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Lanzillotta: “Scuola 2.0, reti e formazione docenti le grandi emergenze”

Il vice presidente del Senato: “Siamo all’abc. Dotare di Adsl tutti gli istituti sarebbe già passo in avanti. Ma la vera sfida sarà formare gli insegnanti. Basta con i corsi pro-forma, serve valutazione risultato”

Pubblicato il 30 Giu 2014

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La scuola 2.0. Siamo ancora all’Abc. Questo in sintesi il parere di Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato. “Education, IT e ricerca erano le chiavi della strategia di Lisbona. Ebbene non solo non abbiamo fatto niente ma abbiamo definanziato la scuola e la ricerca facendo scelte in nome di priorità politiche poco convenevoli”, ha detto Lanzillotta in occasione della XV convention Ericsson a Venezia.

Secondo Lanzillotta bisogna “ridare centralità al tema scuola”. “Siamo all’emergenza. Oggi il tasso di disoccupazione in Italia è del 26% più alto rispetto all’Europa a 28. Questo vuol dire che non abbiamo capacità di cerare competenze”. La scuola non tiene più interesse dei ragazzi – evidenzia la Lanzillotta – “C’è un grande tasso di abbandono scolastico. Le famiglie più abbienti offrono altre opportunità e modelli scolastici ma ciò sta dividendo la società. Il Governo ha messo la scuola fra le priorità, ma è una sfida che cominicia da lontano, dalla riqualificazione degli edifici. Va bene, ma almeno abbiniamo la connessione alla Rete”. Se è vero che l’optimum sarebbe dotare di fibra tutti gli edifici “accontentiamoci dell’Adsl”, sice Lanzillotta.

“Le due emergenze sono connessione alla rete e formazione docenti”. La questione non ruota tanto attorno alla dotazione di tablet e lavagne lim, quanto piuttosto alla capacità di gestire contenuti. “Siamo gli unici insieme al Portogallo che non abbiamo nel cururriculum scolastico l’Information technology. Dobbiamo usare piattaforme digitali anche per vivere la scuola, piattaforme social che servano a far comunicare gli alunni fra loro, ma anche alunni e docenti e scuola e famiglie”, dice Lanzillotta.

Bisogna inoltre rivedere il sistema di formazione per gli insegnanti: “Troppo i corsi pro-forma che non sono quelli che fanno fare salto di qualità. Servono piani di formazione a cui viene legato il risultato attraverso un sistema di valutazione e che diano riconoscimento dell’upgranding qualititativo. Dobbiamo avere il coraggio di rivedere le priorità”

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