OPERAZIONE "UNMASK"

Hacker contro il ministero della Difesa: arresti e perquisizioni

Ai domiciliari “Otherwise” e “Aken”, hacktivisti di 27 e 31 anni con alle spalle attività informatiche contro sistemi istituzionali, aziendali e di forze di polizia. Tra le ultime vittime Expo2015

Pubblicato il 20 Mag 2015

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Perquisizioni e arresti contro un’organizzazione di hacker che avrebbe tra le altre attività attaccato i sistemi informatici d Expo 2015 e del ministero della Difesa. All’operazione “Unmask” della Polizia di Stato, coordinata dalla procura della Repubblica di Roma, hanno preso parte gli uomini della Polizia Postale e delle comunicazioni del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic). Due persone sono state poste agli arresti domiciliari, gli hacker noti con i nickname di “Otherwise” e “Aken“, e una denunciata per associazione per delinquere. Dovranno rispondere dell’accusa di danneggiamento di sistemi informatici, interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, accesso abusivo a sistemi informatici, e detenzione e diffusione di codici di accesso a sistemi informatici.

L’attacco, secondo le prime ricostruzioni, non avrebbe in ogni caso riguardato informazioni “top secret” ma quelle “classificate”. L’ operazione della polizia – si legge in una nota – ha permesso di “individuare una cellula criminale al vertice dell’ attuale panorama hacktivista italiano, responsabile nel tempo di numerosi attacchi ai danni dei sistemi informatici di importanti infrastrutture critiche, siti istituzionali e di rilevanti realtà economiche del paese, da ultimo anche i sistemi informatici di Expo 2015 e del Ministero della Difesa nell’ambito della campagna Antimilitarist (#2), con pubblicazione di un corposo leak di materiale proprio nella giornata di ieri”.

Due persone sono state denunciate per favoreggiamento personale. Nel corso delle perquisizioni che hanno interessato diverse città del centro nord sono stati sequestrati numerosi personal computer e altri dispositivi utilizzati dagli hacker.

“Le attività investigative – sottolinea la nota – sono state condotte con il fondamentale apporto dei Compartimenti regionali della Polizia Postale e delle Comunicazioni della Lombardia, della Toscana e del Piemonte, nonché con il supporto operativo del personale della Questura di Livorno e del Servizio Polizia Scientifica. Determinante il ruolo del Cnaipic, impegnato per mesi in complesse attività tecniche sotto copertura finalizzate all’identificazione dei soggetti nascosti dietro fantasiosi nickname che agivano con la sicurezza garantita dai vari servizi di anonimizzazione”.

I due attivisti informatici finiti ai domiciliari hanno 27 e 31 anni e una lunga carriera di attacchi informatici alle spalle, spiegano gli inquirenti, che hanno visto tra le vittime la Corte Costituzionale, presidenza del Consiglio, i ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Salute, dello Sviluppo economico, la procura della Repubblica e il tribunale di Torino, Polizia di Stato, Carabinieri, le regioni Veneto, Calabria, Piemonte, Equitalia, Eni e Enel; ma anche di minor rilevanza, come i sindacati di polizia Coisp e Siulp e della polizia penitenziaria Sappe ed Osapp.

Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte. Otherwise è considerato il promotore della campagna nota come “oprevenge/optrasparenza”, attacchi informatici a sistemi di enti istituzionali e di forze di polizia, della cosiddetta “million mask march”, mentre Aken è il fondatore e leader indiscusso del “canale” di livello internazionale noto come “operation greenrights”, ossia della campagna in cui sono stati riuniti gli attacchi di matrice ambientalista.

“Attraverso particolari servizi tecnici – spiegano gli inquirenti – si è avuto modo di rilevare l’estrema accortezza dei due capi della cellula criminale nell’utilizzo delle utenze, nella navigazione in rete, grazie all’uso di sofisticate tecniche di anonimizzazione (vpn e reti tor) e addirittura di antenne direzionali in grado di sfruttare connessioni Wifi altrui, fino quasi a arrivare a comportamenti paranoici, arrivando a dissimulare gergalità dialettali diverse, e particolare attenzione a non fornire il minimo particolare della propria vita reale”. Denunciati anche un 36enne originario della provincia di Torino, nickname h[a]te, e due giovani originari della provincia di Livorno, un 27enne e un 31enne.

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