SCENARI

Mason: “Internet decreterà la fine del capitalismo”

Alla vigilia del debutto del suo ultimo libro “Post-capitalism”, il giornalista inglese spiega perché le tecnologie hanno mandato in crisi l’attuale modello economico: “Il web consente un controllo dal basso e sta scardinando le impalcature del potere”

Pubblicato il 27 Lug 2015

Antonio Dini

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È la rivoluzione tecnologica che ha cambiato tutto. E sta portando alla fine del capitalismo. Tra pochi giorni in libreria in Gran Bretagna il nuovo libro del giornalista inglese Paul Mason sta creando già adesso scompiglio in rete. L’ex conduttore della Bbc e oggi di Channel 4 News ha infatti speso gli ultimi mesi facendo interviste e analizzando una serie di fattori economici e tecnologici all’opera nella società giungendo alla conclusione che, “come è già accaduto alla fine del feudalesimo 500 anni fa, il passaggio dal capitalismo al postcapitalismo sarà accelerato da shoc esterni e modellato dall’emergere di un nuovo tipo di esseri umani. Il processo è già cominciato”.

Lungi dall’essere una visione messianica o catastrofista, quella di Mason è una lucida analisi, anche se molto forte. Si è però guadagnato un’intera pagina pagina sul Guardian, il giornale dell’intellighenzia di sinistra in Gran Bretagna.
Quello che Mason mette assieme è un susseguirsi di eventi che la cronaca ha registrato ma gli storici e i notisti politici ancora non sono riusciti a metabolizzare: dal movimento Occupy Wall Street alla crisi Greca, con l’ascesa contestata e frammentata di Syriza, sino ad arrivare agli scenari di cambiamento radicali che sono stati etichettati, partendo dall’ultima crisi, sotto la categoria austerity. “Austerity – dice Mason – non sono otto anni di tagli alla spesa pubblica, come è accaduto anche in Gran Bretagna, o persino la catastrofe sociale inflitta alla Grecia. Significa invece far decrescere per un decennio i salari, gli ammortizzatori sociali e gli standard di vita dell’Occidente sino a che non si incontrino a metà strada con quelli in ascesa delle classi medie cinesi e indiane”.

Cosa c’è alla base della trasformazione terribile che sta scuotendo l’albero delle libertà e del mercato, pianta gigantesca cresciuta nei terreni dell’Occidente, soprattutto nel Nuovo Mondo e poi sempre più velocemente anche nella Vecchia Europa e, infine, in altre parti del pianeta come la Cina moderna? Il postcapitalismo nasce dall’esplosione delle tecnologie che rendono l’informazione il vero prodotto e quindi il vero creatore di valore (e non più il lavoro o la produzione). Una informazione che, grazie al digitale, diventa sempre più diffusa, raccoglibile e soprattutto gratuita. E la gratuità dell’informazione, quella che è stata definita “economia dell’abbondanza” perché basata sui bit anziché la classica economia della scarsità, presupposto della nostra società basata sugli atomi (cioè sui prodotti materiali), cambia tutto.

Proviamo a immaginare, si chiede Mason, il personaggio di Orazio, nell’Amleto di Shakespeare, e quello di Daniel Doyce nella Piccola Dorrit di Charles Dickens. Il primo, figlio del passaggio tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, è un personaggio del mondo feudale al cospetto del Rinascimento. La sua ossessione è quella tipica degli uomini colti della sua epoca, cioè la filosofia umanista. Invece, 250 anni dopo, Doyce è ossessionato dall’idea di brevettare la sua invenzione. Due personaggi impossibili da trasportare da un’epoca all’altra. Orazio sarebbe stato un uomo con la testa fra le nuvole, un sognatore snob, mentre Dorrit nell’affresco shakespeariano avrebbe avuto forse il ruolo di un involontario buffone delle classi lavoratrici.

Il passaggio tra le due epoche, dunque, ci è chiaro. Ma la spaccatura, sostiene Mason, è paragonabile a quella davanti alla quale ci troviamo. Un mondo in cui la collaborazione, le reti nate per l’economia dello scambio, la possibilità di generare valore in altri modi, sono la vera base di un passaggio oggi inimmaginabile. Possiamo provare a pensare al copyright, al diritto d’autore e di riproduzione, ma anche alla brevettazione industriale, alle figure che oggi nelle grandi aziende riscuotono maggiore attenzione e rispetto, ai portabandiera e agli alfieri del capitalismo e addirittura alle figure degli imprenditori come a relitti del passato, destinati ad essere spazzati via da una rivoluzione digitale in cui il postcapitalismo – Mason lo chiama così per mancanza di nomi migliori – definisce nuovi assetti sociali, nuove forme di relazione, nuove possibilità di sviluppo della personalità e del proprio contesto.

