CONSIGLIO UE

Fair share Tlc-Ott, Urso: “Serve un accurato studio di settore”

Il ministro per le Imprese: “Bisogna capire quanto l’infrastruttura sia appesantita dal sovraccarico dei flussi degli over the top. Ma gli operatori che traggono vantaggio dalla trasformazione digitale devono contribuire ai costi”. Il Commissario Ue al Mercato interno Breton annuncia un libro bianco sugli investimenti nel settore telco

Pubblicato il 24 Ott 2023

Adolfo Urso 3

Tutti gli operatori del mercato che traggono vantaggio dalla trasformazione digitale devono contribuire in modo equo e proporzionato ai costi delle infrastrutture, dei servizi e dei beni pubblici, a beneficio di tutte le persone che vivono nell’Ue. Ma per affrontare il tema della “Fair and proportionate contribution” sulla connettività del futuro l’Italia ritiene opportuno maggiori approfondimenti da parte della Commissione e più tempo per valutare l’impatto sulle infrastrutture di rete da parte dei flussi delle Ott.

È quando sostenuto oggi dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al consiglio informale Ue sulle telecomunicazioni a Léon (Spagna), “nel quale è emersa la assoluta necessità di accelerare sulla strada del decennio digitale, con l’obiettivo di garantire la massima copertura della banda ultralarga al servizio di cittadini e imprese, riaffermare la leadership Ue nel settore delle telecomunicazioni e la centralità dell’Europa nel cablaggio sottomarino su cui è particolarmente impegnata l’Italia con le sue imprese”, ha spiegato.

Più investimenti e trasparenza

A questo fine “servono sicuramente più investimenti e più trasparenza, in un contesto di maggiore sicurezza, con strumenti adeguati a sostegno del comparto sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta, di attori pubblici e di attori privati”.

In tale contesto “l’Italia prende atto del principio della ‘giusta e proporzionata contribuzione’ di cui alla “Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale” ha  sottolineato Urso. “In sostanza, gli operatori del mercato che traggono vantaggio dalla trasformazione digitale devono contribuire ai costi delle infrastrutture e dei servizi”.

Secondo Urso, i risultati della consultazione pubblica europea dimostrano come “ci sia una sostanziale polarizzazione tra gli stakeholder di settore che si attestano su posizioni contrastanti”. Pertanto, “il tema della fair contribution è chiaramente delicato e di una portata tale che deve essere affrontato a livello europeo di concerto con la Commissione e tutti gli altri Stati Membri, tanto al fine di non creare effetti distorsivi o violazioni del principio di neutralità della rete”.

Fair share, uno studio di settore per valutare l’impatto ex ante

A fronte dei risultati della consultazione pubblica europea, Urso ha sollecitato “un accurato studio di settore, ovvero da una valutazione di impatto ex ante da parte della Commissione che ci aiuti a capire se e quanto l’infrastruttura sia “appesantita” dal sovraccarico dei flussi delle Ott, analizzando così se una misura fair share possa avere un impatto non sperato”.

Le Telco e i grandi generatori di contenuti devono quindi potersi sedere ad un tavolo “con l’unico obiettivo di accelerare ulteriormente lo sviluppo delle nuove reti digitali fisse e mobili virtualizzate e cloud based a banda ultralarga, diffondere contenuti di qualità e garantire livelli di servizio adeguati agli utenti, il tutto senza mai pregiudicare gli investimenti dei campioni nazionali nei settori adiacenti (es. broadcaster) presenti in ciascun Stato Membro” ha spiegato il ministro.

Riflettori sullo spettro

Nel suo intervento, Urso ha inoltre posto l’accento su come l’Italia ritenga “che l’attuale gestione dello spettro elettromagnetico sia pienamente indirizzata ad un uso efficiente della risorsa scarsa e garantisca uno sviluppo omogeneo delle tecnologie mobili di nuova generazione. Le diverse situazioni nazionali sono già oggi esaminate e rese omogenee tramite misure di armonizzazione a livello internazionale ed europeo comprese le regole tecniche stabilite in ambito Cept”.

Italia in campo per la Digital Decade

Inoltre, secondo il ministro, riguardo gli investimenti è necessario continuare a garantire strumenti quali Dep e Cef, oltre a sostenere, attraverso la Commissione, gli strumenti di domanda e offerta per sviluppare pienamente le nuove reti digitali.

Su questo tema il ministro ha assicurato che “l’Italia farà la sua parte insieme a tutti gli altri Stati Membri al fine di studiare possibili strumenti utili a consentire nei termini previsti a livello Ue (che prevedono la copertura di tutte le famiglie dell’Ue con una rete fissa gigabit -1Gbps-, e di tutte le aree popolate con il 5G entro il 2030) lo sviluppo delle nuove reti digitali fisse e mobili a banda ultralarga”.

Tutto questo con l’obiettivo “di continuare ad accelerare, con investimenti pubblici e privati, lo sviluppo capillare delle nuove reti digitali fisse e mobili a banda ultralarga e l’utilizzo delle nuove tecnologie di frontiera, diffondere contenuti di qualità, investire sulle competenze e garantire sicurezza unitamente a livelli di servizio adeguati agli utenti, tanto al fine di garantire la competitività delle nostre imprese attraverso una solida sovranità digitale europea che sia a fondamento del sua autonomia strategica.

