LA POLEMICA

Imprese e digitale, Severgnini a Parisi: “Meno convegni, più fatti”

L’editorialista del Corriere della Sera si rivolge al presidente di Confindustria digitale: “Tocca alle associazioni di categoria muoversi per prime. Si facciano incontrare imprese e nuove generazioni di giovani: si parta dal basso per arrivare in alto”

Pubblicato il 13 Feb 2014

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“In Italia abbiamo spesso il prodotto (le idee, la qualità, la fantasia); ma non sappiamo venderlo. Solo il 34% delle piccole e medie imprese italiane ha un proprio sito Internet, e solo il 13% lo utilizza per fare e-commerce. Un analfabeta digitale può produrre gli oggetti e i servizi più belli del mondo: pochi lo sapranno. E’ vero che le botteghe fiorentine servivano tutta Europa, secoli fa, quando ci si spostava a cavallo, ma sperare che oggi funzioni così è illusorio”.

Lo afferma Beppe Severgnini nella rubrica “Italians” di oggi sul Corriere della sera.

“Qualcuno, a onor del vero, si è mosso: “Ospita un giovane digitalizzatore nella tua impresa!”, propone il sito di Cna Toscana. – continua Severgnini – E il resto della confederazione nazionale dell’artigianato? Le Camere di commercio lo scorso anno hanno ospitato i borsisti di Google, mostrando interesse a replicare il progetto a spese proprie. Bene: Quando e quanti?”

Poi Severgnini sposta la propria attenzione su Francesco Caio e su Confindustria digitale: “Ne sono certo: il commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale, Francesco Caio – afferma – capisce che questo progetto è adatto al tessuto imprenditoriale italiano. Tocca però alle associazioni di categoria muoversi per prime. Di grazia dov’è Confindustria digitale? Gentile presidente Stefano Parisi, l’evento che apre il vostro sito (“Italian digital agenda annual forum”) risale al 21 ottobre. Posso dirlo? Meno convegni e più fatti. Anche piccoli fatti, per cominciare. Imprese e ragazzi italiani possono aiutarsi a vicenda. In Italia, quando partiamo dal basso, arriviamo in alto. E viceversa”.

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