IL CASO

Jack Ma, si infittisce il mistero della scomparsa dalla scena pubblica

Continua la “latitanza” del fondatore di Alibaba su media e social network: da due mesi, più o meno dallo stop del governo all’Ipo di Ant Group, non si hanno più notizie dell’imprenditore di Hangzhou che aveva criticato la politica finanziaria del Partito comunista

Pubblicato il 05 Gen 2021

Domenico Aliperto

Jack_Ma_2008

Sono circa due mesi che non si hanno notizie di Jack Ma. Il fondatore di Alibaba – il cui account Twitter non è aggiornato dal 10 ottobre – è sparito dalla scena mediatica a ridosso del naufragio della mega Ipo di Ant Group, programmata per inizio novembre. Come ricorda l’Ansa, che riporta una ricostruzione del Wall Street Journal, a 48 ore dalla doppia quotazione a Hong Kong e a Shanghai, un’esplicita segnalazione di Xi Jinping, segretario del Partito comunista e presidente della repubblica popolare cinese, portò al blocco della più grande operazione della storia del suo genere, un’Ipo da 37 miliardi di dollari.

I retroscena della “scomparsa” di Ma

Il motivo? A quanto pare i vertici governativi non avevano apprezzato le critiche che Ma aveva rivolto loro a Shanghai il 24 ottobre, in occasione di un evento in cui aveva affermato che “la Cina non ha un rischio finanziario sistemico semplicemente perché non ha un sistema, e questo è il rischio“. Vantandosi del livello record dell’Ipo di Ant, Jack Ma aveva inoltre accusato le banche cinesi di operare “con mentalità da banco dei pegni“, quando invece “la buona innovazione non ha paura delle regole, ma di regole antiquate”.

Dopo numerose indiscrezioni, tra cui quella riportata da Bloomberg secondo cui le autorità di Pechino gli avrebbero raccomandato di non lasciare il Paese, il Financial Times ha riferito che per la registrazione della finale di “Africa’s Business Heroes”, concorso televisivo per imprenditori in erba del continente africano con in palio un assegno da 1,5 milioni di dollari, Ma era stato sostituito da un dirigente di Alibaba. Un portavoce di Alibaba, in quel frangente, ha spiegato a Reuters che si era trattato di un semplice conflitto d’agenda. Del resto, fanno notare all’Ansa fonti finanziarie, con Alibaba al centro di indagini antitrust per presunte pratiche monopolistiche, voci che parlano anche di un possibile spezzatino per il gruppo, e Ant Group oggetto di ‘correzioni’ del business da parte delle autorità di regolamentazione, a partire dalla Banca centrale cinese (Pboc), “uscire dalla luce dei riflettori è la mossa più prudente che si possa fare”.

Il Partito comunista, d’altra parte, ha sempre visto con sospetto l’influenza dei grandi capitani d’impresa cinesi, a maggior ragione quella costruita da un miliardario carismatico noto sia sul fronte domestico sia in Occidente come un ‘visionario’ della tecnologia. Non è un mistero che al G20 ospitato dalla Cina nel 2016 ad Hangzhou, sede di Alibaba, il ministero degli Esteri abbia provato forte irritazione per il via vai di illustri ospiti, tra cui l’allora premier Matteo Renzi, da Jack Ma senza previa comunicazione.

Lo stop all’Ipo di Ant Group ha segnalato l’inizio di una manovra anti-monopolistica contro i giganti high tech cinesi e lo stesso Xi ha di recente ribadito che il 2021 sarà l’anno della regolamentazione antitrust. Secondo Mark Mobius, guru americano degli investimenti, i piani di Pechino sono chiari: “Credo che il governo cinese sia intervenuto dopo aver realizzato la necessità di regolamentare queste compagnie, in modo che non diventino troppo grandi”, al punto da dominare “un settore particolare e in particolare quello finanziario”.

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