INNOVAZIONE

Davos, Italia incubatore di talenti “ma non tiene il passo nel valorizzarli”

Presentato al World economic forum il “Global talent Competitiveness index” di Insead: nel mondo i paesi più attenti a coltivare e non far scappare le menti promettenti sono Svizzera, Singapore e Lussemburgo. Il nostro Paese al 36esimo posto

Pubblicato il 20 Gen 2015

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Al primo posto si è piazzata la Svizzera, seguita da Singapore e Lussemburgo. A seguire nella top ten ci sono Stati Uniti, Canada, Svezia, Regno Unito, Danimarca, Australia e Irlanda. Per trovare l’Italia bisogna scendere fino al 36esimo posto. E’ la classifica stilata dal Global Talent Competitiveness Index realizzato da Insead in collaborazione con Hcli e Adecco Group, presentata oggi al World Economic Forum di Davos, che prende in considerazione 93 paesi nel mondo.

Una fotografia che spiega come, spiegano gli autori, l’Italia dimostri “di avere buone capacità di sviluppare i propri talenti, grazie a una solida educazione formale. Tuttavia, a causa dell’incertezza che ancora pesa sul contesto normativo ed economico del Paese, non sembra tenere il passo nella capacità di attirare risorse ad alto valore aggiunto e creare i giusti presupposti per farle crescere”.

Dalla ricerca emerge che gli investimenti in “competenze per l’idoneità al lavoro” e formazione professionale sono la chiave per attrarre, non far scappare e sviluppare i talenti all’interno di mercati del lavoro in continuo cambiamento e crescente disoccupazione. Attualmente, emerge dai dati del report, oltre 200 milioni di persone sono prive di un’occupazione, tra cui 75 milioni di giovani, e nonostante questo ogni anno milioni di posti di lavoro sono vacanti in tutto il mondo, non occupati a causa dello squilibrio correlato ai talenti.

“Viviamo in un mondo in cui il talento è diventato la valuta centrale della competitività, tanto per le imprese quanto per le economie nazionali – commenta Ilian Mihov, preside di Insead – Eppure, si riscontra ancora uno squilibrio troppo frequente tra i sistemi di istruzione e le esigenze dei mercati del lavoro. Le imprese e i governi hanno bisogno di nuove tipologie di leader e imprenditori, dotati delle competenze che aiuteranno le loro ditte e i loro paesi a prosperare nell’economia della conoscenza globale”.

“È sorprendente il fatto che tra i tre paesi in testa alla classifica due siamo paesi senza sbocco sul mare e uno sia un’isola – afferma Bruno Lanvin, direttore esecutivo di Global Indices all’Insead e coautore del report – Dovendo far fronte a sfide geografiche specifiche e a una quasi totale assenza di risorse naturali, questi paesi non hanno avuto scelta se non quella di optare per economie aperte, un ingrediente essenziale per essere competitivi a livello dei talenti”.

“Anche in Italia un’alta percentuale di giovani, che si stima compresa tra il 18 e il 20% dei disoccupati, continua a non trovare lavoro non per colpa della recessione ma a causa del crescente gap tra competenze offerte dal mondo dell’istruzione e competenze richieste dalle aziende – sottolinea Federico Vione, amministratore delegato di Adecco Italia – In considerazione di questi dati e in linea con quanto emerge dalla nuova edizione del Gtci, come Adecco stiamo portando avanti il progetto #diamolavoroalleambizioni che si propone di creare 100mila nuove opportunità di lavoro in 24 mesi attraverso un importante investimento in formazione, pari a 10 milioni di euro. Ci auguriamo inoltre che il Jobs Act appena varato dal Governo possa velocemente aiutare il nostro Paese a recuperare lo storico ritardo nelle politiche di attivazione, favorire l’alternanza tra scuola e mondo del lavoro e più in generale creare le migliori condizioni normative ed economiche necessarie per promuovere concorrenza, innovazione e investimenti”.

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