Fub e Cnr uniti in nome del data mining

Siglato l’accordo quadro per lo sviluppo delle tecnologie della conoscenza “estratta” dal Web. Il ministro Romani: “Il Paese pronto a raccogliere la sfida della digitalizzazione”

Pubblicato il 25 Feb 2011

Il data mining fulcro delle attività congiunte del Cnr e della
Fondazione Bordoni. Il Consiglio nazionale delle ricerche e la Fub
hanno infatti firmato un accordo di collaborazione scientifica per
lo sviluppo della tecnologia  finalizzata all’estrazione di
conoscenza dalla quantità di dati prodotti dalla civiltà
digitale. L’intesa è stata firmata in occasione del convegno
"Data mining – quando un algoritmo produce conoscenza".
“L’accordo nasce dalla volontà di valorizzare i patrimoni di
conoscenza comuni per lo sviluppo di questo settore strategico e
abilitante – spiega Riccardo Pietrabissa,
direttore del dipartimento Tecnologie dell'informazione e della
comunicazione (Ict) del Cnr – Nella consapevolezza che la ricerca
sia uno degli strumenti centrali per lo sviluppo sociale, economico
e industriale del Paese”.

Per la rete internet si contano oggi circa 25 miliardi di pagine
indicizzabili e il deep-web è ben più vasto. Le banche dati
aziendali, gli archivi, le informazioni scambiate ogni giorno in
rete da milioni di utenti sono una vera e propria miniera di
informazioni e conoscenza. Adeguati algoritmi, le tecniche di data
mining appunto, cercano di scavare in questo mare magnum per
rintracciare informazioni che possono avere un enorme valore
culturale e economico: ma più la quantità di dati disponibile
cresce, più diventa difficile ottenere risultati affidabili.
L’accessibilità alle informazioni è infatti la chiave evolutiva
della nostra società che, tanto più riesce a facilitarla, tanto
più si sviluppa.

Le potenziali applicazione delle tecniche di data mining sono
dunque le più svariate, utili e delicate, poiché possono
riguardare anche l’uso di informazioni sensibili. Per questa
ragione è necessario che il loro sviluppo proceda di pari passo
con quello di strumenti tecnologici, giuridici ed economici in
grado di garantirne un uso corretto e lecito.
“In questi 10 anni i motori di ricerca web sono diventati molto
potenti, ma sono rimasti assai poco intelligenti – Claudio
Carpineto
, ricercatore della Fondazione Ugo Bordoni –
Trasformarli in motori di risposta e autentici risolutori di
problemi è una delle sfide scientifiche più difficili e
appassionanti con cui oggi dobbiamo misurarci”.
Nella ricerca medica e genetica le tecniche di data mining
permettono, ad esempio, di ridurre il costo dello sviluppo dei
farmaci, e consentono notevoli risparmi nella ricerca di
informazioni sulle fonti aperte (web), favoriscono maggiore
semplicità nell'incontro tra domanda e offerta di beni, sono
usate per migliorare la precisione delle previsioni di diversi
fenomeni, dalle condizioni atmosferiche all'andamento di
grandezze economiche.

“Le tecnologie di data mining – interviene il presidente del
Cnr, Luciano Maiani – rappresentano una frontiera
promettente e strategica per il futuro della ricerca nel campo
dell’Ict. Trasformare il diluvio di dati in leva strategica per
la crescita sociale ed economica e riuscire ad estrarre nuova
conoscenza dalle informazioni, per renderle utilizzabili,
rappresentano sfide su cui si sta misurando tutta la comunità
scientifica internazionale. In Italia il Cnr costituisce il
maggiore gruppo di studio in questo settore, con sette laboratori,
oltre 60 ricercatori e ben 4.250.000 milioni di euro l’anno di
fondi da progetti esterni”.
A fargli eco il presidente della Fub, Enrico
Manca
. “Il data mining rappresenta uno dei principali
strumenti per interpretare i fenomeni complessi tipici del livello
di sviluppo delle nostre società di oggi – osserva Manca –
Operiamo su un terreno in cui l’innovazione tecnologica se da una
parte offre possibilità virtuose in campo economico, sociale e
scientifico, dall’altra solleva interrogativi e aspetti critici
che possono investire i diritti individuali ma anche i più
complessivi funzionamenti della democrazia e dei soggetti politici
e sociali della sfera pubblica”.

La giornata di lavori organizzata da Cnr e Fub ha consentito di
riflettere su questi aspetti, mettendo in luce quanto la ricerca
sta già facendo nel campo dei possibili utilizzi del data mining,
quale sia l’interesse delle aziende e come la politica possa
mettere a frutto le potenzialità di queste tecnologie
nell’interesse dei cittadini. A chiudere i lavori del convegno il
ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani
che così ha commentato l’accordo.

“Che in Italia due protagonisti della ricerca pubblica come Cnr e
Fondazione Bordoni uniscano le loro rispettive competenze dimostra
come, ancora una volta, le intelligenze del Paese siano attente e
pronte a cogliere i segnali di cambiamento e siano capaci di
elaborarli, anche a livello teorico. Questa giornata mi dà
ulteriore fiducia sul fatto che stiamo camminando nella direzione
giusta quando diciamo che la scommessa del futuro è quella della
digitalizzazione del Paese, di dotarci di reti della nuova
generazione, di dare a tutti la possibilità di accedere alla Rete
in maniera qualificata e stabile”.

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