Italia solo 15esima in Europa e al di sotto della media sulle capacità di innovazione. Un fattore ritenuto cruciale per favorire prosperità e sviluppo economico, e su cui in generale l’Ue sta colmando il divario che la separa da Stati Uniti e Giappone. Lo rileva un rapporto della Commissione europea pubblicato oggi in cui il nostro paese risulta essere è un innovatore moderato e si colloca nel terzo gruppo di rendimento su quattro insieme a Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Tutti questi paesi hanno un rendimento inferiore alla media Ue.
Nel dettaglio il rendimento innovativo italiano è cresciuto costantemente fino al 2012, registrando un lieve calo nel 2013 mentre la resa innovativa del paese rispetto alla Ue è aumentata raggiungendo l’80% nel 2013. Ciononostante, l’Italia presenta risultati inferiori alla media per la maggior parte degli indicatori.
A guidare la graduatoria sono i paesi scandinavi e la Germania, che si piazza terza alle spalle di Danimarca e Svezia, quarta la Finlandia.
In questo contesto Bruxelles mette in guardia dal gap che “si sta allargando” tra i paesi della stessa Unione. “In quasi un quinto delle regioni – si legge nel report – il rendimento innovativo è peggiorato”.
Secondo il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani, responsabile di industria e imprenditoria “portare avanti l’innovazione rimane un elemento prioritario se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo di far sì che entro il 2020 almeno il 20 per cento del Pil Ue sia prodotto dall’industria manifatturiera. Maggiori investimenti da parte delle imprese, una forte domanda di soluzioni innovative europee e la riduzione degli ostacoli che si frappongono all’applicazione commerciale delle innovazioni sono la chiave della crescita. Abbiamo bisogno di imprese maggiormente innovative – ha detto Tajani – e di un contesto favorevole alla crescita al fine di portare efficacemente le innovazioni sui mercati”.
Per il commissario alla Ricerca Maire Geoghegan-Quinn, “il quadro di riferimento conferma ancora una volta che l’investimento nella ricerca e nell’innovazione si ripaga in termini di rendimento dell’economia. Con un bilancio di quasi 80 miliardi di euro per i prossimi sette anni, Horizon 2020, il nostro nuovo programma di ricerca e innovazione, contribuirà a mantenere la spinta propulsiva”.
“È adesso – ha affermato la Geoghegan-Quinn – che dobbiamo aumentare gli investimenti nell’innovazione in tutta l’Ue, se vogliamo realizzare entro il 2020 il nostro obiettivo del 3 per cento del Pil”.
Lo studio misura anche le performance di questa voce chiave anche su base regionale nei vari paesi. Regioni che “dovranno valorizzare i loro punti di forza economici e sviluppare nuovi modi innovativi per far fronte alla concorrenza globale”, ha detto per parte sua Johannes Hahn, commissario responsabile per la Politica regionale e urbana. “Il nuovo bilancio Ue e la politica regionale riformata offrono un’opportunità unica per promuovere l’innovazione. Più di 100 miliardi di euro di investimenti a valere sui Fondi strutturali e di investimento (fondi SIE) saranno destinati alla ricerca e all’innovazione come anche alla crescita digitale, alle piccole e medie imprese e allo sviluppo di energie verdi ed efficienti”.
“Il quadro di riferimento presentato oggi indica che, mentre alcune regioni registrano progressi, sussistono ancora delle disparità. La nuova politica regionale affronterà questa problematica: ciascuna delle 274 regioni d’Europa dovrà sviluppare una strategia in tema di specializzazioni intelligenti – ha concluso Hahn – che comprenderà anche un capitolo consacrato all’innovazione”.
A livello globale la Corea del Sud, gli Usa e il Giappone superano con distacco la Ue mentre il divario tra gli Usa e il Giappone si è ridotto della metà negli ultimi anni, si allarga con la Corea del Sud. La Ue continua ad essere in vantaggio rispetto ad Australia, Canada e a tutti i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Tale vantaggio è stabile o aumenta addirittura, fatta eccezione per la Cina che rimonta celermente il distacco.
Il quadro 2014 della Commissione europea presenta una valutazione comparativa del rendimento sul piano dell’innovazione di 190 regioni dell’Unione europea, della Norvegia e della Svizzera sulla base di un numero limitato di indicatori della ricerca e dell’innovazione. I 25 indicatori sono ripartiti in tre settori: elementi abilitanti (risorse umane, sistemi di ricerca aperti, eccellenti e attraenti, finanziamenti), attività delle imprese (investimenti, collaborazioni, attività intellettuali), risultati (come tutti gli elementi si traducono in vantaggi per l’economia nel suo complesso). Tutte le regioni leader dell’innovazione della Ue (27 regioni) sono concentrate in solo otto Stati membri: Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. Ciò, spiega la Commissione, indica che l’eccellenza nell’innovazione si concentra in relativamente poche aree in Europa.