COMMISSIONE UE

Internet governance, l’Europa rischia (di nuovo) il flop

Attesa per mercoledì 12 febbraio la presentazione a Bruxelles della comunicazione politica sul governo del Web. Si punta a “compattare” gli Stati membri in vista del meeting globale di aprile a San Paolo dove la questione sarà nuovamente dibattuta dopo la plenaria di Dubai. Ma le posizioni sono ancora troppo divergenti e si fa difficile l’ipotesi di arrivare a una posizione comunitaria

Pubblicato il 10 Feb 2014

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E’ fissata per questo mercoledì 12 febbraio la presentazione a Bruxelles dell’attesa comunicazione politica della Commissione Ue in materia di internet governance. Il documento coltiva l’ambizione, molto cara al titolare comunitario per l’agenda digitale Neelie Kroes, di compattare stati membri e Parlamento di Strasburgo attorno ad una “visione” condivisa sull’assetto di gestione globale della rete. Il tutto nell’auspicio di far giocare all’Unione europea un ruolo più attivo e incisivo nell’arena internazionale, rafforzandone l’ascendente diplomatico in un dibattito che con l’esplosione del caso Prism ha assunto toni via via più tesi. “Che internet sia un settore strategico per l’Europa è per me un’evidenza e proprio per questa ragione la nostra posizione sulla sua governance dovrebbe essere sorretta da valori, priorità e interessi comuni”, aveva scandito Neelie Kroes lo scorso ottobre aprendo una consultazione pubblica sull’argomento.

L’ultima impresa in cui sta per imbarcarsi il commissario olandese, a pochi mesi dalla scadenza del suo mandato, potrebbe tuttavia tradursi in un semi-flop. Non solo e non tanto perché in Consiglio allignerebbero sensibilità diverse, senza contare le possibili divergenze tra quest’ultime e la posizione tradizionalmente più progressista dell’Europarlamento. A impensierire i servizi comunitari è piuttosto l’inerzia politica che negli ultimi anni ha tenuto il nodo dell’internet governance ben lontano dai riflettori e dalle preoccupazioni dei decisori europei. Il precedente al quale in Commissione si fa spesso riferimento per giustificare tali timori è quello del Wcit-12, la conferenza Onu sulle telecomunicazioni tenutasi a Dubai nel dicembre del 2012. E in preparazione della quale la Kroes aveva a suo tempo sottoposto al Consiglio una proposta di posizione comune che fu allegramente ignorata dai rappresentanti degli stati membri.

Questo proposito verrà ora rilanciato dalla nuova comunicazione in vista del Global Multistakeholder Meeting on the Future of Internet Governance, il prossimo appuntamento internazionale dedicato al “governo mondiale sulla rete”, che sarà ospitato dalla città di San Paolo a fine aprile. Ma a Bruxelles in pochi scommettono che la Commissione persuada in meno di tre mesi Consiglio ed Europarlamento ad elaborare un documento unitario da difendere in Brasile. E in ogni caso potrebbe trattarsi di un grattacapo minore al confronto di ben altre controversie che già lampeggiano all’orizzonte.

Una prima bozza della comunicazione circolata nel mese di dicembre aveva infatti scatenato una piccola levata di scudi, anche tra le fila dello stesso esecutivo europeo. A destare le maggiori perplessità è l’inedita prospettiva critica assunta dal documento nei confronti del modello pluralista e multi-stakeholder che fin dagli albori di internet ne assegna la gestione, in maniera quasi esclusiva, ad un’ampia ragnatela di organismi privati con mansioni prevalentemente tecniche (ma, come nel caso dell’Icann, molto vicine al governo americano).

Fin qui Bruxelles aveva sempre difeso questo assetto, nonostante un fronte sempre più ampio di attori, in prima fila le economie emergenti, ne reclami da anni una sostanziale revisione caldeggiando un maggiore coinvolgimento dei governi. Nella versione di dicembre la Commissione, pur reiterando il proprio fermo sostegno al modello multi-stakeholder, segnala tuttavia che “esso sta mostrando sempre di più i suoi limiti”, in quanto “soffrirebbe di chiarezza operativa”. E si spinge sino a chiedere un chiarimento del ruolo delle autorità pubbliche. Il che, stando ai più critici, equivale ad un’esplicita presa di posizione in favore di una visione più intergovernativa della governance di internet. A quanto risulta al Corriere delle Comunicazione, le polemiche interne che ne sono seguite avrebbero obbligato la Kroes a ordinare ampie modifiche al testo. Ma, come spiega un consulente, non è affatto scontato che la precipitosa opera di revisione riesca a disinnescare il rischio che critiche e divisioni neutralizzino i buoni intenti della comunicazione.

Il documento farà anche appello al governo statunitense affinché si faccia promotore di un dialogo per accelerare l’internazionalizzazione d’Icann e Iana (l’organismo responsabile per l’assegnazione degli indirizzi IP), portando così a compimento un processo di riforma dei due enti che per la verità è già in corso. La Commissione annuncerà inoltre il lancio di un Osservatorio globale sulle politiche in materia d’internet (Global Internet Policy Observatory).

La visione europea del futuro d’internet, si legge nella prima versione del testo, dovrebbe “includere principi chiave come la promozione di una rete di reti unica, aperta e non frammentata, basata sui valori dello stato di diritto e su un modello multi-stakeholder di governance inclusivo, trasparente e affidabile”.

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