IL CASO

Metroweb-Telecom: lo scontro è sugli investimenti

L’azienda capitanata da Patuano avrebbe accettato di salire progressivamente al 51%. Ma resta da sciogliere un nodo parecchio intricato: le garanzie che F2i e Cdp chiedono su tempi ed effettiva realizzazione delle reti in fibra

Pubblicato il 13 Feb 2015

Mila Fiordalisi

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Mettere Telecom Italia alle strette. Alias mettere in cassaforte gli investimenti in banda ultralarga attraverso un piano che preveda rigidissime condizioni e severe penali in caso di mancato rispetto degli accordi. È questa la vera questione chiave, secondo quanto risulta a CorCom, al centro della trattativa in corso fra F2i e Telecom Italia per la cessione della quota di maggioranza (il 53,8%) di Metroweb. Non è dunque più sulla governance che si starebbe consumando lo “scontro”. Su questo un accordo di massima sarebbe già stato trovato. Telecom Italia avrebbe anche accettato il principio di una crescita progressiva nel capitale della società pur senza cedere sul principio del controllo maggioritario (se andrà in porto,l’operazione avverrà probabilmente attraverso una newco costruita ad hoc). La salita al 51% avverrebbe per gradi legata alla effettiva realizzazione degli investimenti in ultrabroadband. Secondo alcune stime, ci vogliono fra 5 e 10 anni per completare il cablaggio in fibra dell’intero Paese.

Vodafone, l’altra pretendente all’acquisto della quota di F2i in Metroweb, sarebbe dunque fuori dai giochi anche se Alberto Trondoli, Ad di Metroweb, si mostra più possibilista: “i giochi sulla scelta del partner sono aperti”, ha detto oggi.

Se lo scenario di massima è ormai abbastanza chiaro con anche gli attori in campo: nella fase iniziale i soci della newco sarebbero F2i, Cdp (attraverso il Fondo strategico italiano) e Telecom, in quota paritaria secondo le voci circolate in questi giorni. Quel che non è chiaro è invece il punto di caduta della trattativa. F2i e Cdp (supportati dal governo, in particolare dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli) chiedono a Telecom la firma di condizioni rigidissime sulla effettiva realizzazione degli investimenti in fibra promessi con l’obiettivo di far correre in fretta il Paese verso il superamento del divide ultrabroadband. Da parte sua, Telecom vorrebbe invece un accordo che le consenta di modulare quantità, qualità e distribuzione delle nuove reti su parametri che tengano conto anche della effettiva reddititvità degli investimenti tecnologici. Nodo non di semplice soluzione visto l’onere finanziario che richiede la copertura in banda ultralarga del Paese (85% della popolazione a 100 Mbps e 100% a 30 Mbps nel 2020) e la poca convinzione della società guidata da Marco Patuano e Giuseppe Recchi sulla effettiva domanda sin da subito di collegamenti ultrabroadband da parte degli italiani. Tutto è dunque ancora aperto: dalla possibilità di un’intesa alla rottura definitiva. Di sicuro, comuqnue, la partita è ormai agli sgoccioli e non durerà più di qualche settimana ancora.

Che il nodo sia proprio quello della realizzazione della rete ultrabroadmand, viene del resto confermato sia pur indirettamente dal numero uno di F2i Renato Ravanelli in un’intervista rilasciata al Sole 24Ore in cui aveva detto a chiare lettere che la finanziaria sceglierà, insieme con Fsi, il partner “che assicuri il rispetto di due condizioni fondamentali: un piano sostenibile dal punto di vista economico-finanziario e la garanzia che quel progetto venga realizzato. Senza questo è inutile parlare di governance, è un tema che affronteremo solo nel caso in cui vengano soddisfatte queste attese”.

Intanto, il tema continua a trovare echi nel mondo politico. Oggi a parlare sono stati due esponenti del PD. Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei ribadisce l’importanza assegnata alla realizzazione delle nuove reti ultrabroadband: “il governo si impegna affinche’ l’ investimento sulla banda ultra larga possa realizzarsi in maniera adeguata, massiccia e in tempi rapidi. Tutto cio’ che facilita questo è il benvenuto. Siamo determinati a fare in modo che l’ investimento sulla banda larga sia cruciale per lo sviluppo del Paese”.

Di altro tono, invece, il commento di Maria Marino, presidente della commissione Finanze del Senato, sempre del PD secondo cui “desta preoccupazione la notizia che sarebbe Telecom il nuovo partner di Metroweb poiché ci troveremmo di fronte a una concentrazione pericolosa per lo sviluppo del mercato delle telecomunicazioni fisse. Paradossale assistere in parallelo ai piani del governo per l’ultrabroadband al rischio di monopolizzazione della rete in fibra con l’ ingresso dell’ attuale monopolista della rete in rame nell’ unico operatore alternativo sulla fibra. Se tale operazione venisse confermata si darebbe un colpo alla concorrenza nelle telecomunicazioni fisse, gia’ in seria difficolta'”.

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