E-health, Faltoni (Tbs Group): “L’Italia ha bisogno di una visione”

Il direttore generale della business unit dispositivi medici e sistemi Ict Italia fa il punto sullo stato e le prospettive della sanità digitale: “Persistono sprechi e inefficienze. Indispensabile una revisione organizzativa”

Pubblicato il 22 Dic 2015

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Prendere a modello la tecnologia “come una potente alleata per il raggiungimento dei nostri obiettivi, che può aiutarci a migliorare e, allo stesso tempo, ad ottimizzare le modalità di erogazione dell’assistenza sanitaria”. Parole del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, secondo cui “lo sforzo di chi detiene la governance del processo deve essere quello di eliminare gli ostacoli allo sviluppo di servizi digitali, alimentando la fiducia dei cittadini e la competenza degli operatori, attraverso programmi di aggiornamento e formazione”. Dichiarazioni sulle quali concorda Fabio Faltoni, direttore generale della business unit dispositivi medici e sistemi Ict Italia di Tbs Group, che – a pochi giorni dalla fine dell’anno – fa il punto sullo stato di salute della sanità digitale.

“Il ministro Lorenzin ha ragione, ma il quadro generale di riferimento rimane quello della spending review”, spiega Faltoni, secondo il quale “mentre le tecnologie, la farmacologia, la medicina avanzano e richiedono risorse, al pari dell’aumento del numero degli anziani – con un contorno di cronicità, e di crescente necessità di assistenza sociosanitaria – dal punto di vista reale le risorse diminuiscono”. Per non parlare dell’aspetto finanziario. “Persistono sprechi ed inefficienze su cui si può e si deve intervenire, ma la politica dei tagli lineari alla lunga non pagherà. Piuttosto, occorre intervenire sui processi”, continua.

Quindi un bilancio degli ultimi dodici mesi. “Il 2015 è stato l’anno dei grandi annunci, ma di concreto abbiamo visto poco. L’impressione è che la macchina della salute abbia bisogno di un’importante revisione organizzativa, affinché termini progettuali come ospedale-territorio, fascicolo elettronico, telemonitoraggio assumano contorni definiti e facciano decollare il mercato dell’e-health in Italia”. E ancora, Big data analytics, cloud computing, sistemi software di supporto alle decisioni, robotica. In che modo le nuove si sposano con la sanità digitale 2.0? “Vedo grandi possibilità di rendere più efficiente il sistema in termini organizzativi-gestionali e di output clinico – risponde Faltoni – ma ciò richiede investimenti e risorse adesso, nell’ottica di risultati importanti, anche di conto economico, che arriveranno soltanto domani”.

Si è accennato ai servizi di monitoraggio a distanza, una serie di tecnologie (non fanno eccezione telemedicina e teleconsulto) che oggi sono molto cresciute. “Tant’è che si potrebbe lavorare in remoto in numerose discipline mediche con efficienza e qualità. Con enormi risparmi per il sistema”, spiega Faltoni, evidenziando però ancora “numerose resistenze nei processi e nelle consuetudini all’innovazione in generale”. Quindi in qualità di componente del comitato di presidenza della federazione Assobiomedica (carica che ricopre dal 2011), con una delega specifica nei rapporti con le regioni, Faltoni avverte due grandi responsabilità: la prima è verso gli associati, che in un momento di massima criticità del mercato e dei rapporti istituzionali manifestano interessi e problematiche diverse. La seconda è individuare le migliori strategie e soluzioni da proporre e costruire con le controparti istituzionali in vari ambiti: spending review, centralizzazione degli acquist, introduzione dell’innovazione tecnologica. Infine, un auspicio per il 2016. “Spero sia l’anno del cambiamento. Il mondo delle imprese necessita di quadri di riferimento chiari e contornati per programmare e decidere i suoi modelli organizzativi, definire le risorse e pianificare gli investimenti”, conclude.

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