Il nodo security

Autonomia che si coniuga oggi più che mai con sicurezza, come dimostrano le ultime vicende sulle connessioni marittime. Sulle infrastrutture critiche è necessario – ha concluso Urso – lavorare insieme e nell’ambito della Nato, perché siamo tutti consapevoli di quale sia la situazione geopolitica globale”.

Il libro bianco della Ue

Al termine del Consiglio delle Tlc, il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, ha annunciato  che la Commissione presenterà, nella prima metà del 2024, un Libro bianco sugli investimenti nel settore delle telecomunicazioni.

Il documento dovrebbe poi aprire la strada al “Digital Networks Act”, una proposta legislativa vera e propria preannunciata dallo stesso politico francese nelle settimane scorse per “ridefinire il dna della regolamentazione” Ue nelle tlc.  “Il dibattito è molto più ampio di così, serve una visione comune per gli investimenti”, ha detto Breton incalzato dai giornalisti in conferenza stampa sul tema fair share.

Il commissario a quindi indicato la volontà di organizzare presto una tavola rotonda con il settore finanziario europeo per “ripristinare l’appetito” negli investimenti nelle infrastrutture delle tlc. Il tema del contributo equo, ha assicurato, “sarà incluso nelle discussioni”. La Commissione europea stima che serviranno almeno 174 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi di connettività entro la fine del decennio: fibra ovunque e 5G in tutte le aree popolate. L’Ue, ha detto ancora Breton, sta costruendo “un quadro giuridico favorevole” agli investimenti e questo è il suo “obiettivo”, perché “non possiamo permettere gli investitori decidano di andare solo negli Stati Uniti o altrove e non in Europa”.

Fair share, il piano Breton

Nelle scorse settimane Breton, aveva delineato in un post su Linkedin i prossimi passi della Ue sul tema fair share, annunciando appunto l’arrivo di Digital networks actper “ridefinire il Dna della regolamentazione di settore”.

“Alcuni hanno cercato di ridurre la questione degli investimenti a una battaglia sulla ‘giusta quota’ tra big telco e big tech”, affermava Breton riferendosi al fair share, ma “trovare un modello di finanziamento per gli ingenti investimenti necessari è una questione importante che dovremo affrontare, la posta in gioco è molto di più”.

Per raggiungere gli obiettivi della Digital Decade, secondo Breton, occorre progredire su quattro filoni. Innanzitutto facilitare le operazioni transfrontaliere e la creazione di veri operatori di infrastrutture paneuropei, con la scala per cogliere appieno il potenziale di un mercato delle telecomunicazioni a livello di Ue. “La questione del consolidamento del mercato dovrebbe essere affrontata anche per le operazioni in uno Stato membro, preservando nel contempo i benefici per i consumatori e l’innovazione”.

Secondo filone sarà adattare il quadro normativo per ridurre i costi e la burocrazia per una rapida implementazione delle tecnologie; con il Gigabit infrastructure act sono state gettate le basi per questo lavoro, ma ora occorre un approccio più completo, guardando, prima di tutto, alla gestione dello spettro, che per troppo tempo è stata utilizzata da alcuni governi come una gallina dalle uova d’oro e ha limitato la capacità delle telco di investire.

Occorrerà, inoltre, attirare più capitali – e più privati – nel settore europeo delle telecomunicazioni. È a questo proposito che Breton sottolinea che occorre non limitarsi alla questione del fair share, ma trovare un modello di finanziamento per gli enormi investimenti necessari.

Infine, c’è il filone della cybersecurity: proteggere le nostre reti. “Nell’attuale mondo interconnesso, con crescenti tensioni geopolitiche, dobbiamo garantire il pieno controllo dei nostri processi decisionali in settori strategici, come la connettività, ed evitare interferenze esterne dannose nella nostra infrastruttura di connettività dell’Ue”, afferma Breton. “L’Ue ha fatto molta strada per proteggere le reti 5G, che sono infrastrutture critiche a sé stanti. Ma ci sono importanti zone grigie quando si tratta di proteggere la nostra infrastruttura di rete nell’area dello spettro e dei cavi sottomarini”.

L’incontro di Urso con Camplargo

A margine della riunione informale dei ministri Ue delle telecomunicazioni in corso a Léon, Urso ha incontrato il Segretario di Stato del Portogallo Mario Camplargo. Nel corso dell’incontro, spiega una nota del Mimit, i ministri hanno condiviso la strategicità a livello geopolitico delle tecnologie relative ai cavi sottomarini, affermando l’importanza che l’Europa sia al centro dello sviluppo delle reti sottomarine, soprattutto in ragione del proprio posizionamento geografico, affermando la sua leadership strategica in un quadro regolatorio condiviso e strutturato. In tal senso l’Italia rappresenta uno snodo fondamentale per le infrastrutture europee e internazionali, anche grazie alla attività di imprese leader nel settore, sottolinea la nota. In questo contesto Italia e Portogallo condividono le necessità di un’azione comune per lo sviluppo della connettività sottomarina.

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