Le informazioni sono quelle che producono esternalità, la nuova forma di valore del tempo moderno. Il Medio Evo è finito con la scoperta dell’America, con le navi che hanno portato infiniti quantitativi di ricchezza in Occidente, all’apertura alle minoranze e a nuovi modi di pensare, alla scienza come strumento per generare progresso e al tempo stesso con la peste e le guerre di religione. Internet, paragonandola ai fattori di trasformazione ad esempio della scoperta dell’America, è sia la nave che l’oceano che l’oro. È il veicolo, il contenitore e anche l’obiettivo della trasformazione. E in negativo? Migrazioni epocali, invecchiamento della popolazione, cambiamento climatico ed esaurimento delle fonti deperibili di energia sono solo alcune delle spade di Damocle del futuro. A queste si aggiunge anche lo scontro tra civiltà diverse e soprattutto, per quanto riguarda il nostro perimetro europeo, il trauma della sinistra.

Nell’analisi di quel che sta cambiando e delle resistenze a questi cambiamenti generati dalle tecnologie e dai nuovi assetti sociali, non è solo il capitalismo ad essere messo in crisi (Mason mette in gioco anche un vecchio saggio di Carlo Marx che analizza la trasformazione del capitalismo in caso di infinita replicabilità delle macchine a costo zero, cioè il punto di arrivo dell’evoluzione delle tecnologie a cui, secondo l’autore inglese, ci troviamo di fronte) ma anche la sinistra.

Dopo aver interpretato la forza progressista e controbilanciate della società, l’ingrediente capace di far stare il capitalismo del progresso dentro il binario dell’umanità (salario minimo, orario di lavoro, sanità, welfare, sindacati), la sinistra oggi si trova superata in tutto e per tutto. È diventata un movimento di opposizione, anziché di proposizione e rivendicazione.

Può solo chiudere perché molti dei suoi temi, come la condizione, la possibilità di ripensare assetti sociali in modo diverso da quelli basati sul capitale e sulla dialettica della forza lavoro (che genera plusvalore) sono superati e sono stati presi da altri gruppi sociali politicamente neutri o non interessati ai valori tradizionali di sinistra e soprattutto alle sue forme di organizzazione gerarchiche e verticistiche. Necessarie forse per poter opporre le falangi di lavoratori all’1% dei capitalisti, ma oggi fattore di rallentamento se non di sbandamento in un’economia della rete fatta di nodi e di connessioni dove girano le informazioni senza vertici e senza gerarchie apparenti: è il conflitto esistenziale fra la sinistra tradizionale, sindacato incluso, e i movimenti di nuova generazione, anti-ideologici e non schierati contro il capitalismo in quanto tale.
Le considerazioni di Mason sono consolatorie. Nel suo libro cerca di fornire un senso, di interpretare il cambiamento. Per quanto doloroso lo scenario offerto, è pur sempre meglio che il caos in cui tutto (il male) è possibile, perlomeno per i lettori delle classi medie che possono sperare in un futuro migliore per i propri figli facendogli studiare informatica e cinese.
Dice Mason come molti in questo periodo: viviamo momenti storici di profonde trasformazioni sociali e politiche. La fine delle ideologie ottocentesche che dure a morire continuano ad alimentare vecchi sogni romantici.

La caduta del comunismo ha lasciato al capitalismo l’eredità pesante di creare prosperità per miliardi di persone. Ma il vecchio modello del capitalismo è obsoleto, dice Mason, la rivoluzione tecnologica e una risvegliata consapevolezza umana lo stanno smantellando un pezzetto alla volta, trasformandolo al tempo stesso. Il controllo dei potenti della Terra sui mezzi di comunicazione e sulla società non è mai stato così fragile, paragonabile a quello della Germania dell’Est di trent’anni fa.

Il futuro per Mason è un nuovo modello economico consapevole, una fusione tra empatia, alto livello di consapevolezza dei bisogni degli altri e un modello di sviluppo e creazione di ricchezza che soddisfi i bisogni economici ed emozionali di tutti non solo degli azionisti o le élite. Ma ci vorrà tempo. Un argomento affascinante, sostiene Morris da proporre ai nostri sindacati, alle nostre sinistre romantiche e radical-chic, che ancora sopravvivono nel sottobosco della confusione odierna.

Secondo il Guardian, Postcapitalism di Paul Mason (Allen Lane, £16.99) sarà il libro dell’estate.

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