INNOVAZIONE

La pandemia non ferma startup e Pmi innovative: crescita demografica a +16%

Secondo l’analisi di Anitec-Assinform e Infocamere il numero di aziende iscritte al Registro Imprese è arrivato a quota 7.749 pari al 49% del totale. Fra i filoni di attività più dinamici, intelligenza artificiale, blockchain, cybersecurity e digital solutions

Pubblicato il 16 Nov 2021

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Nonostante la crisi innescata dal Covid-19, a inizio ottobre 2021 il numero di startup e Pmi innovative Ict iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è continuato a crescere arrivando a 7.749 (+16,3% rispetto alle 6.663 di fine febbraio 2021) per una quota costante del 49% del totale. Tutto ciò a dimostrazione della loro elevata capacità di resilienza e adattamento che hanno come punti di forza una grande attitudine al digitale e allo smart working, elevate velocità e flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti improvvisi del mercato e un ottimo livello di competenze tecniche e informatiche. Rispetto ai filoni di attività, si osservano dinamiche leggermente più positive per le startup e Pmi innovative in ambito IA, blockchain, cybersecurity, digital solutions.

Lo afferma la seconda edizione dell’analisi di monitoraggio dedicata alle performance economiche delle startup e Pmi innovative del settore Ict realizzata da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICct, e InfoCamere, la società delle Camere di commercio italiane per l’innovazione digitale (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO). Il rapporto presenta dati aggiornati a inizio ottobre 2021 per i dati relativi alle startup e alle Pmi innovative Ict, al quarto trimestre 2020 per i dati relativi agli addetti, al periodo 2018-2020 per i dati annuali di bilancio, il tutto con l’obiettivo di offrire un riferimento oggettivo e continuo per il monitoraggio di questo segmento che molto già contribuisce e contribuirà alla crescita del settore Ict e all’innovazione del sistema economico nel suo complesso.

Segnali incoraggianti

Complessivamente, le 4.537 startup e Pmi innovative Ict con bilancio depositato hanno prodotto nel 2020 beni e servizi per un totale di 1,2 miliardi di euro, contro complessivi 1,5 miliardi di euro delle 4.863 startup e Pmi innovative non-Ict. Il valore della produzione medio risulta pari a 263,3 mila euro (contro 310,6 mila euro del non-Ict), ma con valori medi più alti (verosimilmente grazie alla maggiore attrattività dei mercati) in ambito 4.0 (300,5 mila euro), Ict non specificato (299,8 mila euro), altre tecnologie digitali (293,3 mila euro) e digital enabler (279,4 mila euro). 

Gli indicatori di produttività confermano che la ricerca di vantaggio competitivo in mercati molto innovativi e tecnologicamente avanzati si traduce in livelli più elevati di produttività, con medie superiori nei filoni di attività 4.0 e altre tecnologie digitali, anche se complessivamente restano inferiori a media e mediana di startup e Pmi innovative nei settori non Ict, probabilmente a causa di tempi più lunghi di accesso ai mercati innovativi a elevato contenuto tecnologico o anche per la presenza di una quota maggiore di startup innovative in fase embrionale di sviluppo. Come nel settore Ict complessivo, anche le dinamiche di crescita della produzione di startup e Pmi Ict sono solo parzialmente frenate dalla crisi economica associata al lockdown.

Più valore aggiunto ma meno remunerazione iniziale

Complessivamente nel 2020 per ogni euro di produzione, le Pmi e startup innovative Ict hanno generato 33,8 centesimi di valore aggiunto contro 22,2 centesimi nel segmento non-Ict, a conferma del maggiore incremento di valore generato dalle attività sviluppate dalle aziende specializzate nei mercati tecnologici avanzati. Tuttavia, anche a causa dei maggiori costi per addetto, gli indicatori di profittabilità sono meno remunerativi nel settore Ict rispetto al settore non-Ict almeno nei primi anni di attività di startup e Pmi innovative. L’incidenza maggiore dei livelli di perdita rispetto ai segmenti non-Ict conferma la necessità fisiologica di tempi più lunghi di accesso al mercato per startup e Pmi innovative Ict, soprattutto nei filoni di attività legati al digitale.  

Nel complesso, le 4.537 startup e Pmi innovative Ict con bilancio 2020 depositato hanno generato valore aggiunto per 406 milioni di euro, un valore superiore ai 332,8 milioni del segmento non-Ict. Le stesse differenze, ma ancora più marcate, si verificano a livello di valore aggiunto per addetto (21,8 mila euro di media e 17,7 mila euro di mediana nel segmento Ict contro 11,2 mila euro di media e 14,6 mila euro di mediana nel segmento non Ict), a conferma dell’elevato grado di conoscenza e competenze applicate nel segmento Ict. Nettamente più positivi i risultati delle startup e Pmi innovative Ict con un valore complessivo di 18 milioni di euro di Mol rispetto a quelle non Ict che registrano un Mol negativo di -27,8 milioni di euro. Una sostanziale parità di risultati e di capacità di autofinanziamento tra settore Ict e non-Ict è rilevabile anche dal Mol rapportato al valore dei ricavi.

