ISTRUZIONE

E-book nelle scuole, Ferri (Bicocca): “Rinvio affossa l’Agenda digitale”

Critico il docente dell’università milanese, esperto di scuola digitale. “Si prosegua con i tempi previsti e nel contempo si metta la banda larga nelle classi, aspetto in cui rappresentiamo un record negativo in Europa”

Pubblicato il 23 Lug 2013

Alessandro Longo

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“Spero che la dichiarazione del ministro resti tale e non abbia effetto. Altrimenti si impantana la rivoluzione digitale nelle scuole. Significa bloccare l’adeguamento dell’offerta editoriale e la formazione degli insegnanti agli standard europei”. Paolo Ferri, docente dell’Università Bicocca di Milano, è riconosciuto come uno dei massimi esperti di scuola digitale. Ed è molto critico verso quanto affermato dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, secondo cui bisogna rinviare l’obbligo- previsto in Agenda Digitale- di adottare libri digitali o ibridi nelle classi dall’anno scolastico 2014-2015. Si parla ora di un rinvio al 2015-2016, anche se il ministro non ha ancora fatto seguire un atto formale a quella dichiarazione d’intenti.

Come interpreta questa presa di posizione del ministro?

E’ il risultato del pressing forte degli editori, che già contro quella scadenza avevano fatto ricorso al Tar. Ma anche sulla formazione degli insegnanti il ministro sta frenando, vedi i ritardi sull’avvio del tirocinio formativo attivo, previsto dal decreto Gelmini. Le posizioni che il ministro sta prendendo sulla Scuola sembrano troppo schiacciate sui desiderata delle associazioni di categoria, sindacati e editori. Quanto ai libri, già c’è stato un rinvio- la prima scadenza prevista in Agenda era il 2013-2014. Il primo rinvio era sensato. Un altro non lo sarebbe.

Perché no?

Per molti motivi. Ora molti editori sono pronti agli ebook. Pearson ha già perso vendite potenziali perché era pronto sulla prima scadenza. Un secondo rinvio rischia inoltre di indebolire la cogenza del termine, può far pensare a editori e insegnanti che sia possibile un terzo, un quarto rinvio, sine die. E che insomma tutta la materia del digitale non sia poi in fondo così urgente. E’ un brutto segnale, in generale, che si dà sull’urgenza di attuazione dell’Agenda digitale, non solo nella scuola. E’ importante che tutti i ministri tengono botta sull’attuazione dell’Agenda. E’ pericoloso dare un segnale di uscita da una traiettoria già segnata, dove ci sono i tempi per allineare l’Italia all’Europa. Ricordiamo che il cambiamento in tutti gli altri Pasi è avvenuto dall’alto. Nel Regno Unito, il governo ha imposto i libri digitali a scuole e editori.

Ci sono però anche motivi oggettivi che giustificherebbero un rinvio

Gli editori si lamentano giustamente dell’Iva troppo alta sui libri digitali, al 21 per cento. All’estero hanno finanziato la migrazione al digitale, da noi no. Inoltre le classi italiane sono poco coperte da banda larga. Lo dice una ricerca dell’Università Cattolica di Milano del 2009/2010, commissionata da Scuola digitale. Vien fuori che solo il 33 per cento ha una qualche copertura nell’edificio scolastico. Solo il 9 per cento ha internet in qualche classe e si scende al 7 per cento per quelle che hanno la connessione in tutte le classi. Sono dati non pubblici, che il governo ha ben poco interesse a divulgare, perché ci posizionano al livello della Grecia.

Allora in definitiva che bisognerebbe fare?

In linea generale bisogna proseguire con il piano dell’Agenda, rispettando la tempistica a suo tempo concordata con gli editori. Andare avanti con il piano di cablaggio della banda larga nelle scuole e nelle zone del digital divide. E’ vero che ci sono motivi frenanti, ma da qualche parte bisogna partire e un rinvio sugli ebook avrebbe più danni che benefici.

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