Droni, fattore umano prima causa di incidenti

A firma della Fiapr un’indagine che svela gli “inconvenienti” tecnici che si possono verificare utilizzando i dispositivi: nel 68% dei casi sono gli errori dei “piloti” a provocare danni

Pubblicato il 22 Lug 2015

DE.A.

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Anche per i droni la causa di incidente più frequente resta, come negli altri settori dell’aviazione, il fattore umano. Ciò significa che, per gli addetti ai lavori, il livello e il potenziale tecnologico dei velivoli unmannedd è già sufficientemente affidabile e sicuro. E’ in sintesi quanto emerge da un’indagine condotta dalla Fiapr, la Federazione Italiana Aeromobili a Pilotaggio Remoto, che ha raccolto in forma anonima i dati, analizzando tecnicamente gli inconvenienti che accadono agli operatori italiani.

La causa del 78% degli incidenti in aviazione e, pare, del 63% di quelli riguardanti i droni, è il fattore umano. Un nemico contro il quale, nell’aviazione generale, militare e commerciale, piloti e tecnici lottano seguendo corsi di aggiornamento periodici obbligatori, affrontando sessioni al simulatore e sottoponendosi a test attitudinali. Con il grande risultato che l’aviazione rimane il mezzo di trasporto più sicuro, ma senza mai riuscire a scalzare il fattore umano dal primo posto della classifica delle cause.

Nei droni il 23% delle interruzioni di volo sono causate da errore di pilotaggio, e il 14% da guasti hardware (manutenzione e assemblaggio non corretti). Quello che può aiutare è quindi l’allenamento, forse anche più di un syllabus comune o di un training standardizzato. “Osservando il contenuto numero di ore di volo dichiarate – spiega Sergio Barlocchetti, ingegnere aerospaziale, giornalista, pilota – viene spontaneo chiedersi se non serva, in generale, molto più allenamento e quindi più possibilità di volare e allenarsi”. Del resto, il 43% dei piloti non supera le 50 ore annue, e ciò significa – ad andar bene – una media di 4 ore al mese, quindi poco più di quel che serve per poter lavorare (tre voli ogni 90 giorni). Piloti che per il 77% hanno imparato a volare da soli, ma una caratteristica che la ricerca dimostra essere svincolata dalle cause più frequenti di interruzione del volo. Esiste però la dimostrazione che un pilota formato in una scuola porti statisticamente all’atterraggio il drone in modo controllato, ben più frequentemente di un autodidatta.

L’affidabilità dei data-link non supera il 14% delle cause di interruzione del volo, segno che in generale servono frequenze più pulite e dedicate, ma anche che non si tratta della “causa maggiore”.

Si veda il rapporto completo

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