L'ANALISI

Fondazione Bordoni, timori da spending review

La Fub si candida per nuove sfide tecnologiche, ma un eventuale calo di commesse pubbliche dovuto ai tagli in ricerca potrebbe riportare incertezza sul futuro

Pubblicato il 14 Set 2012

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Clima di incertezza sulla Fondazione Ugo Bordoni (Fub) in vista dei tagli previsti dalla spending review, che potrebbero tradursi in un numero minore di commesse pubbliche affidate all’ente di ricerca mettendola così di fronte a un bivio: continuità da parte o forte ridimensionamento dall’altra.

Una concreta minaccia alla sopravvivenza dell’istituto impegnato da oltre mezzo secolo in studi e ricerche sullo sviluppo tecnologico si era manifestata in estate quando era emersa addirittura l’idea di operare una fusione tra Fub e Agenzia per l’Italia digitale.

Non è stato tecnicamente possibile perché la Fub, costituitasi come Fondazione no-profit e “istituto privato di alta cultura” nel 2001, non si configura come un ente della pubblica amministrazione. A questo punto però la nuova incognita si chiama “spending review”. Se infatti negli anni ’50 la Fub viveva grazie a una percentuale dei ricavi delle cinque società del gruppo Iri-Stet (Sip, Iritel, Italcable, Telespazio e Sirmi) impegnate nel settore telefonico, oggi le sue risorse sono: finanziamenti del ministero dello Sviluppo Economico, regolati da specifiche convenzioni; commesse per studi e ricerche provenienti da soggetti pubblici o privati; contributi delle aziende riconosciute per statuto come soci fondatori (allo stato attuale i soci sono Wind, Terna, Vodafone, 3 Italia, Telecom Italia, Poste Italiane, Fastweb ed Ericsson). Dal 2007 la Fondazione non ha più contributi statali a fondo perduto, ma si finanzia attraverso “corrispettivi”, ovvero compensi per lavori svolti, che ruotano intorno ai 10/11 milioni di euro all’anno.

È chiaro che se la spending review porterà a una forte riduzione della spesa pubblica in ricerca, si scatenerà un effetto domino che potrebbe avere come ultima conseguenza la riduzione delle commesse affidate alla Fub. E allora bisogna chiedersi quale futuro attende la Fondazione, i suoi quadri, i suoi dipendenti e il suo know how tecnologico.

Attualmente la Fub ha una serie di progetti in corso e intanto si candida per altri che ritiene tagliati su misura per le proprie competenze. In passato si è impegnata su ricerca e monitoraggio costante dei campi elettromagnetici in tutta Italia. Ha fornito supporto tecnico, scientifico, operativo, di verifica e monitoraggio nella transizione al digitale terrestre. È stata advisor tecnico del ministero dello Sviluppo per la gara Lte. Da più di un anno e mezzo ha attivato e gestisce il Registro delle opposizioni, sul quale il cittadino presente negli elenchi telefonici pubblici può iscriversi se non desidera più ricevere chiamate dagli operatori del telemarketing. Su incarico dell’Agcom si sta occupando di verifica sulla qualità dei servizi ed è impegnata anche su alcuni progetti europei.

Per l’immediato futuro la Fub si candida quale soggetto ideale per gestire altre sfide tecnologiche. Proprio martedì è entrata a far parte del tavolo tecnico attivato dal ministero dello Sviluppo economico per verificare le interferenze tra televisione e telefoni cellulari 4G e vorrebbe giocare un ruolo di primo piano nel monitoraggio della situazione. La Fondazione è inoltre pronta ad occuparsi della nuova asta per le frequenze tv e potrebbe fornire supporto per gli ulteriori problemi sorti dal digitale terrestre. Intende anche proporsi per gestire la questione tuttora aperta dello spectrum review, l’inventario per l’utilizzo delle frequenze nel nostro Paese già avviato nel 2007 ma non ancora completato.

Inoltre, come ha dichiarato al Corriere delle Comunicazioni Alessandro Luciano subito dopo la sua nomina alla presidenza della Fub, “pensiamo di allargare le nostre attività di ricerca e consulenza alle infrastrutture di rete rafforzando anche le nostre sinergie col mercato: energia, trasporti, gas, servizi logistici e postali”. Non a caso tra i soci fondatori della Fub è entrata anche Terna. Sempre nella stessa intervista, Luciano ha annunciato l’intenzione di “sviluppare la presenza sul mercato anche con offerte per il settore privato”, pur ribadendo la necessità di rafforzare il tradizionale legame con la sfera pubblica. Sempre che i nuovi sviluppi legati ai progetti di revisione della spesa non mettano i bastoni tra le ruote.

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