Le società in utile nel 2020 generano il 43,4% di produzione nel settore Ict contro il 47,6% nel settore non Ict. Passando alla redditività del patrimonio netto, ovvero il ritorno economico dell’investimento effettuato dai soci dell’azienda, almeno il 50% delle startup e Pmi innovative Ict registra stabilmente negli ultimi tre anni un valore pari o superiore all’1,1%.

La sostenibilità finanziaria migliora con gli anni di attività

Gli indicatori finanziari – da quelli di equilibrio finanziario a quelli di rotazione degli asset a quelli sul potenziale delle risorse di generare valore lungo un arco temporale di più esercizi – confermano come l’apparente squilibrio finanziario iniziale di molte startup e Pmi innovative Ict sia in realtà compensato con il consolidarsi delle attività successive alla fase iniziale e con il manifestarsi di trend di crescita importanti nella valutazione delle potenzialità effettive nel medio-lungo periodo.

Le startup e Pmi innovative Ict registrano un indice mediano di liquidità corrente pari a 1,6 (1,4 nel segmento non ICT) e medio di 9,4 (17,5 nel segmento non-Ict). Il rapporto tra debiti (o mezzi di terzi) e mezzi propri di startup e Pmi innovative Ict registra un valore mediano di 0,8 (1,0 settore non-Ict) ovvero appena sopra i livelli di equilibrio “limite”, confermati anche nel tempo per le società con bilanci depositati nel periodo 2018-2020. Il ricavo mediano per unità di investimento presso le di startup e Pmi innovative Ict è 0,3 contro 0,2 nel settore non Ict a fronte di una media rispettivamente di 0,6 per ICT e 0,5 per non-Ict.

Una seconda caratteristica distintiva di startup e Pmi innovative è il valore elevato delle risorse immateriali (soprattutto brevetti, marchi, avviamento) che partecipano al raggiungimento del vantaggio competitivo aziendale. L’indice mediano è difatti pari a 1 presso startup e Pmi innovative Ict (0,8 non-Ict) e l’indice medio è pari a 0.7 (0,6 non-Ict).

Vitalità del segmento nonostante la crisi pandemica

“I dati che abbiamo mostrato con Infocamere dimostrano la vitalità del segmento delle startup e delle Pmi innovative ICT nonostante la crisi pandemica – afferma Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform –. Queste imprese si confermano leva di innovazione per ogni comparto produttivo, grazie all’estrema flessibilità, alla naturale propensione al rischio, alla concentrazione di talenti e competenze, alla capacità di operare nel campo delle tecnologie con più prospettive di crescita quali sono i digital enablers. Start up e Pmi innovative possono muovere la trasformazione digitale tanto nel settore Ict, esplorando nuove frontiere dell’innovazione digitale, quanto in settori produttivi tradizionali dove occorre innestare nuove energie e nuove competenze. La fucina di talenti di cui gode l’Italia e in particolare di giovani motivati e preparati è sicuramente un punto di forza che dobbiamo valorizzare con determinazione”.

“Certamente, il Pnrr fornirà un contributo importante alla crescita di questo segmento di imprese, cui peraltro affida un ruolo da protagonista per l’attuazione della missione 1 relativa alla digitalizzazione di PA e imprese – aggiunge -. Coinvolgere start up e Pmi innovative nei grandi progetti del Pnrr consente, infatti, di attivare un meccanismo virtuoso nell’ottica di sviluppare il mercato del venture capital e sostenere l’afflusso di capitali di rischio. Oggi, grazie alle diverse misure adottate nel 2020 con il decreto Rilancio, al ruolo proattivo del fondo innovazione di Cdp si è data una spinta decisa al settore, cui dobbiamo affiancare un impegno deciso nella riduzione degli oneri burocratici e alla creazione di un mercato del venture capital dinamico che consenta ai nostri imprenditori Ict di crescere e di innovare”.

“Nel quadro generale di ripresa dell’economia italiana, l’eco-sistema delle startup e Pmi innovative si conferma un organismo vitale, capace di cogliere le tante opportunità offerte dalla spinta verso il digitale che sta attraversando la nostra società – aggiunge Paolo Ghezzi, Direttore Generale di InfoCamere –. Grazie ai dati del Registro delle Imprese, riusciamo a seguirne da vicino e in modo sempre più accurato le performance, i comportamenti e le scelte per agevolare la loro conoscenza da parte dei decisori pubblici e degli operatori di mercato, favorendone così le possibilità di sviluppo. La qualità dell’analisi dei dati di fenomeni complessi e in forte evoluzione, come quello dell’imprenditorialità innovativa, si rivela sempre più centrale per intercettare bisogni e criticità e di conseguenza realizzare azioni sempre più capaci di agevolare la diffusione dell’innovazione tecnologica nel nostro Paese”.

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