IL PROGETTO

Iwamoto (Ntt Data): “Vaticano digitale, così noi giapponesi vinciamo la concorrenza”

Il ceo del gruppo che si è aggiudicato la digitalizzazione della Biblioteca Apostolica: “Già realizzati progetti di questo tipo. E investiamo 18 milioni di euro perché certi del ritorno economico”

Pubblicato il 20 Mar 2014

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“Come abbiamo convinto il Vaticano a sceglierci per digitalizzare la Biblioteca Apostolica? In Giappone siamo un’istituzione in questo campo, ma lavoriamo anche in altri 40 Paesi, abbiamo 75mila dipendenti, di cui 45mila nelle sedi estere, e soprattutto siamo in grado di garantire la massima qualità”. Così Toshio Iwamoto, presidente e ceo di Ntt Data Corporation, fornitore internazionale di soluzioni IT, spiega al Corriere delle Comunicazioni il motivo per cui, a suo dire, la Santa Sede ha deciso di affidare al gruppo l’imponente e importante opera di digitalizzazione di 3.000 manoscritti nei prossimi 4 anni. “Uno scrigno dei tesori dell’umanità” come lo definisce lo stesso Iwamoto, aggiungendo che, se tutto andrà bene, la collaborazione potrà proseguire anche oltre il 2018, con un obiettivo particolarmente ambizioso: digitalizzare i circa 82mila volumi posseduti dalla Biblioteca, datati dal II al XX secolo d.C.

Cosa avete in più rispetto agli altri player internazionali e in particolare agli italiani?

In Giappone siamo conosciutissimi: abbiamo digitalizzato i testi della Biblioteca nazionale, che contiene praticamente tutti i libri pubblicati nel Paese. Abbiamo inoltre digitalizzato materiale analogico per conto di emittenti tv nipponiche. Ma siamo comunque un grande gruppo conosciuto in tutto il mondo. Il Vaticano era a conoscenza di questa nostra esperienza molto ricca e l’ha valutata positivamente.

L’investimento stimato è 18 milioni di euro per i prossimi 4 anni. Una cifra che, a detta della Santa Sede, sarà coperta da donazioni e sponsorship. Siete certi di rientrare nei costi?

Prima di avviare il progetto abbiamo realizzato l’anno scorso uno studio di fattibilità di 3 mesi. Un periodo di tempo durante il quale i nostri tecnici sono venuti a Roma e hanno potuto verificare di quale tipo di manoscritti è in possesso la Biblioteca, qual è grado di fragilità dei documenti, in quale modo sarebbero potuti essere digitalizzati e così via. Non si tratta solo di essere in grado di scannerizzare un’immagine, ma è importante sapere come viene inserita in un database, come vengono inseriti i tag e in quale modo i documenti saranno consultati attraverso il web. Tutto questo è stato verificato dalla studio di fattibilità, che ha previsto un check up anche sulla parte economica. Solo in seguito abbiamo deciso di siglare il contratto. Sono consapevole che altri progetti di digitalizzazione in corso in Vaticano sono pro bono, ovvero effettuati da enti che lavorano su base volontaristica. Ma questo tipo di impostazione non avrebbe consentito di realizzare un progetto tanto importante. Quindi era necessario avviarlo in un’ottica di business. Per quanto riguarda le donazioni, la Biblioteca Apostolica ci assicura che arriveranno e noi siamo fiduciosi.

Come lavorerà in concreto la squadra di tecnici?

Al progetto stanno già collaborando una ventina di persone, contiamo di arrivare a una cinquantina alla fine del quadriennio. Senza scendere in dettagli tecnici, posso dire che gli addetti lavoreranno a pieno ritmo inizialmente con 3 scanner, ma in futuro potrebbero anche diventare quattro o cinque. Valuteremo con il tempo se aumentare il personale e quindi anche la velocizzazione del progetto. Si tratterà di affrontare tutta una serie di documenti con varie caratteristiche e ci sarà sicuramente qualche incognita ma dal punto di vista tecnologico siamo pronti ad affrontare questa sfida. Si tratta di un grande impegno nei confronti dell’umanità e collaboriamo volentieri a questo impegno.

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