INTERNET

Grande distribuzione, ecco la performance online degli ipermercati italiani

Esselunga sorpassata da Ipermercati Iper nella classifica Bem Research che monitora le prestazioni online delle società Gdo con un sito in lingua italiana

Pubblicato il 17 Ago 2016

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Ipermercati Iper riconquista la vetta nella classifica mensile di BEM Research che monitora la performance online delle società della grande distribuzione (GDO) con un sito Internet in lingua italiana. La società, che migliora di una casella rispetto a luglio 2016, scalza dal primo posto Esselunga che scende in seconda posizione ad agosto. Terza è la francese Decathlon e migliora, rispetto a trenta giorni fa, anche Bricocenter, oggi quarta. In calo è Coop: perde due posti e deve ora accontentarsi di chiudere la top-five.

Nel complesso, l’andamento online dei 30 brand del settore si attesta a 36,1 punti-indice e segna un +1,1% mensile di performance sul web. L’andamento delle ricerche per parole-chiave su Google, tuttavia, è piatto rispetto alle rilevazioni di un anno fa, con sette regioni in crescita e dieci in forte calo. Un sensibile miglioramento di ricerche si registra in Calabria, Basilicata e Friuli-Venezia Giulia (+33%, +21% e +17%), mentre dati negativi si evidenziano per Molise, Valle d’Aosta e Sardegna (-27%, -12% e -10%).

«Anche questo mese si conferma la buona posizione dei brand italiani che resistono tutti nella top-five – dice Carlo Milani, direttore di BEM Research – Ipermercati Iper ed Esselunga si scambiano la vetta; la sola presenza straniera è rappresentata dal marchio francese Decathlon. È un dato positivo per tutto il made in Italy, soprattutto per quanto riguarda i prodotti agroalimentari commercializzati su Internet. Per i brand del settore è molto importante farsi conoscere sul web: Carrefour, che da alcuni mesi non rientra nel gruppo dei migliori cinque, ha lanciato un’iniziativa rivolta ai cacciatori di Pokemon, in modo da attirare un numero sempre maggiore di clienti. Il legame tra il mondo virtuale di Internet e la promozione di un brand per incentivare l’acquisto di prodotti è sempre più stretto», conclude Milani.

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