ELEZIONI 2013

Monti: “Agenda digitale in primo piano”

In esclusiva per il Corriere delle Comunicazioni ecco il testo a firma del premier uscente e candidato per Scelta Civica con Monti per l’Italia

Pubblicato il 04 Feb 2013

Mario Monti

monti-120224112438

Vorrei innanzitutto ricordare il lancio da parte del mio governo dell’Agenda Digitale per l’Italia, per anni trascurata dai governi precedenti nonostante una pressante richiesta dalla società civile. Sono convinto dell’assoluta centralità di questo argomento: non è un caso che nelle nostre liste – mi sembra unici – abbiamo candidato personalità di riferimento in questo mondo quali Stefano Quintarelli, Francesco Sacco, Salvo Mizzi e Dianora Bardi. In particolare, è importante continuare il lavoro svolto dal mio governo per la digitalizzazione della PA rafforzandolo in particolare lungo questi assi: connessioni infrastrutturali a banda larga e ultra larga, delle smart communities/smart cities, dell’open data, del cloud computing e dell’e-government. Le Ict sono tecnologie abilitanti che producono profondi impatti su tutta la società e l’economia, una “general purpose technology al pari della macchina a vapore o dell’elettricità: stanno cambiando e cambieranno la nostra società. Sono una materia che va approcciata in modo ampio e organico, evitando provvedimenti episodici e isolati. Guidare, assecondare, incentivare, rendere inclusivo questo cambiamento è una delle chiavi per ritornare a essere un’economia in crescita. L’attenzione alla realizzazione dell’Agenda Digitale deve essere grande e riportata ad un ruolo di primo piano in seno al nuovo Governo.

Subiamo un colpevole ritardo dovuto a una precedente frammentazione di competenze, mancanza di focalizzazione e inazione: un gap che abbiamo iniziato a recuperare. Nei primi cento giorni il prossimo Governo deve adottare i decreti attuativi dell’Agenda Digitale perché possiamo rapidamente cogliere i frutti di questa importante innovazione.
L’Agenzia Digitale è un primo passo nella direzione di centralizzazione di competenze e responsabilità, è lo strumento su cui fare perno per un processo di trasformazione della PA che, pur trovando resistenze, è inevitabile. La via digitale aiuta a semplificare l’amministrazione, a rompere le barriere con i cittadini e a conseguire significativi risparmi di spesa. Semplificazione e abbattimento della selva di norme e procedure che bloccano lo sviluppo sono priorità sono temi centrali nell’Agenda Monti.

Vari processi sono già stati ridisegnati in modo digitale. Per quanto riguarda i cittadini, alcune funzioni sono state oggetto di misure per accelerare la digitalizzazione, ad esempio per ottenere certificati o procedure anagrafiche o per pagare servizi come i ticket sanitari; alcune sono state oggetto di switch-over digitale e per altre abbiamo già fissato le scadenze (ricordo iscrizione scolastica o ricette mediche).
In campagna elettorale è facile promettere uno switch-over digitale di tutta la burocrazia ma, come i lettori di questo giornale sanno bene, i processi e servizi digitalizzabili sono numerosissimi e richiedono tempi congrui anche per il coinvolgimento delle amministrazioni locali. L’introduzione di una General Purpose Technology richiede la predisposizione di infrastrutture materiali ed immateriali, l’aggiornamento professionale e la divulgazione presso i cittadini. È necessario definire un programma credibile di priorità di intervento, focalizzato sui risultati di maggiore efficienza e strategicità in termini di risorse dispiegabili e risultati, monitorandone l’attuazione ai massimi livelli.

Per molte iniziative a carattere infrastrutturale sono disponibili ingenti fonti di finanziamento europeo che non vengono adeguatamente sfruttate. La rinnovata credibilità a livello europeo ci consente di avere un ruolo rilevante là dove questi finanziamenti vengono decisi e la credibilità internazionale sta già mostrando una inversione di tendenza con l’attrazione di capitali di investimento stranieri. Non dobbiamo tornare indietro e vanificare gli sforzi che abbiamo dovuto chiedere ai cittadini.
Il caso dell’infrastruttura per la banda ultralarga è per certi aspetti emblematica. La disponibilità di fondi da investire è già stata manifestata da operatori internazionali così come dalla Cdp. Telecom Italia non può certamente essere forzata nello scorporo della rete di accesso, ma è prioritario definire un percorso condiviso che consideri adeguatamente i vincoli attuali e i benefici a medio e lungo periodo per il Paese. Occorre intervenire con decisione per sbloccare lo stallo in cui ci troviamo e ridare slancio ad un settore ed al suo indotto centrali per l’occupazione rivolta al futuro e per l’ammodernamento del Paese.
Gli investimenti per nuove tecnologie, come quelli per il broadband, l’agenda digitale o le infrastrutture per l’energia, dovrebbero venire valutati per il loro impatto sulla crescita quando si esaminano i conti pubblici di uno Stato membro dell’Ue. Una sorta di temporanea “mini golden rule” sotto il controllo dell’Europa.

