TORRI

Inwit, interessate F2i e Cellnex: al Governo l’ultima parola

Il Cda Telecom potrebbe affidare a Patuano il mandato per la cedere il controllo delle torri di trasmissione. Alla finestra il fondo italiano e la controllata di Abertis. Ma l’asset è “strategico” per il Paese e l’esecutivo potrebbe porre il veto

Pubblicato il 22 Set 2015

A.S.

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Se il prossimo consiglio d’amministrazione di Telecom Italia dovesse, come indicano le indiscrezioni che si rincorrono nelle ultime ore, affidare all’Ad Marco Patuano il mandato per la valorizzazione della partecipazione in Inwit, alla finestra per approfittarne ci sarebbero già due contendenti: da una parte Cellnex, controllata dalla spagnola Abertis, che da poco aveva acquisito le antenne Wind, e dall’altra F2i, il Fondo italiano per le infrastrutture, che ha tra i propri sponsor Cassa depositi e prestiti, Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Sull’eventuale operazione, dal momento che le torri di Telecom Italia, sono considerate asset strategici, il Governo ha poteri di golden power, può cioè imporre il veto o porre condizioni in caso di operazioni straordinarie.

Intanto una fonte vicina alla vicenda ha lasciato trapelare che Cellnex starebbe già lavorando con Morgan Stanley e Mediobanca per valutare una possibile offerta.

Inwit vale in borsa 2,6 miliardi di euro ai prezzi attuali, ed è probabile che Telecom chieda un premio nel caso decida di cedere la maggioranza del capitale: il 60% in mano a Telecom Italia vale oggi in borsa 1,56 miliardi.

L’Ad Marco Patuano ha detto ieri che sulla cessione tutte le opzioni sono aperte e che la questione sarà trattata al prossimo cda in Brasile questa settimana.

A confermare il Golden power è il prospetto informativo per la quotazione in Borsa di Inwit, società costituita ad hoc da Telecom per raggrupparvi le antenne e poi approdata sul listino milanese a giugno. Nel capitolo “Rischi connessi ai poteri dello Stato italiano (c.d.golden powers)” si legge che nel caso di asset considerati strategici nel settore delle comunicazioni, come le torri di Telecom, “l’assunzione di determinate delibere societarie (aventi ad oggetto, tra l’altro, modifiche della titolarità, del controllo o della disponibilità degli attivi) da parte di una società che detiene uno o più degli attivi strategici individuati ai sensi dell’articolo 2, comma 1 del dl 21/2012, o l’ acquisto di determinate partecipazioni azionarie rilevanti ai fini del controllo di tali attivi da parte di soggetti esterni all’Unione Europea potrebbero essere limitati dai poteri speciali dello Stato”.

Proprio in virtù dei poteri di Golden power detenuti dal Governo, già in occasione della quotazione, come ricorda il prospetto informativo, Telecom ha provveduto a notificare l’operazione a Palazzo Chigi che il 29 aprile ha deliberato e comunicato alla società il via libera. “Tenuto conto che l’istruttoria condotta al riguardo non ha rilevato contenuti di criticità, il Consiglio dei Ministri – scriveva Palazzo Chigi – ha deciso che non ricorrono i presupposti per l’esercizio dei propri poteri speciali previsti dalle norme vigenti nei confronti dell’operazione di dismissione da parte di Telecom Italia di quote al di sotto della soglia del 40% del capitale sociale della società Inwit mediante offerta pubblica di vendita finalizzata alla quotazione delle azioni della società sul mercato telematico azionario”.

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