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Giordania, stop a centinaia di siti

Bloccati dal governo di Amman 263 siti locali perché “privi di licenza”. I giornalisti e la Human Rights Watch: “Violata la libertà di espressione garantita dalla Costituzione”

Pubblicato il 04 Giu 2013

L.M.

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Decine di giornalisti hanno protestato oggi ad Amman contro la decisione di domenica scorsa del governo giordano di bloccare centinaia di siti Internet locali senza licenza, che ha portato ieri all’effettiva chiusura di 263 di essi.

Domenica il Dipartimento per la Stampa e le Pubblicazioni (Ppd) ha diffuso una lista dei siti da chiudere e l’ha consegnata alla Commissione Regolatoria delle Telecomunicazioni (Trc), incaricandola di passarla agli Internet Service Providers (Isps) della Giordania che, a quel punto, hanno avuto il compito di bloccare i siti.

Il governo ha motivato la decisione nell’ambito di una serie di misure per razionalizzare l’attività giornalistica. Ma gli oppositori del provvedimento sostengono che è il tentativo di mettere un freno alla crescente libertà di stampa nel regno hashemita.

Anche Human Rights Watch (Hrw), associazione internazionale per la difesa dei diritti umani, ha chiesto alle autorità di revocare il provvedimento. “I tentativi di regolare il diritto di parola online viola le garanzie di libera espressione contenute nella Costituzione giordana” ha detto Sara Leah Whitson, direttore per il Medio Oriente dell’organizzazione. Sempre secondo Hrw, il governo dovrebbe abolire la recente legislazione che consente alle autorità di invadere la libertà di espressione dei media online.

Un giornalista, Basel Ekour, ha dichiarato che presenterà una denuncia contro il governo per i danni derivanti dalla chiusura del suo sito.

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