Si chiama Catalogo per i partecipanti, è il primo strumento digitale per l’assegnazione delle forniture ai 147 Paesi che prenderanno parte a Expo 2015 e ha tre obiettivi dichiarati. Primo: snellire la procedura di selezione delle aziende tricolori chiamate ad assistere i partecipanti nella fase di allestimento e gestione delle strutture. Secondo: incentivare le Pmi a sviluppare competenze digitali e linguistiche per competere sui mercati esteri. Rappresenta infine un esperimento per il varo di una piattaforma che dovrebbe sopravvivere alla manifestazione e costituire un database di fornitori certificati per buyer internazionali. Ne parla al Corriere delle Comunicazioni Alessandro Tammaccaro, responsabile Pianificazione sistema acquisti Expo 2015.
Com’è nata l’iniziativa?
Da un’esigenza concreta: i Paesi e le organizzazioni sovranazionali partecipanti devono arrivare a Milano e costruire in loco le strutture che poi andranno animate per il semestre della manifestazione. Da regolamento abbiamo l’obbligo di fornire una lista di fornitori. Se avessimo scelto il modo tradizionale, avremmo dovuto avviare tantissime procedure di gara per individuare le aziende da proporre. Per questo abbiamo pensato a un marketplace virtuale in cui si incontrassero direttamente domanda e offerta. Lavorando insieme alla Camera di Commercio di Milano, che ha messo a disposizione Digicamere per la realizzazione dello strumento e Promos per la promozione dell’iniziativa, abbiamo così creato a dicembre un gruppo (esteso anche al global partner Intesa Sanpaolo, che ha fornito il sistema di e-payment) che collaborerà fino al termine dell’evento. Naturalmente sono coinvolte anche le altre camere di Commercio italiane e gli ordini professionali.
Quanto costa il Catalogo e quanto si riesce a risparmiare?
L’investimento, che comunque è in divenire, ammonta a meno di un milione. Nella logica della piattaforma telematica di procurement il risparmio sta nell’ottimizzazione dei processi e nella maggiore trasparenza. Il catalogo non è uno strumento di e-procurement, ma un luogo di incontro. Il dialogo è online, mentre le trattative tra Paesi e imprese avverranno nelle modalità preferite dai soggetti, anche per andare incontro alle normative di riferimento dei partecipanti. Non parlerei dunque di risparmio, ma di opportunità e di valore aggiunto nell’incontro tra domanda e offerta.
Il Catalogo è stato pensato per incentivare le Pmi a usare le tecnologie digitali e l’inglese. Non c’è il rischio che si divarichi il gap tra chi è già pronto e chi ancora non lo è?
L’unico aspetto informatico rilevante di cui tenere conto è la firma digitale, ed esistono già normative che lo rendono uno strumento obbligatorio. Il progetto, per come è stato studiato, è davvero inclusivo.
Non ci saranno “favoritismi” nemmeno riguardo alla ricerca e identificazione delle aziende fornitrici?
Questa è stata una delle principali problematiche che abbiamo dovuto affrontare, anche perché chi usa i motori di ricerca online generalmente si limita a controllare i primi 10-15 risultati. Sono stati creati dunque due filtri: abbiamo chiesto all’Agid di elaborare un algoritmo di listing randomico che permetta di avere sempre imprese diverse tra i risultati di ricerca. Solo in seconda istanza è possibile effettuare una richiesta Google-like.
La ricerca è biunivoca?
No. Per evitare di intasare la posta elettronica dei partecipanti, le imprese possono solo rispondere alle richieste di contatto che ricevono.
Quante adesioni ci sono?
Attualmente circa 600 . Il progetto è partito a dicembre e abbiamo appena iniziato il roadshow promozionale. Inoltre, per ora, sono disponibili come categorie merceologiche solo quelle relative a progettazione, costruzione e allestimento, le più urgenti per i partecipanti. Da qui a qualche settimana la rosa si amplierà.
Il direttore generale Galli ha detto che lo strumento sopravviverà all’Expo.
Una volta creato, il Catalogo rappresenterà un asset portante non solo per la manifestazione, ma costituirà una vera banca dati di soggetti qualificati, da usare anche in altri contesti dopo questa prima sperimentazione. Sul lato imprese, rilasciamo l’autorizzazione a utilizzare il logo di Expo 2015 su tutti i supporti (dalla carta intestata alla comunicazione istituzionale) delle aziende che si saranno aggiudicate almeno un contratto di fornitura attraverso il Catalogo. È un bel biglietto da visita.