FISCO

Mediobanca: in 5 anni 46 miliardi di tasse elusi da Google & Co.

Rapporto sulle “Software & Web Companies”. Due terzi dell’utile tassato nei paradisi fiscali. Per Microsoft benefici fiscali 2016 pari a 3,6 mld di euro, per Facebook 1,5 mld. Apple fuori dal conto: nel 2016 risparmiati 5,3 mld

Pubblicato il 14 Nov 2017

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In cinque anni, tra il 2012 e il 2016, i giganti del software e del web hanno eluso 46 miliardi di euro, che diventano 69 se si aggiunge Apple che genera la maggior parte del fatturato nell’hardware. Elusi 11,5 miliardi nel solo 2016. Emerge dall’indagine su Software & Web Companies realizzata da R&S Mediobanca che ha analizzato i bilanci di 21 delle principali multinazionali del web rilevando che, lo scorso anno, quasi i due terzi dell’utile ante imposte è tassato in Paesi dove la pressione fiscale è inferiore rispetto al Paese in cui i gruppi hanno sede.

Per Microsoft il beneficio fiscale 2016 è stato di 3,6 miliardi di euro, pari al 4,5% del fatturato, per Alphabet di 2,5 miliardi (2,9%) e per Facebook di 1,5 miliardi. Il tax rate effettivo medio si e’ attestato al 20,3%, in linea con quello delle multinazionali americane di altri settori industriali (20,4%) ma inferiore a quello dei grandi agglomerati cinesi (23,1%) e europei (24,6%).

Il beneficio fiscale viene raggiunto grazie agli utili tassati in Paesi extra Usa (dove il tax rate è al 35%) con minimi toccati da Facebook e Alphabet: il gruppo di Mark Zuckerberg, in base all’indagine, ha avuto un’aliquota fiscale media dell’1% nei Paesi extra Ue dove ha operato, il gruppo Google del 4%. L’indagine cumulata esclude invece Apple che non è considerata una web company: l’azienda di Cupertino ha comunque risparmiato circa 23 miliardi di euro a livello fiscale nel periodo 2012-16 e 5,3 miliardi di euro nel solo 2016.

Secondo il rapporto, quasi due terzi dell’utile ante imposte dei 21 giganti “websoft” (in ordine di capitalizzazione di Borsa Alphabet-Google, Microsoft, Amazon e Facebook, più Apple e le cinesi) è tassato nei Paesi dove la pressione fiscale è inferiore. Per le società statunitensi, l’aliquota media risulta del 19,5%, quando quella americana è al 35%: di conseguenza fuori dai confini nazionali (e in particolare in Europa) pagano molte meno tasse, con un’aliquota media di circa il 10%. Merito della cosiddetta ‘ottimizzazione fiscale’, ovvero degli accordi fra la capogruppo statunitense e le sue controllate con sede nei paradisi fiscali. Tutti i gruppi cinesi maggiori, a cominciare da Alibaba e Tencent, hanno sede direttamente nelle isole Cayman.

Dopo Facebook (che destina gli utili ante imposte alle controllate, pari al 49% del totale, soprattutto in Irlanda e a Singapore) nella classifica di chi riesce a pagare meno tasse, c’è Alphabet (4% di ‘tax rate’ all’estero, dove genera il 50% degli utili complessivi) e Paypal (6% di aliquota media). E’ un trend in crescita: secondo R&S Mediobanca, il settore nel solo 2016 ha risparmiato oltre 11 miliardi di imposte, contro i ‘soli’ 7 miliardi elusi nel 2012.

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