La diffusione di Internet in Italia soffre di vari livelli di divario digitale. Vi sono ancora parti del Paese in cui la banda larga non arriva o arriva in misura non sufficiente per soddisfare la domanda. Questo fenomeno è tuttavia inferiore al percepito. Spesso non si tengono in debita considerazione le infrastrutture di accesso wireless esistenti e ignorate dai clienti che conoscono solo le possibilità offerte dall’Adsl. È opportuno effettuare un censimento estensivo e pubblicare questi dati come servizio al pubblico, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con l’Autorità per le Comunicazioni. Anche per consentire di indirizzare meglio i limitati fondi disponibili alle aree ove effettivamente vi è assenza di disponibilità. Vi sono poi i divari digitali di natura economico e culturale, che in qualche misura sono legati. In proposito, intendiamo investire nella creazione di un corpo di alfabetizzatori digitali volontari – regolato da norme simili a quelle per il servizio civile – per aumentare la conoscenza delle nuove tecnologie, con una particolare attenzione agli anziani. Il servizio pubblico Rai non può esimersi dalla responsabilità di combattere l’analfabetismo digitale: questo punto è già stato al centro di mie conversazioni con gli attuali vertici dell’azienda. Il Contratto di Servizio è lo strumento in cui incardinare questa missione. Sarebbe importante contestualizzarne l’uso e le possibilità, declinandoli in modo da mostrare come le tecnologie digitali e Internet possano contribuire a migliorare la qualità della vita della gente comune, essere più informati e partecipi, fornire spunti su come le aziende di ogni ordine e dimensione possano beneficiarne. Tutto ciò è fondamentale per aprire l’Italia ad una prospettiva internazionale moderna.

Nella scuola non ci si deve limitare alla diffusione di tecnologia, all’efficientamento e riduzione dei costi, ma pensare alla formazione del personale docente e all’aggiornamento dei contenuti e delle metodologie didattiche. Vi sono “best practices” che vanno portate a sistema e diffuse, anche facendo leva sul coinvolgimento e la partecipazione dal basso. Bisogna adoperarsi per arrestare il fenomeno degli “emigranti digitali” che porta tanti giovani a cercare, e spesso trovare, successo all’estero. Un primo passo molto importante ed innovativo nei modi lo abbiamo realizzato con i provvedimenti per le startup, anche grazie ai suggerimenti dei vari stakeholder.

Le startup innovative richiedono intensità di capitale relativamente basso se raffrontate ad altri settori economici, pur avendo ritorni importanti in termini di occupazione e velocità di ritorno degli investimenti; consentono di capitalizzare un patrimonio di conoscenze e competenze molto diffuso in Italia, non solo nelle regioni del Nord. L’attenzione dimostrata ha già prodotto effetti positivi anche grazie allo Stato che affianca i capitali privati nel finanziamento di imprese innovative.

Abbiamo anche toccato aspetti riguardanti la semplificazione amministrativa, i contratti di lavoro, le modalità di remunerazione, incentivi fiscali. Occorre proseguire in questa direzione. Penso ad esempio alla identificazione ed attuazione di ulteriori strumenti volti alla internazionalizzazione delle iniziative italiane (anche in rapporto con gli investitori internazionali) e alla promozione di un “ mercato delle startup”, anche stimolando opportunità di “exit” capaci di costituire un anello di congiunzione con università e centri di ricerca nel trasferimento tecnologico e di innovazione verso tutti i settori importanti dell’economia italiana: manifatturiero, edilizia intelligente e sostenibile, turismo, commercio (con particolare attenzione alla cultura ed allo stile di vita italiano).

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2