Gaming online. Rangone (Polimi): “All’Italia manca l’indotto”

Il responsabile Osservatori del Politecnico di Milano: la partita è aperta nonostante la forte penetrazione dei player stranieri. Ma bisogna darsi da fare

Pubblicato il 19 Set 2011

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L’Italia riuscirà a vincere la sua partita nel comparto del
gaming online? O lascerà nelle mani degli “stranieri” la fetta
più consistente del business? Le telco passeranno all’azione
accaparrandosi le licenze messe a disposizione per divenire
concessionarie dei nuovi casinò game legalizzati lo scorso 18
luglio? Per le software house tricolori si aprono nuove
opportunità? E per gli sviluppatori di apps?

Sono molti gli interrogativi che accompagnano l’evoluzione di un
mercato, quello dei giochi online, esploso alla fine del 2008 e
destinato a vivere una nuova piccola rivoluzione in queste
settimane. “I numeri parlano chiaro – spiega al Corriere delle
Comunicazioni Andrea Rangone, Responsabile
Osservatori Politecnico di Milano -. Nel primo semestre 2011 in
termini di raccolta si è registrata una contrazione dell’8%
rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. E questo è
il segnale che il mercato dei giochi resi legali con la normativa
del 2008, nell’arco di poco più di 24 mesi ha raggiunto la
saturazione. Certamente un nuovo sprint arriverà a seguito della
recente legalizzazione dei nuovi giochi con vincita di denaro –
cash poker e casinò game – ma prima di gridare al successo
bisognerà verificare i numeri. Vero è però che il mercato del
gaming online in quanto a introiti si sta avvicinando a quello del
cinema e ha già ampiamente superato quello del teatro e del
calcio. Dunque siamo decisamente di fronte a un fenomeno
importante, una industry a tutti gli effetti".

Rangone, oltre ai concessionari quali aziende in Italia
sono coinvolte nella partita?

Ad eccezione di Microgame e degli altri concessionari che hanno
realizzato in casa la tecnologia necessaria per operare su questo
mercato, nel nostro Paese purtroppo non si è sviluppato un
indotto. I fornitori di piattaforme, ossia le aziende che
certamente hanno un ruolo determinante nel mercato dei giochi
online sono perlopiù stranieri. E anche sul fronte della system
integration non c’è molto da segnalare. La legalizzazione dei
giochi con vincita in denaro via Internet potrebbe però riservare
delle sorprese: PosteMobile e Mondadori hanno deciso di passare
all’azione dotandosi delle licenze. E altre aziende non
specializzate nel comparto del gaming potrebbero scendere in
campo.

Le telco ad esempio?
Al momento le telco non si sono espresse ufficialmente in questa
direzione anche se alcune indiscrezioni di stampa le hanno date fra
le papabili candidate. Staremo a vedere ma va da sé che
indipendentemente dal ruolo di concessionarie le telco avranno
sicuramente dei vantaggi.

Quali?
Evidentemente sul fronte della connettività dati. Più si gioca
più si resta connessi a Internet più aumentano i guadagni per gli
operatori di Tlc. In particolare sarà la connettività in
mobilità, ossia attraverso gli smartphone, a registrare la
crescita maggiore. In Italia, si sa, il telefonino è uno strumento
diffusissimo e il fenomeno delle apps sta favorendo lo sviluppo del
segmento dati. Inoltre il download dei giochi è stato da sempre
nella parte alta delle voci di revenue, dunque le opportunità sono
enormi. Anche l’industria degli sviluppatori si sta muovendo
molto in questa direzione.

Smartphone ma anche tablet?
In fase iniziale saranno i telefonini a fare la parte del leone. I
tablet al momento non hanno un grosso livello di diffusione nel
nostro Paese, ma potenzialmente sono destinati a crescere, quindi
avranno la loro fetta. I pc restano grandi protagonisti, ma il
trend è a favore della mobilità. Ci sono, inoltre, dispositivi
che nel medio-lungo termine giocheranno un ruolo importante come ad
esempio le connected tv.

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