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Digital Single Market, scarsi risultati per l’Europa: “Bisogna ricalibrare le politiche”



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In un report a cura di Analysys Mason per Meta messi nero su bianco i rischi derivanti dalla complessità normativa e dall’adozione dell’applicazione delle regole nei singoli Stati Ue. Forte discrepanza fra la “visione” e la realtà dei fatti: persistono le barriere nel commercio transfrontaliero e aumentano le difficoltà e i costi per le aziende che operano nel Continente: Risultato: le startup non riescono a “scalare” e ne va della competitività

Pubblicato il 11 set 2024



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Il grande tema della perdita di competitività dell’Europa torna alla ribalta anche nello studio condotto da Analysys Mason e sponsorizzato da Meta: il mercato unico digitale dell’Ue (Dsm), cruciale per la crescita economica e la competitività dell’Unione, è “ostacolato dalla complessità normativa, compresa la frammentazione nell’adozione e nell’applicazione delle regole tra gli Stati membri dell’Ue”, affermano gli analisti.

Il divario tra la visione dei responsabili politici europei e la realtà del Dsm è evidente nelle persistenti barriere commerciali transfrontaliere e nella scarsità di imprese digitali hitech di successo nell’Ue rispetto agli Stati Uniti. Ciò contribuisce a una minore spesa per la ricerca e lo sviluppo nell’Ue rispetto agli Stati Uniti, il che ostacola l’innovazione e la crescita europee, si legge nel report.

La soluzione? Come dice il titolo dello studio si tratta di “Ricalibrare le policy per le piattaforme digitali nel Digital single market dell’Ue”.

Troppe regole, Digital single market a metà

Secondo Analysys Mason, le misure politiche dell’Ue si sono concentrate troppo sul miglioramento della connettività, mentre regole come il Gdpr e il Digital Services Act hanno sì stabilito uno standard elevato per la protezione degli utenti online e dei loro diritti fondamentali, ma hanno anche aumentato il rischio normativo e il costo per le aziende che operano in Europa.

L’incertezza associata a questi rischi e costi colpisce la maggior parte delle startup e delle scaleup europee, danneggiando ulteriormente la potenziale competitività a lungo termine dell’Europa.

Le big tech hanno un ruolo di supporto

Nonostante i rischi che i responsabili politici europei associano alle grandi piattaforme digitali globali, queste aziende sono state fondamentali nell’aiutare i consumatori e le imprese all’interno della versione attuale del Dsm, prosegue il report. Innovano, facilitano il commercio transfrontaliero e sostengono le imprese europee fornendo servizi e strumenti. Ciò consente alle imprese europee di operare in modo efficiente, sostenere la propria innovazione e crescita e competere a livello globale utilizzando una tecnologia all’avanguardia.

Per contribuire a promuovere la prosperità a lungo termine, la politica digitale dell’Ue dovrebbe sostenere l’innovazione, riducendo la complessità normativa e incoraggiando le imprese ad adottare strumenti competitivi a livello globale forniti dalle piattaforme digitali, sostiene il report condotto in maniera indipendente da Analysys Mason ma con la sponsorizzazione di Meta.

Ricalibrare le politiche Ue verso le piattaforme digitali

Le piattaforme digitali aiutano ad abilitare il Dsm e a mitigare la frammentazione europea creando spazi che trascendono i confini nazionali e riducono le barriere associate alle differenze geografiche, linguistiche e culturali”, si legge nello studio. “Ciò si ottiene attraverso processi o strumenti relativamente standardizzati con cui gli utenti interagiscono in modi simili in tutta Europa. Sulle piattaforme di Meta, ad esempio, la maggior parte degli annunci pubblicitari (misurati utilizzando le “impressioni degli annunci” per gli utenti finali) che attraversano i confini europei sono diretti a paesi che non condividono una lingua comune con il paese del venditore. Le piattaforme sono inoltre di particolare vantaggio per le imprese più piccole, come mostrato in uno studio di eBay che ha evidenziato come il 97% di tutte le piccole imprese europee abilitate a eBay esportassero e quelle dell’Ue in media vendessero verso 20 diversi mercati di destinazione internazionali”.

Le piattaforme digitali (così come i fornitori di contenuti e applicazioni) che operano su scala globale tendono a sviluppare elementi tecnologici sotto forma di infrastrutture digitali (ad esempio i servizi cloud) e software open source (ad esempio librerie e strumenti per l’intelligenza artificiale), prosegue il report. Questi elementi costitutivi sono resi ampiamente disponibili in tutto il mondo e sono al centro della trasformazione digitale europea. Senza questi elementi costitutivi, le imprese europee, soprattutto le startup e scaleup, dovrebbero fare affidamento su strumenti su scala più piccola e meno competitivi, dedicare risorse alla creazione di questi strumenti da soli o semplicemente non essere in grado di operare.

Le piattaforme digitali forniscono un’ampia varietà di strumenti che consentono alle imprese europee di operare e crescere in modo rapido ed economicamente vantaggioso. Ciò è in contrasto con l’ampia gamma di normative digitali che aumentano la complessità normativa e i costi di conformità per le imprese europee”, si legge nel report.

Due i macro cambiamenti di policy suggeriti: “In primo luogo, i decisori politici dovrebbero includere un test di competitività nelle valutazioni d’impatto per qualsiasi nuovo regolamento che propongano. Inoltre, dovrebbero fornire ai regolatori un quadro che consenta loro di considerare sia i diritti fondamentali che altri obiettivi politici come l’innovazione e la competitività. In secondo luogo, le politiche digitali nell’ambito del Dsm dovrebbero concentrarsi sul riconoscimento dell’importanza degli investimenti del settore privato e sulla loro ulteriore attivazione in aree in cui l’innovazione può sostenere la competitività globale dell’Europa, in particolare nelle aree emergenti della tecnologia digitale, tra cui l’intelligenza artificiale e altri settori deep tech”.

Meno frammentazione, più investimenti nel deep tech

I responsabili politici possono ridurre la frammentazione nell’adozione regolamentazione e concentrarsi sulla possibilità di investimenti del settore privato in aree emergenti della tecnologia digitale, compresi i settori “deep tech” come l’intelligenza artificiale, dove l’innovazione può sostenere la competitività globale dell’Europa. Ciò comporterà aiutare le aziende europee a trovare un equilibrio tra l’utilizzo di elementi tecnologici di base forniti da aziende globali ben consolidate (come nei servizi cloud) e la promozione di innovazioni e tecnologie all’avanguardia interne all’Europa per cercare di ottenere una leadership europea in campi più nascenti, come l’Ai.

Creando un ambiente normativo favorevole all’innovazione e dotando le aziende europee dei migliori strumenti, l’Europa può rafforzare la sua autonomia strategica aperta e sfruttare la tecnologia per risolvere le grandi sfide del presente e del prossimo futuro.

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