Giacomelli: “La Ue faccia fronte compatto sul digitale”

In Italia “situazione imbarazzante” sulla banda larga, dice il sottosegretario con delega alle Comunicazioni. “Servono più risorse, catasto delle reti e predisposizione alla connettività per i nuovi edifici”. Quanto all’Europa deve “fare squadra” e diventare “interlocutore unitario” sulle sfide mondiali

Pubblicato il 24 Giu 2014

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“Sul digitale ci vuole la capacità di fare squadra e creare una strategia unica nell’Unione europea. Noi siamo convinti che il valore di questo semestre starà nella capacità della Ue di essere un interlocutore unitario rispetto alla sfida delle nuove tecnologie e un convinto assertore della rivoluzione digitale”: lo ha detto oggi il sottosegretario allo Sviluppo economico, con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, durante il convegno “Telco per l’Italia” organizzato dal Corriere delle Comunicazioni.

In una panoramica a 360 gradi dell’attuale situazione italiana ed europea su innovazione e muove tecnologie, Giacomelli non ha esitato a indicare innanzitutto le cose che non vanno. “Dobbiamo colmare un ritardo, l’Italia è ultima nello sviluppo della banda larga, è una situazione imbarazzante” ha detto, per poi indicare le strade per consentire un’evoluzione positiva. “Intanto serve uno sforzo pubblico cresciuto, rinnovato e ampliato in termini di risorse: lo faremo con una cifra importante. Con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio stiamo ragionando sul Fondo di coesione. Questo testimonia la volontà del governo di scommettere senza esitazioni”. Poi Giacomelli ha annunciato “nuove norme nello Sblocco Italia per inserire la creazione del catasto delle reti. Sembra impossibile – ha detto – ma la geografia del sottosuolo in Italia è un dato conosciuto solo parzialmente e non ha un livello di condivisione. L’altro punto importante – ha aggiunto – è prevedere per i nuovi edifici l’obbligo della predisposizione per la connettività. A Madrid oggi il 30% degli edifici è predisposto ed effettivamente connesso, dobbiamo farlo anche noi”.

Un altro punto importante, ha rilevato il sottosegretario del governo Renzi, è la “semplificazione e l’alleggerimento nei confronti degli enti locali”.

Giacomelli si è anche rivolto ai grandi gruppi del settore: “Vogliamo parlare con gli operatori con franchezza: noi siamo disponibili a fare la nostra parte, a loro chiediamo di riconsiderare con più attenzione il piano di investimenti per l’Italia. Siamo disponibili ad uno sforzo da parte del governo e a tenere un tavolo di confronto permanente con gli operatori, ma non possono essere solo o per la gran parte risorse pubbliche. Chiederemo capacità di scommessa ‘preveggente’ anche ai grandi gruppi che vogliono lavorare e investire in Italia”.

“Nello stesso tempo – ha proseguito l’esponente politico – abbiamo verificato con il Commissario europeo per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes, la possibilità di tornare a tarare gli strumenti Ue rispetto agli obiettivi. Questo significa proporre con forza anche in ambito europeo l’idea della scommessa più evidente: risorse a disposizione sul digitale. Vogliamo favorire politiche di sviluppo per quello che già c’è: banda larga e ultralarga”.

Sottolineando che la “semplice posa della fibra nel sottosuolo non ha un effetto taumaturgico” e che “se l’impegno si limita alla creazione di una nuova infrastruttura non ha senso”, Giacomelli ha assicurato: “Da parte nostra ci saranno politiche e risorse per favorire questi processi. Abbiamo iniziato il semestre europeo di presidenza italiana enunciando gli obiettivi, molti dei quali sul solco già tracciato dalla Kroes, dal mercato digitale europeo all’accessibilità dei siti all’identità digitale, ma il filo rosso sarà provare a portare l’Unione europea a parlare con una sola voce”.

A proposito dei temi da discutere sul tavolo dell’Europa, il politico ha citato la web tax, tassazione sulla pubblicità online proposta l’anno scorso dal deputato Pd Francesco Boccia e poi cancellata dal governo Renzi. “Io condivido davvero quello che ha più volte ribadito Matteo Renzi: la questione è giusta ma va posta almeno in sede Ue, è la condizione minima e peraltro non sufficiente”. Giacomelli ha quindi ricordato un altro temo ‘caldo’ a livello europeo, il diritto d’autore, che si inserisce nella relazione tra i big della Rete e l’industria culturale. “Non servono politiche difensive – ha ammonito – perciò bisogna organizzare politiche che vadano al di là della difesa e che puntino invece a fare squadra. L’aspirazione comune prende accenti diversi da Paese a Paese, ma resta una grande fiducia nella creazione di una strategia unica Ue. Noi siamo convinti che il valore di questo semestre sarà nella capacità della Ue di essere un interlocutore unitario. Per esempio di essere interlocutore unitario degli Usa per quanto attiene alla questione della Internet governance”.

A proposito del governo della Rete, finora a guida statunitense attraverso l’Icann, ente no profit californiano, ma adesso al centro di un percorso di revisione della governance stessa, Giacomelli ha detto: “Sono temi grandissimi, nessun Paese da solo può dare la risposta. Dopo il passo indietro degli Usa – si è chiesto – il modello di governance sarà un modello Onu? O, come dicono, una formula multistakeholder? Io credo che solo lo sviluppo di Icann sia la strada possibile possibile e non credo alla rete dei governi. La rete nasce come libertà. Allo stesso tempo deve garantire le libertà e i diritti di tutti i cittadini che usano la Rete. Io – ha sottolineato – non sono per un modello Onu. La rete è possibilità di critica, a volte anche feroce ma libera. E sappiamo che alcuni governi non hanno la stessa concezione dell’Occidente della libertà di parola. La rete deve rimanere bandiera di questo modo di pensare”.

Il sottosegretario non ha dimenticato di citare il “diritto all’oblio”, ovvero la sentenza della Corte Ue che in pratica ha indotto Google a cancellare, su richiesta degli utenti, i link a siti con informazioni personali non aggiornate o dannose. “è una sentenza che contiene in sé molti fattori di novità – ha detto – perché per la prima volta Google non si è trincerato dietro posizioni di extra terrritorialità, ma ha accettato l’interlocuzione. Il secondo elemento di novità è che la pronunica della Corte di fatto affida all’iniziativa di ciascuno la possibilità di contemperare sul piano giuridico al proprio diritto alla privacy. Insomma ciascuno di noi diventa arbitro del diritto e non è cosa da poco”.

Giacomelli ha concluso con un appello: “la presidenza italiana non è occasione di lustro né una passeggiata: è un’occasione per tutta l’Unione europea. Noi come Italia intanto facciamo sistema”.

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