Gare IT, aperta la stagione dei saldi

Le aziende dell’informatica preoccupate per i ribassi record nelle aggiudicazioni. E nel mirino finisce Poste

Pubblicato il 02 Nov 2010

C’è soprattutto Poste Italiane nel mirino delle aziende
informatiche sul piede di guerra per il ribasso dei prezzi delle
gare. Il settore è in sofferenza da tempo per via delle molte
difficoltà che si stanno accumulando nel mercato italiano. Due di
loro (Ibm e Engineering) hanno già deciso di lasciare
l’associazione di categoria, la cui azione è giudicata non
abbastanza incisiva per affrontare le difficoltà che affliggono il
settore, mentre altre (a partire da Reply) pare stiano seriamente
pensando di fare lo stesso.

A problemi annosi, come i ritardi dei pagamenti nella Pubblica
amministrazione, se n’è aggiunto recentemente uno tutto nuovo:
la tendenza degli enti pubblici a comprimere oltre misura i prezzi,
sfruttando la fame di commesse da parte delle aziende
dell’Information techonology, messe a dura prova dalla crisi
economica.

Una pratica in cui il gruppo guidato da Massimo Sarmi si sarebbe
guadagnato negli ultimi tempi la posizione di capofila, irritando
la maggior parte dei grandi gruppi operanti in Italia.

L’ultima gara “incriminata” è quella che si è svolta nel
mese di settembre per appaltare i sistemi informatici di
Bancoposta, a cui partecipavano operatori come come Ibm, Accenture,
Capgemini, Engineering, Elsag Datamat e così via. La base d’asta
era fissata a poco più di 16 milioni di euro e l’aggiudicazione
è avvenuta con un ribasso di oltre il 70% ad Elsag, del gruppo
Finmeccanica. Riduzioni di questa entità, obiettano (chiedendo
rigorosamente di mantenere l’anonimato) i rappresentanti di
alcune compagnie, mettono in serie difficoltà tutto il comparto,
costringendo le aziende a pagare decisamente poco i professionisti
del settore.

La battuta che circola fra gli addetti ai lavori è che per vincere
le gare di Poste bisogna fissare per gli ingegneri informatici una
paga oraria poco più alta di quella delle colf.

In che modo Poste sarebbe responsabile di una concorrenza così
spietata sui prezzi e dunque di offerte giudicate troppo compresse?
Fondamentalmente attraverso l’assegnazione di un punteggio troppo
elevato al contenuto economico rispetto alle altre caratteristiche
delle offerte.

La tensione pare abbia raggiunto livelli abbastanza elevati, anche
perché l’appalto sui servizi informatici di Bancoposta non è
stato il primo caso di un comportamento del genere da parte di
Poste.

Qualcosa di analogo era accaduto poche settimane prima nella gara
per la gestione dei cedolini del personale (base d’asta di 7
milioni, vinta da Exprivia con circa il 75% di ribasso) e prima
ancora con un altro bando per i servizi di supporto operativo (base
d’asta 13 milioni, assegnata a Reply). “L’attenzione al
prezzo” dice un operatore che non vuole essere citato “è
sempre stata molto forte. Ma nell’ultimo anno si è raggiunto un
livello mai visto prima”.

Questo atteggiamento è considerato particolarmente negativo per un
gruppo posseduto interamente dal ministero dell’Economia com’è
Poste Italiane.

Se sono le compagnie pubbliche a dare questo esempio, è il
ragionamento degli operatori del settore, con le altre andrà
ancora peggio e il risultato finale sarà una devastazione dei
margini per un’intera categoria di aziende.
Anche perché, in fin dei conti, questo andazzo fa sorgere quesiti
abbastanza imbarazzanti. Come fanno i vincitori a mettere sul
tavolo offerte tanto risicate?

E, soprattutto, come si conciliano i risultati di assegnazione con
i livelli di partenza delle gare? Perché, dicono i più
arrabbiati, delle due l’una: o sono sbagliati i budget preparati
dall’ente appaltante oppure per aggiudicarsi la commessa bisogna
accettare di fare offerte con cui non si guadagna. Anzi, magari si
va pure sotto costo.

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