LA CRITICA

Home restaurant, la legge scatena polemiche: “Paletti ingiusti”

Nel mirino l’obbligo di pagamenti telematici contenuto nel provvedimento al vaglio della Camera. Giambattista Scivoletto (bed-and-breakfast.it): “Norme vanno contro i principi della libera concorrenza”

Pubblicato il 17 Gen 2017

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Le legge sull’home restaurant al vaglio della Camera non convince del tutto gli operatori del settore. A preoccupare soprattutto i pagamenti telematici obbligatori. Secondo Giambattista Scivoletto, amministratore del sito “www.bed-and-breakfast.it”, “tale obbligo va contro i ​principi di libera concorrenza e i correlati principi di parità di trattamento e non discriminazione contenuti nella Legge che disciplina le attività economiche”.

Nel dettaglio la legge prevede che ​Comuni, Province, Regioni e Stato, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge.

“Tale obbligo impedità l’85% delle aperture previste ed è un limite discriminatorio solo all’attività di Home Restaurant”, spiega Scivoletto. “Di certo la registrazione e la tracciabilità di qualsiasi pagamento sarebbero un’innovazione non da poco dal punto di vista fiscale – puntualizza Scivoletto – ma nella fattispecie renderebbero illecite azioni banali come, ad esempio, chiamare e prenotare direttamente l’Home Restaurant, un limite che non esiste per alcuna attività economica esistente”.

Senza considerare la barriera che questi obblighi pongono fra l’attività di HR e tutte quelle persone che non hanno un altissimo grado di alfabetizzazione digitale.

“Tale obbligo da solo – dice ancora il manager – secondo un nostro sondaggio effettuato sul gruppo composto da aspiranti home restaurant, impedirà l’85% delle probabili aperture”.

Nel mirino anche la questione fiscale. “È sgradevole anche dare per scontato, a priori, che l’attività di Home restaurant venga fatta per evadere le tasse o fuori da norme precise. Qualsiasi attività entro certi limiti di reddito rimane nell’ambito della saltuarietà e ha poche ma ben chiare regole da rispettare – puntualizza Scivoletto – Oltrepassati tali limiti si hanno altre regole fiscali, che devono rispettare tutti coloro che fanno impresa. Il mancato rispetto di tali regole viene colpito a posteriori, con appositi controlli, e non a priori imponendo regole che valgono solo per un’attività e non per tutte le altre”.

Per quanto riguarda la concorrenza sleale, denunciata anche dalla Fipe, Scivoletto ricorda che la ristorazione italiana ha fatturato, nel 2015, 76 miliardi mentre l’home restaurant 7,2 “praticamente un decimillesimo”. “Significa che per ogni 10.000 euro di reddito di un ristoratore, l’Home Restaurant gliene sottrae 1, ovvero mediamente un ristorante italiano perderà 1 euro su 10.000 per colpa dell’Home Restaurant”, puntualizza.

Ma quali sono le prospettive di crescita del social eating? Si prevede che nei prossimi 3 anni nasceranno 10mila Home Restaurant con un introito medio annuale di 5mila euro (quello dei B&B è di 6500 euro circa). Un totale di 50 milioni di volume d’affari che confrontati con il volume d’affari dei ristoranti rimane sempre una goccia nell’oceano; lo 0,06%; e considerando che fino a 5000 euro di reddito non si pagano tasse, la possibile evasione denunciata a gran voce, potrebbe avvenire esclusivamente per le somme eccedenti i 5000 euro di media. “Anche in questo caso parliamo di cifre irrisorie, se confrontate all’evasione fisiologica dei ristoratori su fatturati miliardari”, conclude il manager.

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