ha intercettato anche Papa Francesco. Nei 46 milioni di telefonate tracciate dagli Usa nel nostro Paese, tra il 10 dicembre 2012 e l`8 gennaio 2013, ci sarebbero infatti anche quelle da e per il Vaticano. E si teme che il grande orecchio statunitense abbia continuato a captare le conversazioni dei prelati fin sulla soglia del Conclave, il 12 marzo 2013. Incluse
quelle in entrata e in uscita dalla Domus Internationalis Paolo VI a Roma, dove risiedeva il cardinale Jorge Mario Bergoglio insieme con altri ecclesiastici.

Il settimanale riferisce “il sospetto che anche le conversazioni del futuro Pontefice possano essere state monitorate”. D`altronde Bergoglio fin dal 2005 era stato messo sotto la lente dell`intelligence Usa come svelato dai rapporti di
Wikileaks.

Le telefonate in entrata e in uscita dal Vaticano e quelle sulle utenze italiane di vescovi e cardinali, captate e tracciate dalla Nsa sono state classificate secondo quattro categorie: «Leadership intentions», «Threats to financial system», «Foreign Policy Objectives», «Human Rights». C`è il sospetto perciò che siano state oggetto di monitoraggio
anche le chiamate relative alla scelta del nuovo presidente dello Ior, il tedesco Ernst von Freyberg.

Ma il portavoce del Vaticano, Padre Federico Lombardi, si è affrettato a smentire: “Non ci risulta nulla su questo tema, in ogni caso non abbiamo nessuna preoccupazione in merito”.

Nelle ultime ore è emersa anche una notizia che, se confermata, farà ulteriore scalpore: la National Security Agency (Nsa) americana avrebbe messo sotto controllo i data center di Yahoo e Google, mettendosi nella posizione di poter spiare centinaia di milioni di utenti. Lo rivela il Washington Post citando documenti in possesso della ‘talpa’ Edward Snowden. Secondo un report finora top secret del 9 gennaio 2013 il direttorato dell’Nsa invia ogni giorno milioni di dati dalle reti interne di di Yahoo e Google ai data center del quartier generale dell’agenzia a Fort Meade .

Ma la Nsa smentisce: ”Non è mai accaduto che la Nsa si infiltrasse nei server di Google e Yahoo!”, ha detto il numero uno dell’agenzia, il generale Keith Alexander, definendo ”false” le notizie circolate.

E intanto su un altro fronte, quello delle presunte intercettazioni di leader internazionali al G20 di Mosca, la Ue smorza i toni: “Sui gadget donati dalla Russia ai leader dei paesi del G20 in occasione dell’ultimo vertice i servizi di sicurezza stanno lavorando, e allo stato attuale non sono stati riscontrati seri problemi per la sicurezza ha detto Frederick Vincent, portavoce della Commissione europea.

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