STRATEGIE

La Rai (ri)apre a YouTube, Tagliavia: “Personalizzare la collaborazione”

Il direttore Digital in commissione di Vigilanza: “Le piattaforme Internet facilitano il rapporto col pubblico più giovane. Ma bisogna trovare le chiavi giuste che rispettino il ruolo e la storia della tv pubblica”

Pubblicato il 09 Mar 2016

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Sì al rapporto con YouTube, ma personalizzato. Lo ha detto il direttore Digital della Rai, Gian Paolo Tagliavia, in audizione in Commissione di Vigilanza, il merito alla decisione dell’ex dg Luigi Gubitosi di interrompere il contratto con la piattaforma video. “In merito al nostro rapporto con le piattaforme globali non ho particolari preclusioni – ha spiegato – Questi soggetti dominano il mercato, non mi riferisco solo a Youtube, ma anche ad esempio a Facebook, e bisogna trovare il mondo di collaborare. La Rai ha però un ruolo e una storia che richiede un rapporto più personalizzato”.

“Dobbiamo trovare le chiavi giuste, ma non vedo perché non si possa continuare a collaborare – ha detto il manager – Se guardo a queste piattaforme penso alla possibilità di raggiungere quel pubblico giovanile con cui abbiamo un rapporto un po’ più lasco. Nel tendere la mano a questo pubblico, non c’è solo la necessità di fare prodotti nostri, ma anche di andare dove sono quelle persone. Loro hanno accesso a pubblici che per noi sono complicati e dobbiamo andarci dentro”.

Sul ruolo che il digitale svolge nelle strategie Rai, Tagliavia ha spiegato: “Dobbiamo prendere coscienza del fatto che il digitale non è un orpello ma è ormai la televisione stessa”. “Se vediamo chi oggi ha fra 15 e 44 anni e confrontiamo il mese di gennaio 2016 con lo stesso mese del 2013, la platea televisiva delle tv generaliste è diminuita del 15%. Di contro, solo nell’ultimo anno, quindi nel 2015, confrontato con il 2014, la platea digitale è cresciuta dell’11%. Non solo. Ad oggi più del 50% di chi ha uno smartphone, lo utilizza anche in casa, e cioè dove dispone anche del computer, per vedere video. E’, quindi, in atto una profonda trasformazione”, afferma Tagliavia.

“Il primo elemento cui ho messo mano è l’organizzazione – ha spiegato ai parlamentari – Prima l’organigramma ci diceva che esisteva un gruppo di lavoro all’interno della direzione tecnologia. Si intendeva cioè il digitale come servizio tecnico e non come soggetto deputato allo sviluppo del prodotto. Sappiamo, però, che non basta la competenza tecnologica e che i contenuti e il marketing devono essere perfettamente integrati se si vuole essere concorrenziali”.

Di qui la nascita di una direzione ad hoc, la direzione digital. “Dopo la parte organizzativa – ha chiarito il direttore – abbiamo cercato di mettere a fuoco quelle che sono le tre linee evolutive che deve avere la Rai: lo sviluppo dei prodotti (quelli su cui alla fine saremo giudicati); la valorizzazione dei nostri contenuti (il pensiero non può non andare alle Teche), il nostro contributo specifico alla riduzione del digital divide”.

“Per quanto riguarda i prodotti – ha detto Tagliavia – siamo impegnati nel rifacimento complessivo della nostra offerta e nel fare questo la direttrice è la semplificazione delle cose che facciamo (ci sono più di 200 siti, pezzi di attività digitale), perché dobbiamo farne meno e farle meglio, rendendo il sistema di navigazione condiviso, scegliendo una modalità che tenda la mano a chi usufruisce dei nostri contenuti e semplificando proprio il prodotto, visto che in questo momento navigare nei nostri siti non è così semplice. In poche parole bisogna “fare meno siti e renderli più semplici”.

“Ovviamente – ha aggiunto – prodotti migliori e più semplici devono anche essere in grado di consentire all’utente di personalizzare la propria esperienza. L’altro ambito è poi la socialità: quello che viene condiviso ha storia digitale, quello che non è condiviso semplicemente non ha storia digitale”.

“Con prodotti migliori, inoltre – ha sottolineato Tagliavia – le Teche diventeranno un luogo più frequentato” non solo per trovare quel che si cerca ma “anche per scoprire cose nuove”.

Altro aspetto cruciale per Tagliavia è “l’inclusività rispetto a chi non frequenta il digital: la Rai – ha evidenziato a tal proposito – può essere una grande piattaforma di comunicazione, ma prima di essere questo dobbiamo capire perché in Italia è così ampia la forbice del digital divide. Compreso questo, potremo impegnarci di più sulla parte ‘comunicazione'”.

“Ora siamo impegnati nella bonifica complessiva di come vengono taggati i contenuti – ha fatto sapere Tagliavia rispondendo ad una domanda dei commissari sulla difficoltà attuale nella ricerca dei contenuti Rai – perché al momento i contenuti non sono nominati in modo idoneo”. Più in generale, il direttore è convinto che “in una prima fase essere digitale sia uscire dalla logica palinsestocentrica. Il palinsesto va tenuto sempre come riferimento – ha aggiunto – ma bisogna uscire da questa logica spazio-temporale un po’ angusta”. In sintesi, quindi, Tagliavia e la sua direzione, ora che la parte organizzativa è su misura per la missione digitale della Rai, ha tre target: rivedere i prodotti, valorizzare il patrimonio audiovisivo nazionale, ridurre il digital divide.

“Se faremo bene queste cose – ha concluso Tagliavia – avremo contribuito in maniera positiva” allo sviluppo del digitale. E tutto il lavoro preparatorio fatto per digitalizzare le sedi regionali è “un viatico importante”.

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