LA CLASS ACTION

Ict, cartello delle assunzioni: respinto il patteggiamento da 325 milioni

Il giudice americano Lucy Koh ha detto no all’offerta presentata da Apple, Google, Intel e Adobe per chiudere la class action presentata da 64mila dipendenti nel 2011. “La cifra non basta”

Pubblicato il 11 Ago 2014

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Il giudice americano Lucy Koh, ha respinto il patteggiamento da 324,5 milioni di dollari di Apple, Google, Intel e Adobe per risolvere la class action presentata nel 2011. Le società big della Silicon Valley, sono accusate di avere creato un “cartello delle assunzioni”, in modo da non strapparsi a vicenda dipendenti, con l’effetto però di bloccare i loro salari. Questa cifra “è al di sotto della ragionevolezza” ha spiegato Koh, perché “l’offerta sarebbe dovuta ammontare almeno a 380 milioni dollari”, che sarebbero andati a coprire i costi legali dei 64mila dipendenti che hanno fatto causa ai quattro giganti dell’hi-tech. Nella decisione del giudice Koh, riporta la Reuters, c’è spazio anche per un dietro le quinte che ritorna all’era dell’influenza di Steve Jobs. ”Ci sono convincenti prove che Steve Jobs fosse una o la figura centrale nella presunta cospirazione”, afferma Koh, indicandole tra le motivazioni della bocciatura. L’ammontare del patteggiamento, secondo il giudice, inoltre, è da ritenersi troppo basso anche “alla luce dell’accordo precedente da 20 milioni di dollari raggiunto da Intuit, Lucasfilm e Pixar”. A questo, si aggiunge il fatto che se si andasse a processo, per le quattro big il conto potrebbe essere molto più salato: fino a 9 miliardi di dollari rispetto ai 3 miliardi richiesti in danni.

C’è da sempre, in particolare nella Silicon Valley, una vera e propria battaglia sotterranea per avere dalla propria parte i più bravi coders, gli ingegneri e le migliori menti in circolazione. Secondo Koh, gli accordi segreti per non rubarsi i dipendenti erano iniziati con l’intesa fra Steve Jobs e George Lucas, numero uno di Lucasfilm. L’accordo era stato il modello per gli altri, che sono seguiti dopo. La sentenza spiega che “su insistenza di Jobs anche Google ha ceduto al patto non assumendo tre ingegneri, che avevano lavorato in precedenza per Apple”. Costringendo così Mountain View ad “accantonare i suoi piani di aprire un centro ingegneristico a Parigi”.

L’indagine prosegue citando uno dei pochi a respingere Jobs. E’ stato Ed Colligan, l’amministratore delegato di Palm, che in una email al fondatore di Apple aveva definito gli accordi “non solo sbagliati ma illegali”. La risposta di Jobs era stata dura: lo aveva invitato a esaminare “l’asimmetria fra le risorse finanziarie delle due società” per i potenziali costi legali. Anche Facebook aveva respinto un accordo, con Google, rifiutando la richiesta. Le assunzioni a Facebook erano in crescita, e dato che l’accordo era saltato, “a Mountain View hanno dovuto correre ai ripari aumentando del 10% gli stipendi e con un bonus di mille dollari per lo staff”. Le altre figure chiave nel cartello delle assunzioni, oltre a Jobs, sono – secondo Koh – Eric Schmidt di Google e Bill Campbell, l’ex numero uno di Inuit, direttore di Apple e advisor di Google.

I responsabili di Apple e Google hanno rifiutato di commentare. Il portavoce di Intel Chuck Mulloy ha detto che “la società è delusa per il fatto che Koh ha respinto l’accordo, che è stato negoziato a condizioni di mercato e nel corso mesi”. Ad Adobe non hanno ancora dato la loro versione. La prossima udienza è fissata per il 10 settembre.

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